La storia

“Esserci per Irene”: parte la raccolta fondi per la 20enne da mesi in ospedale dopo un incidente

La giovane spagnola trascorre lunghe settimane in Rianimazione a Trento ed a inizio aprile, da circa tre settimane, viene trasferita a Pergine, a Villa Rosa,. Insieme a lei, dal giorno dopo l'incidente, ci sono anche i genitori: hanno mollato tutto, sono saliti su un aereo e si sono ritrovati catapultati nelle stanze degli ospedali trentini. Già raccolti 6.000 euro, ecco come si dona

MEZZOLOMBARDO. Una storia drammatica, ma dalla quale emergono valori importanti, dalla solidarietà all'amicizia, dall'altruismo all'umanità, dal prendersi cura in maniera del tutto disinteressata all'empatia. E forse proprio per questi valori non è un caso che le protagoniste della vicenda siano un gruppo di infermiere, o più in generale di personale sanitario. La storia, come detto, è drammatica.

Per raccontarla dobbiamo tornare indietro a sabato 11 gennaio, a Mezzolombardo, quando si verificò un pauroso incidente, con un frontale tra una Hyundai e un furgoncino.

Ad avere la peggio i passeggeri dell'auto, tre giovani universitari, residenti nella zona di Verona, che stavano andando ad Andalo per godersi una giornata sulla neve. E, tra i tre, la peggio è andata a una ventenne spagnola. Trasportata d'urgenza in elicottero al Santa Chiara, inizialmente pareva che le ferite, pur gravi, fossero di natura soprattutto ortopedica. Invece, dopo qualche giorno, la situazione è peggiorata, diventando anche neurologica.

Oggi, tre mesi e mezzo dopo, quella ragazza è ancora in Trentino. E purtroppo è ancora in ospedale, a Pergine a Villa Rosa. A raccontare la sua vicenda sono quelle che, si è scoperto dopo, sono in realtà le sue (future) colleghe. La giovane ragazza, classe 2005, si chiama Irene Garaita Gangarossa. È di Bilbao e da un paio d'anni era in Italia, per studiare e inseguire il suo sogno: diventare infermiera. Si iscrive all'Università di Verona, studia, va avanti con il proprio percorso.

È al secondo anno e, come tutti gli studenti universitari, complice il fine settimana, a inizio gennaio decide di concedersi una gita insieme a due amici, una ragazza veronese, che guidava l'auto, e un ragazzo messicano, che era seduto dietro. Decidono di andare tra le montagne del vicino Trentino. Poi il dramma. Irene trascorre lunghe settimane in Rianimazione a Trento e a inizio aprile, da circa tre settimane, viene trasferita a Pergine, a Villa Rosa, per iniziare il percorso riabilitativo. Insieme a lei, dal giorno dopo l'incidente, ci sono anche i genitori: hanno mollato tutto, sono saliti su un aereo e si sono ritrovati catapultati nelle stanze degli ospedali trentini.

Hanno fatto quello che farebbe ogni mamma e ogni papà: abbandonare la propria vita per stare accanto alla figlia. Una vita che, per tutti e tre, è adesso come in pausa, sospesa nel dramma di attendere un segnale, una speranza, un miracolo, visto che la prognosi purtroppo non è delle migliori.

Ma la vita è fatta anche di aspetti meno spirituali e più concreti e tra questi c'è il lavoro, che permette di racimolare dei soldi, che servono per pagare le normali spese quotidiane. E i due genitori spagnoli, artigiani nella loro Bilbao, i soldi messi da parte li hanno praticamente finiti in questi mesi vissuti all'estero.

A questo punto della vicenda entrano in campo i valori che abbiamo elencato all'inizio. Perché dal reparto dove Irene è ospitata è nata l'idea di iniziare una raccolta fondi per i genitori della ventenne spagnola: «Ora sono in Trentino, senza entrate, e con la necessità urgente di affittare una casa per poter restare vicini a lei e accompagnarla giorno dopo giorno nel percorso di cura. Con questa raccolta fondi vogliamo dare loro un aiuto concreto: ogni contributo servirà a coprire le spese di alloggio, trasporti e necessità quotidiane, permettendo alla famiglia di concentrarsi solo su ciò che conta davvero, la salute e il benessere di Irene. Perché, adesso, la cosa che conta davvero è esserci. Ogni aiuto, piccolo o grande, farà davvero la differenza», scrivono le infermiere trentine nell'appello col quale hanno lanciato la raccolta fondi sulla piattaforma gofundme.com.

Non servono cifre incredibili, ma l'aiuto sarà fondamentale per mamma e papà per poter continuare a vivere in Trentino - attualmente dormono nella canonica - e stare vicini alla figlia: la raccolta è iniziata da qualche giorno e, grazie all'aiuto di un centinaio di persone (soprattutto infermieri e personale sanitario trentino, ma anche compagni universitari di Verona) sono stati raggiunti i 3.500 euro. Ma l'obiettivo è di arrivare a ottomila, per poter garantire alla famiglia di Irene di rimanere anche nei prossimi mesi.

«I fondi - spiegano le infermiere - verranno gestiti da Iciar Garaita Gutierrez, mamma di Irene, per garantire la massima trasparenza e cura nella gestione del sostegno che tanti di voi stanno offrendo».

Ancora le infermiere trentine: «La storia di Irene ci ha colpito molto in reparto. I suoi genitori sono persone squisite, gentilissime, non ci hanno chiesto mai nulla ma sappiamo delle comprensibili difficoltà e vogliamo provare a dare loro una mano».

E darla, in fin dei conti, anche a una loro giovane collega, una che come loro tra qualche anno si sarebbe presa cura degli altri. Una ventenne che stava inseguendo il sogno di diventare infermiera e che ora viene aiutata da un gruppo di sconosciute infermiere.