La libera chitarra di Braido torna con il Jazz Organ Trio
Andrea Braido torna a fare risuonare le note della sua chitarra in Trentino. Cresce infatti l’attesa per il concerto di domenica prossima, 20 settembre al Teatro Comunale di Pergine in cui il chitarrista si proporrà con il suo Jazz Organ Trio insieme a Vito Di Modugno e Alex Napolitano. Proprio da questo progetto sonoro ha preso le mosse la nostra intervista con Braido che ci ha raccontato anche le emozioni vissute al fianco di Mina, Vasco Rossi e Dionne Warwick e il suo futuro sempre nel segno della passione per la chitarra fra rock, blues e jazz.
Andrea, perché l’Organ Trio?
«Ho sempre amato tantissimo uno strumento come l’hammond sia nel rock e nel jazz ma anche nella musica liturgica. Dare forma ad un gruppo così è quindi sempre stato un mio desiderio. Purtroppo gli organisti che sanno suonare bene lo strumento sorreggendo anche la parte del basso sono molto pochi e fra questi c’è quel Vito Di Modugno uno dei più quotati della scena jazz che sono riuscito a coinvolgere in questo progetto nato nel 2007 in una dimensione live insieme al batterista Alex Napolitano».
Dai concerti allo studio?
«Sì, fra il 2010 e il 2011 abbiamo pensato di incidere un cd che ha forme musicali molto spontanee, dirette, che esprime in pieno le idee del nostro terzetto. Le forme musicali partono dal jazz ma spaziano anche nelle influenze di noi tre. Le mie sono senza dubbio jazz ma sterzano anche sul rock e sul blues, Vito con il suo organo mescola jazz, rock e la sua anima soul, mentre Alex è quello meno rockettaro se vuoi e quindi più attento al jazz moderno».
Domenica sul palco di Pergine...
«Presenteremo quasi tutti i dieci brani di questo album insieme ad una serie di classici di musicisti come Miles Davis, Coltrane ed altri grandi che si sposano con quella che è l’anima dell’Organ Trio. Poi ci saranno diverse sorprese perché avremo anche ospiti on stage coi quali dialogheremo in musica, ci divertiremo e speriamo di far divertire il pubblico».
Contento di tornare a Pergine?
«Una serata speciale in cui ritroverò tanti amici come Lorenzo Holzer che è responsabile - sorride Braido - della mia educazione e crescita musicale. Se non ci fosse stato lui a Pergine non so come mi sarei evoluto musicalmente, grazie alla sua sterminata conoscenza e discografia che ho avuto occasione di ascoltare fin dall’età di dieci anni. Lui mi ha trasmesso una grande passione».
A cosa lavori?
«Suono la chitarra da quasi quarant’anni e ancor oggi mi impegno con disciplina e devozione per scoprire tutti i segreti di questo strumento. I miei progetti mi portano a suonare in più situazioni, muovendomi fra il rock, l’omaggio a Hendrix, il jazz ed ho in cantiere un disco dedicato al rockblues. Il mondo del pop invece mi ha deluso perché non offre più le opportunità di divertimento che avevo un tempo. Oggi ti chiamano per suonare live i brani di un cd uguali a quelli originali, senza dare spazio alla fantasia. Una cosa che non fa per me».
Gli artisti internazionali di cui hai il ricordo migliore?
«Mi ha emozionato suonare live e anche in un suo disco, «Blast» di Marcus Miller, un grande artista che ti dà serenità quando fai musica con lui, che è stato a contatto diretto con Miles Davis. Sul fronte pop mi ha colpito l’umiltà e il carisma di Dionne Warwick una grande voce davvero».
E sul fronte tricolore?
«Vasco Rossi, sono stati momenti molto intensi quelli che ho vissuto con lui, in studio e in tour. Poi c’è Mina: andare in studio con lei le prime volte è stato emozionante perché è una leggenda. Essere al suo fianco non può lasciare indifferenti!».
Un consiglio ai giovani musicisti trentini?
«Quello di essere molto duri e critici con se stessi anche quando ti dicono che sei bravo. Solo con disciplina e impegno quotidiano si possono imparare i segreti di questo strumento. Poi ci deve essere un grande amore per la musica perché se si vuole diventare ricchi ci sono molte altre strade più semplici per diventarlo».