Truffa / Il caso

Le rubano la carta di credito, il negozio risarcisce: in due mesi “spariti” 7.000 euro

Le indagini hanno portato all'identificazione del ladro, che è stato condannato nel gennaio 2022 per furto, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito. 
Non si tratta però dell'unico soggetto finito davanti ad un giudice

di Marica Viganò

TRENTO. Oltre 7mila euro spesi in soli due mesi per l'acquisto di prodotti alimentari presso una piccola bottega: quando la donna ha visto l'estratto conto, è quasi svenuta. Pensava fosse un errore ma, controllato il portafogli e constatato che mancava la carta di credito, ha capito di essere vittima di un furto.

Lei mai aveva utilizzato il pagamento elettronico in quel negozio, essendo abituata a saldare il conto in contanti, eppure i gestori hanno venduto i prodotti a qualcuno che ha utilizzato più volte e per importi decisamente alti una carta di credito a lei intestata.

La donna ha presentato denuncia ai carabinieri per la sparizione della tesserina e ha voluto andare a fondo anche sulla responsabilità dei negozianti. Le indagini hanno portato all'identificazione del ladro, che è stato condannato nel gennaio 2022 per furto, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito.

Non si tratta però dell'unico soggetto finito davanti ad un giudice: la donna, sostenendo che i soci che gestivano il negozio di alimentari avessero violato «gli obblighi di diligenza cui sono tenuti gli esercenti commerciali», ha ottenuto in sede civile il completo risarcimento del danno. I negozianti dovranno pagare anche 5mila euro per le spese di lite.

Ad effettuare gli acquisti contestati era stato un uomo; i pagamenti erano stati accettati senza verificare la corrispondenza del nome (di donna) impresso sulla carta di credito con l'identità del cliente. I soci del negozio avevano addirittura consentito allo stesso soggetto di effettuare transazioni per importi superiori al valore dei prodotti e ricevere il resto in contanti.

Tra ottobre e dicembre - i fatti risalgono al 2018 - lo stesso uomo si era presentato in negozio una decina di volte, facendo acquisti fino a mille euro al colpo. Come evidenzia nella sentenza la giudice Giuliana Segna «le operazioni contestate presentano caratteri di anormalità non solo per la loro quantità e frequenza, difficilmente compatibile con il volume di affari di un piccolo alimentare, ma anche per modalità».

Un sospetto sull'utilizzo abusivo della carta di credito averebbe potuto nascere dal solo fatto che il cliente chiedesse di addebitare sulla carta di credito importi maggiori del dovuto, con il fine di avere la differenza in contanti. Le tesi difensive dei due negozianti non sono state sufficientemente convincenti: credevano che quell'uomo fosse autorizzato dalla signora, ma è stato provato che tale soggetto non era mai stato in negozio in compagnia di lei, né i titolari della bottega avevano parlato con la signora di tale questione.

La giudice Segna ricorda che c'è una responsabilità extracontrattuale dell'esercente nei confronti del titolare della carta nel caso in cui non sia controllata la corrispondenza fra l'utilizzatore e il nome stampato sulla tesserina. Anche se il commerciante non è un pubblico ufficiale, può chiedere un documento di identità e annotare gli estremi. Anzi, deve farlo nel caso in cui ci siano sospetti di un abuso nell'utilizzo della carta di pagamento.