Giustizia / Il caso

Mantiene i figli ma non versa l'assegno: assolto un padre trentino

L’uomo, 48 anni, era accusato di non aver versato alla donna l’importo disposto dal tribunale a favore dei due figli. Su questo punto non ci sono contestazioni. L’avvocato Marco Vernillo, legale dell’imputato, ha però evidenziato che nel corso degli anni il padre ha messo più volte mano al portafogli «provvedendo ai bisogni non solo primari, bensì anche voluttuari della prole», come prodotto nella documentazione

di Marica Viganò

TRENTO. Non ha versato i 500 euro al mese per il mantenimento dei figli, ma non per questo ha fatto mancare loro i mezzi di sostentamento. La Corte d’appello di Trento ha assolto «perché il fatto non sussiste» un genitore che, invece, in primo grado era stato riconosciuto colpevole del mancato contributo. In secondo grado è stata dunque cancellata la condanna al pagamento di una multa di 300 euro e di 10mila euro di risarcimento alla ex moglie, costituita parte civile.

L’uomo, 48 anni, era accusato di non aver versato alla donna l’importo disposto dal tribunale a favore dei due figli. Su questo punto non ci sono contestazioni. L’avvocato Marco Vernillo, legale dell’imputato, ha però evidenziato che nel corso degli anni il padre ha messo più volte mano al portafogli «provvedendo ai bisogni non solo primari, bensì anche voluttuari della prole», come prodotto nella documentazione.

Tale circostanza è confermata anche dal figlio maggiore. Insomma, l’uomo non consegnava alla ex moglie il denaro, ma pagava ai ragazzi ciò che loro serviva, e anche qualche sfizio: non versava materialmente l’assegno di mantenimento, ma faceva di più. E, dagli scontrini depositati dall’avvocato, probabilmente spendeva una cifra mensile superiore ai 500 euro.

Insomma, non avrebbe fatto mai mancare nulla ai figli. D’altronde non ci sono solo le spese per la scuola: è necessario calcolare le “uscite” per i corsi di ginnastica, con relative divise, scarpe, attrezzature adatte alle diverse discipline; l’abbigliamento non si può sempre riciclare, perché con i figli che crescono in fretta le taglie cambiano; le ricariche del telefono non sono benefit, ma necessità, dato che i ragazzi attraverso il cellulare ricevono anche comunicazioni della scuola.

Il padre avrebbe pagato tutte questo e anche coperto l’intero importo della scuola guida per i figli. Fra le spese che l’avvocato ha portato davanti al tribunale prima e alla Corte d’appello poi, c’è anche il mantenimento dei ragazzi presso la propria abitazione: i figli stavano spesso a casa del padre e, ovviamente, trovavano il frigo pieno. Come è emerso, nonostante l’accusa di non versare l’assegno ai figli, il padre tanto assente non era. L’avvocato Vernillo ha puntato sulla «inoffensività della condotta», dato che il padre - come ammesso dai testi e dalla ex moglie - avrebbe provveduto in altro modo alle necessità dei figli, non facendo mancare la cura e l’assistenza. 

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