Migranti, economia, ambiente Le verità scomode della Chiesa
Economia, ecologia, povertà, migrazioni: siamo in un'epoca nella quale la voce della Chiesa di papa Francesco è sempre più spesso dissonante rispetto al main stream del «pensiero» veicolato dai grandi canali di informazione e dall'arena del marketing politico.
Economia, ecologia, povertà, migrazioni: siamo in un'epoca nella quale la voce della Chiesa di papa Francesco è sempre più spesso dissonante rispetto al main stream del «pensiero» veicolato dai grandi canali di informazione e dall'arena del marketing politico.
La voce scomoda di papa Francesco e delle gerarchie ecclesiali si è levata forte e chiara in questi giorni d'estate, segnati da nuove tragedie che colpiscono chi vive in un ambiente deturpato, chi fugge e chi resta prigioniero dei conflitti o comunque di condizioni di vita impossibili. Una voce forte e chiara che da un lato ha messo indirettamente in luce la sostanziale inconcludenza dei depositari politici di dottrine che predicavano l'eguaglianza. Una voce forte e chiara che, dall'altro lato, ha scatenato reazioni pesanti e irrispettose da parte di chi costruisce consenso a buon mercato deformando sistematicamente la percezione pubblica di fenomeni complessi e drammatici.
Per avere esempio di questi effetti basta scorrere i bollettini delle agenzie di stampa di questi giorni, così come basta un'occhiata anche ai lanci di news delle ultime giornate per cogliere la profondità e la fermezza della posizione papale.
Tensioni e conflitti si risolvono con il «dialogo» e «il rispetto delle identità». Parole che il Papa ha pronunciato confrontandosi con i ragazzi del Movimento eucaristico giovanile (Meg). Con loro papa Francesco, nel ribadire il no a ogni guerra, ha parlato anche dell'obbligo di accogliere chi è in difficoltà. Lo ha fatto riferendosi in particolare ai profughi birmani: respingere i migranti Rohingya è «guerra, significa uccidere», ha detto. Un pensiero che evidentemente si può estendere al Mediterraneo, dove negli ultimi tre giorni sono stati tratti in salvo oltre duemila migranti, mentre, martedì, 26 erano morti e duecento dispersi in un naufragio al largo delle coste libiche.
Per parte sua, il segretario della Conferenza episcopale, mons. Nunzio Galantino, che domani, 18 agosto, sarà in Tesino con la fondazione De Gasperi, ha appena criticato duramente la politica, affermando che in questi giorni in Italia sul tema dell'immigrazione c'è un «atteggiamento che viene purtroppo alimentato da questi quattro "piazzisti" da quattro soldi che pur di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse». Galantino, che è stato contestato duramente da esponenti della Lega Nord ma criticato anche da voci dell'area governativa per la bocciatura della linea dell'esecutivo Renzi su questa materia, ha ricordato che «l'accoglienza è faticosa», che «è difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore». Ma ha sottolineato che Paesi più poveri di quelli europei, per esempio la Giordania (circa sei milioni di abitanti e due milioni e mezzo di profughi) ce la fanno.
Sull'economia, proprio ieri, papa Francesco, nell'udienza generale del mercoledì, ha ripetuto il no alla schiavitù del lavoro e alla ideologia del profitto «che vuole mangiarsi anche la festa». Sì, invece, alla capacità di contemplare il frutto del nostro lavoro, di stringere rapporti di amicizia e solidarietà, di dare spazio a tutti.
In questi giorni il Papa ha anche istituito una Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, da celebrarsi ogni anno il primo settembre, la stessa data in cui da tempo viene celebrata nella Chiesa ortodossa.
La decisione, - che rafforza nello stesso tempo la spinta ambientalista e quella ecumenica del pontificato, - è espressa in una lettera di Bergoglio al cardinale Peter Turkson e al cardinale Kurt Koch, cioè i suoi «ministri» rispettivamente per la Giustizia e la pace e per l'Unità dei cristiani. Riprendendo alcuni spunti dell'enciclica «Laudato sì», papa Bergoglio ricorda che «la spiritualità non è disgiunta dalla natura, ma piuttosto vive in comunione con essa». Di qui, l'esortazione ad una vera e propria «conversione ecologica» a cui i cristiani sono chiamati, perché «vivere la vocazione di essere custodi dell'opera di Dio è parte essenziale» di una vita virtuosa.
Alcune recenti pubblicazioni dell'editrice Missionaria italiana (Emi) ci aiutano a cogliere questo fermento in atto nella Chiesa.
Per esempio, «Introduzione alla teologia del popolo. Profilo spirituale e teologico di Rafael Tello» , di Ciro Bianchi Enrique, con prefazione dello stesso Jorge Mario Bergoglio (272 pagine, 20 euro). Rafael Tello, nome autorevole della «teologia del popolo». è un pensatore apprezzato da Bergoglio. Per la prima volta ne viene qui presentato in italiano il pensiero attraverso i suoi scritti. Tello (1917-2002) fu consulente dei vescovi argentini tra il 1966 e il 1973, consigliere del Movimiento de Sacerdotes para el Tercer Mundo e dei curas villeros, i preti - appoggiati da Bergoglio - che vivono nelle baraccopoli di Buenos Aires. Evangelizzare il popolo a partire dal popolo mediante la sua cultura, cioè i suoi linguaggi, i suoi costumi, i suoi modi di interpretare la vita e la storia. È questo uno dei punti nevralgici del pensiero di Tello, un tomista sui generis che Bianchi ci fa conoscere e apprezzare, aiutandoci a comprendere ancor meglio il magistero del papa venuto «dalla fine del mondo».
Interessante anche l'invito a rileggere l'attualità della teologia della Liberazione, nel volumetto «Perché Dio preferisce i poveri» di Gustavo Gutiérrez (64 pagine, 5 euro). Si tratta di brevi note da parte del «padre» della teologia della liberazione su quale debba essere un pensiero cristiano che punti a coniugare fedeltà a Cristo e impegno per la giustizia globale. «Lungi dall'aver esaurito la sua spinta, la teologia della liberazione è quanto mai valida per i nostri giorni, segnati dalla crisi economica mondiale», scrive l'editrice.
Da segnalare, fra gli altri, anche «Curare madre terra. Commento all'enciclica Laudato sì di papa Francesco» , con scritti di Leonardo Boff, Giacomo Costa, Chiara Giaccardi, Gaël Giraud, Mauro Magatti, e padre Alex Zanotelli.
Sempre sul fronte del rapporto fra gli esseri umani e la terra che li ospita, si segnala «Per un Cristo verde. L'ecologia umana contro l'idolatria del denaro» di Hélène e Jean Bastaire, appena pubblicato da Emi (80 pagine, 9 euro) parte dall'assunto che il rispetto dell'ambiente non basta. Bisogna tener presente anche ciò che gli autori definiscono «l'imperialismo del denaro democratizzato». La supremazia del soldo, «tiranno che interviene come referente unico e ultimo», determina, a livello personale e sociale, il predominio, lo sfruttamento e la distruzione del creato. In questo pamphlet i coniugi Bastaire, due cristiani «verdi» propongono una risposta precisa: «La carità di una rivoluzione ecologica, ma non quella degli ecologisti e dei politici, bensì degli uomini spirituali». La risposta cristiana all'emergenza ambientale consiste nel vedere il mondo intorno a noi non come un possesso ma come un dono. Mettendo in atto stili di vita e comportamenti conseguenti a questa prospettiva.