Il convegno Isodarco esamina un mondo che pensa al riarmo
Il 2015 non si presenta come un anno particolarmente favorevole. Ma non solo per le prospettive economiche. Altri nodi stanno arrivando al pettine e sono nodi importanti. Importanti per la pace del nostro piccolo mondo, come è stato discusso nel recente convegno Isodarco svoltosi ad Andalo nella seconda settimana di gennaio (che rappresenta la principale iniziativa formativa delle Conferenze Pugwash su Scienza e affari mondiali, organizzazione insignita nel 1995 del premio Nobel per la Pace e che dal 1988 opera anche in Trentino).
Che ci piaccia o no sono in fase di sviluppo nuove armi che cambieranno il modo di fare la guerra; tra questi, sistemi di bombardamento senza pilota capaci di viaggiare a 20.000 km/h (in grado quindi di colpire qualunque punto del pianeta nel giro di una sola ora); missili balistici di precisione talmente elevata da poter ottenere, con esplosivo convenzionale, gli stessi risultati finora conseguibili solo con l'uso di armi nucleari (peccato però che gli attaccati risponderebbero probabilmente con il lancio di bombe atomiche, non potendo capire che tipo di testate gli stanno arrivando addosso; altro che deterrenza!); missili cosiddetti «boost-glide», cioè una combinazione di razzo balistico ed aliante, capaci di sfuggire ad ogni sistema antimissile del tipo immaginato a suo tempo da Ronald Reagan.
Ma non ci sono solo questi sono sviluppi tecnici. Nel maggio di quest'anno si svolgerà infatti la conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (in sigla Tnp), e non è detto che avrà successo.
Entrato in vigore nel 1970 il Tnp ha costituito il pilastro fondamentale per evitare la diffusione a sempre nuovi stati delle più distruttive armi che l'umanità abbia mai conosciuto: quelle bombe che in un istante hanno distrutto Hiroshima e Nagasaki.
Il trattato nasceva in un'epoca caratterizzata da una parte da una sfrenata corsa agli armamenti, e dall'altra da una speranzosa attesa che l'energia nucleare a fini civili avrebbe garantito un futuro radioso a tutti. Il Tnp prevedeva all'articolo 6 che le nazioni già dotate di armamento atomico avrebbero cessato a breve termine la corsa agli armamenti e avrebbero proceduto ad un disarmo nucleare totale. Gli stati non militarmente nucleari si impegnavano invece a rinunciare per sempre a questi ordigni, ricevendo in compenso aiuto e sostegno ai loro programmi di atomo pacifico.
Guardando agli sviluppi successivi, si può ben dire che questa seconda parte del Tnp ha avuto successo; si è infatti passati dalle cinque potenze atomiche del 1970 (Usa, Urss, Uk, Francia e Cina, i cosiddetti P5) alle nove attuali (si sono aggiunte solo Nord-Corea, Israele, India e Pakistan).
Quel che invece non ha funzionato è stata la prima parte: l'impegno a rinunciare alle armi nucleari da parte dei P5. Oggi è vero che gli arsenali delle grandi potenze non sono più ai livelli raggiunti nei passati decenni (quando sia Usa che Urss avevano oltre 30.000 testate ciascuno), ma i duemila ordigni strategici schierati da Washington e Mosca sono ancora troppi. Ma ciò che mina le fondamenta del Tnp è il fatto che le potenze nucleari non hanno nessuna intenzione di impegnarsi a ulteriormente ridurre, e azzerare entro una certa data, i propri arsenali atomici. Anzi, non passa anno che le superpotenze non annuncino programmi per un loro ammodernamento.
La parola «disarmo» è scomparsa dal vocabolario dei grandi leader. Non solo: in un ribaltamento delle posizioni che caratterizzarono la guerra fredda, la Russia ora dice che userà le armi atomiche per difendersi anche da attacchi convenzionali. Gli Stati Uniti, da parte loro hanno stretto un accordo con l'India che prevede la fornitura di materiali nucleari a Nuova Delhi, aiutando quindi questo paese ad accrescere il proprio arsenale atomico, in contrasto a quanto previsto originariamente dagli accordi del Gruppo dei fornitori nucleari. Parlando di questo Gruppo, c'è da dire che esso è oggetto di critiche da parte di vari stati non atomicamente militari, in particolare quelli definiti non allineati, che protestano in quanto esso in pratica restringe il loro accesso a vari aspetti della tecnologia nucleare, con ciò andando contro l'articolo 4 del Tnp.
Difficile è anche la situazione nel Golfo Persico. Da una parte l'Iran rivendica enfaticamente il proprio diritto a dotarsi di tutte le tecnologie utili al proprio programma nucleare civile. Peccato che tra queste ci sia anche l'arricchimento dell'uranio, che permetterebbe nel giro di pochi mesi di ottenere il materiale per bombe atomiche.
Se le massime autorità di Teheran insistono a dichiarare di non voler assolutamente costruirsi la Bomba, considerata oltretutto anti-islamica, le principali potenze mondiali non si fidano e hanno imposto dure sanzioni. Nemmeno si fidano i paesi vicini, che hanno deciso - pur disponendo di grandi riserve di gas e/o petrolio - di aver bisogno pure loro di centrali nucleari; fondato il sospetto che in tal modo si doteranno delle competenze utili a sviluppare, in un secondo tempo, un programma atomico militare, proprio come fecero in passato India, Israele, Pakistan e Nord-Corea. C'è da temere che, in mancanza di una decisa iniziativa politica, capace di far prendere impegni precisi agli stati P5, in direzione di un disarmo atomico, avremo una progressiva e forse veloce erosione del Tnp, col risultato di trovarci di fronte ad un mondo in cui le bombe nucleari saranno più diffuse di adesso. Non una bella prospettiva.
Mirco Elena