Libertà di stampa, l'Italia precipita al 73° posto

Anno nero per la libertà di stampa in Italia. Il Paese precipita al 73° posto nella classifica annuale di Rsf, Reporters sans Frontieres, soprattutto a causa di aggressioni della mafia a giornalisti e del moltiplicarsi dei processi per diffamazione.
L’Ong con base a Parigi che da anni pubblica in gennaio il suo rapporto sullo stato della libertà di stampa nel mondo, sanziona in modo brutale l’Italia, che finisce fra i paesi a rischio. La situazione della libertà di stampa - per RSF - è peggiore di paesi africani o asiatici per anni considerati fra i meno liberi. E al suo 73° posto arriva ex-aequo con il Nicaragua.

«La situazione dei giornalisti - si legge nel rapporto - si è fortemente degradata nel 2014. I casi di danni contro i beni materiali dei giornalisti, in particolare contro la loro automobile, sono raddoppiati in un anno. Ci sono stati 43 casi di aggressioni fisiche e setti di auto o abitazioni bruciate fino al 31 ottobre 2014».
Reporters sans frontieres sottolinea anche il «la moltiplicazione dei processi per diffamazione (129 contro gli 84 recensiti l’anno precedente). Le querele arrivano soprattutto da personalità politiche, che in questo modo censurano i giornalisti».

Dal 2002, si tratta del voto peggiore in pagella all’Italia, che al suo meglio ha conosciuto un 35° posto nel 2007. La valutazione peggiore prima di quest’ultima, era stato registrata nel 2013 e 2014, con un 57° posto, migliorato poi lo scorso anno (49/a).

Il rapporto di RSF parla comunque di un «drastico peggioramento» della libertà di stampa nel 2014, conseguenza in particolare «dell’azione di gruppi come lo Stato islamico e i fondamentalisti nigeriani di Boko Haram: »il deterioramento è stato globale - ha commentato il segretario generale dell’Ong, Christophe Deloire - legato a fattori molto diversi, con guerre dell’informazione, azioni di gruppi che non appartengono a stati e che si comportano come despoti dell’informazione«. Sono i due terzi dei 180 Paesi giudicati da Rsf a peggiorare rispetto all’anno scorso. Fra quelli considerati i più pericolosi del mondo per i giornalisti, la Siria (177/a) e la Cina (176/a).
Peggio di tutti la Corea del Nord (179/a) e l’Eritrea (180/a).

Passando ai paradisi dell’informazione, la Finlandia conserva il primo posto per il 5° anno consecutivo, seguita quest’anno dalla Norvegia e dalla Danimarca. Peggio dell’Italia, in termini di peggioramento, fa Andorra (dal 5° al 32° posto), ma precipitano anche Lussemburgo (dal 4° al 19°) e Liechtenstein (dal 6° al 27°). I peggiori in Europa sono Grecia (91/a) e Bulgaria (106/a). Gli africani sono i Paesi più in difficoltà, a parte l’ottima performance della Costa d’Avorio (86/a, +15).

Per Rsf, il Paese che nel 2014 ha fatto più passi avanti è stata la Mongolia: ha guadagnato 34 posti, classificandosi 54/a, 20 gradini sopra l’Italia.

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