Giornata internazionale dei diritti umani, a Trento un film con Amnesty
Oggi, mercoledì 10 dicembre, è la Giornata internazionale dei diritti umani, a 30 anni dall'adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura: universalmente ratificata e quasi altrettanto universalmente tradita, come confermano i dati di Amnesty International, che tra il 2009 e il 2014 ha registrato torture e altri maltrattamenti in 141 paesi.
Da oltre un quarto di secolo - spiega Amnesty International - l'Italia ha l'obbligo, avendo ratificato la Convenzione, di dotarsi di una legge che preveda e punisca il reato di tortura.Per 25 anni, i numerosi tentativi di Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani sono stati bloccati in parlamento, in nome dell'idea che introducendo il reato di tortura si sarebbe associata questa violazione dei diritti umani all'intera categoria delle forze di polizia.
Approvato al Senato il 5 marzo, il disegno di legge sul reato di tortura si trova ora alla Camera. È un testo che, secondo le organizzazioni per i diritti umani, dev'essere migliorato.La tortura non è qualificata come reato proprio bensì come reato comune, con l'aggravante nel caso in cui l'autore sia un pubblico ufficiale. Inoltre, il testo non prevede la perseguibilità delle condotte omissive e non contempla un fondo nazionale per le vittime della tortura.
Questa mattina alla sala atampa della Camera dei deputati, Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva manifesteranno con un minuto di silenzio sollecitando la rapida approvazione della legge sul reato di tortura. Saranno presenti i parlamentari Anna Rossomando, Daniele Farina, Giulia Sarti, Vittorio Ferraresi, Paolo Beni, Bruno Molea, Luigi Manconi, Gennaro Migliore, Davide Mattiello.
All'iniziativa hanno aderito diversi artisti (tra cui Erri De Luca, Massimo Carlotto, Piero Pelù e Alessandro Gassmann) e le seguenti organizzazioni: A buon diritto; Acat - Italia; A Roma, Insieme - Leda Colombini; AICS; Associazione Nazionale Giuristi Democratici; Articolo 21; Cgil-FP; CIR-VITO; Conferenza nazionale volontariato giustizia - CNVG; CNCA; Gruppo Abele; Il Detenuto Ignoto; Forum Droghe; LIDU - Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo; Medici contro la tortura; Progetto Diritti; Ristretti Orizzonti; Associazione VIC/Volontari In Carcere; Società italiana psicologia penitenziaria; Società Italiana di Scienze Psicosociali per la Pace; Unione delle Camere Penali Italiane.
Nell'occasione, Amnesty International Italia effettuerà la consegna di circa 16.000 firme raccolte da maggio e dirette al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato per chiedere l'introduzione del reato di tortura nel Codice penale.
Il minuto di silenzio verrà osservato anche in altre città italiane durante iniziative pubbliche.
A Trento, questa sera, il gruppo di Amnesty invita anche a una proiezione cinematografica, per il film «Come il peso dell'acqua» di Giuseppe Battiston, Stefano Liberti, Marco Paolini e Andrea Segre, prodotto da Raitre con Ruvido Produzioni, regia di Andrea Segre.
«Saremo presenti con un tavolino di raccolte firme - spiegano gli attivisti locali di Amnesty - all'ingresso del cinema Astra di Trento (corso Buonarroti 16) in occasione della proiezione del film, proposto in collaborazione con l'associazione Il Gioco degli specchi».
La pellicola è un docufilm proposto da Raitre il 3 ottobre scorso a un anno dal tragico naufragio al largo di Lampedusa nel quale 366 migranti persero la vita e decine di altri risultano tuttora dispersi. Il canale tv ha dedicato l'intera serata a quell'anniversario programmando anche il docufilm riproposto stasera a Trento.
«La soggettiva di un sommozzatore - si legge nelle note di presentazione - scivola nel blu profondo del mare, si avvicina alla sagoma di un peschereccio di legno adagiato sul fondo. Si avvicina piano, lento come i movimenti nell’acqua, lento come quando hai paura. Continua lento il respiro subacqueo, l’ossigeno scorre attraverso i tubi, le bolle di anidride carbonica galleggiano nelle profondità e la sola ombra di uno di quei corpi fa chiudere gli occhi.
Giuseppe Battiston è dentro a una grande stanza vuota. Inizia a pensare. Sentiamo la sua voce. Si chiede perché lui ora non ha il coraggio di guardare anche se per tanti anni aveva saputo? Perché quei corpi gli fanno paura? Si muove nella grande stanza vuota e il panico lentamente si trasforma in necessità. Ha bisogno di capire. Da qui inizia il suo viaggio di conoscenza, incontro, dubbio. La voce di Giuseppe Battiston accompagna il racconto di tre donne, Gladys, Nasreen e Semhar, e del loro difficile viaggio dal paese d’origine alle coste italiane. Il racconto delle tre donne segue tre filoni di racconto: la memoria del viaggio, l’attraversata del mare, la loro vita oggi.
Il film - spiega Segre - attraverso le storie di tre donne e lo sguardo di due grandi narratori civili, cerca di fornire uno strumento di conoscenza in più sul fenomeno delle nuove migrazioni in cui il nostro paese è fortemente e drammaticamente coinvolto. Per oltre dieci anni si sono concentrati tutti gli nostri sforzi economici, politici e militari a tentare di chiudere la frontiera mediterranea con lo scopo unico di “ridurre il numero di sbarchi”, fermare e contenere».