Colapesce apre «Transiti» martedì 10 novembre
È quella affidata a «Transiti. Musiche in movimento» la nuova sfida legata alla musica del centro Santa Chiara di Trento. Una rassegna, curata da un uno dei più apprezzati giornalisti musicali italiani qual è Alberto Campo , che propone una serie di appuntamenti con artisti rappresentativi di scene musicali in cui sia evidente la relazione dialettica fra tradizione originaria e slancio innovativo, dunque fra passato e futuro.
Nei propositi del curatore, Campo, il programma di «Transiti» integra con contenuti originali l'offerta musicale già presente sul territorio e si rivolge a un pubblico giovane e giovane/adulto, colto e curioso, mirando in particolare al bacino costituito dalla popolazione studentesca (come dimostra la scelta di collocare la maggioranza degli spettacoli al teatro Sanbàpolis fatta eccezione per i Matmos che suoneranno al Melotti di Rovereto).
Di Transiti, al via martedì 10 novembre con il concerto di Colapesce, abbiamo parlato con Alberto Campo.
Come è stato coinvolto in questo ruolo di collaborazione con il S. Chiara?
«Mi ha cercato il direttore, Francesco Nardelli , che conosceva il mio curriculum e mi ha proposto di progettare una rassegna di concerti che occupasse uno spazio al momento sguarnito sulla piazza cittadina. Ho accettato molto volentieri».
Le è stata affidata la cura di una rassegna di musica contemporanea «popolare»: cosa si intende con questa definizione, intendo cosa ci infila dentro?
«Si tratta del modo accademico di definire ciò che non è "classico" o "colto". Personalmente intendo l'espressione in senso lato, ragion per cui in quell'area hanno diritto di cittadinanza musiche molto diverse tra loro, dalle sonorità etniche all'elettronica, per indicarne due estremi. Unico denominatore comune: la qualità».
E la sigla «Transiti. Musiche in movimento» cosa delinea?
«L'idea che la musica non sia statica, cioè congelata in formule rigide. Ha radici, sempre, ma di lì si dirama verso un altrove, esplorando possibilità. È un po' come osservare il firmamento, cogliendo lo spostamento degli astri».
A chi si rivolge e con quali obiettivi allora questa serie di eventi?
«Immagino un pubblico vario in senso anagrafico, che abbia curiosità e utilizzi "Transiti" come chiave d'accesso a mondi musicali magari poco conosciuti. Si sta perdendo l'idea di andare ai concerti per scoprire cose nuove, anziché cercare conferme di ciò che già è noto, e trovo sia un impoverimento. L'obiettivo è proporre artisti di valore a prezzi accessibili, provando a costruire un pubblico invece di "andare sul sicuro"».
Nell'intreccio di musicisti italiani ed internazionali si inizia con il concerto disegnato di Colapesce.
«Lui è tra i migliori, se non il migliore, fra i cantautori italiani di nuova generazione. E trovo che l'idea del "concerto disegnato", col fumettista Alessandro Baronciani sul palco insieme a lui dal vivo, sia stuzzicante quanto basta a fornire un valore aggiunto allo spettacolo».
Poi c'è il nome dell'artista nigerino Bombino .
«Un musicista che rappresenta la nuova generazione del suono africano: quella che associa l'eco della tradizione agli impulsi della contemporaneità provenienti da Europa e America, ricavandone una sintesi originale.
Senza dimenticare la sua appartenenza al popolo tuareg, che lotta per i propri diritti anche per mezzo della musica. Ed è comunque un personaggio affermato, dopo essersi cimentato sui palchi dei principali festival rock, grazie anche all'intercessione di Dan Auerbach dei Black Keys, che ha prodotto il suo ultimo disco: "Nomad"».
In due serate, con il documentario «Complimenti per la festa» e con il loro set «La poesia della scienza» si entra nel mondo dei Marlene Kuntz.
«I Marlene sono un pezzo di storia del rock nazionale. E la tournée con cui hanno rimesso in scena "Catartica", l'album con cui esordirono nel 1994, è stata trionfale. L'appuntamento con loro a "Transiti" ha poi un valore speciale, siccome il documentario ricavato da quella tournée, "Complimenti per la festa", è stato realizzato dal team Jump Cut, che ha base operativa proprio a Trento.
La sera del 20 gennaio verrà proiettato alla presenza del regista, Sebastiano Luca Insinga , e degli stessi Marlene Kuntz, che 24 ore dopo, anziché un concerto, proporranno la sonorizzazione dal vivo dei documentari scientifici di Jean Painlevé: un esperimento avvincente e suggestivo».
Dove condurrà invece il pubblico Tony Allen?
«Direi nel cuore dell'afrobeat di Fela Kuti, di cui fu a lungo batterista: un suono importante in Africa quanto lo è stato il reggae di Bob Marley in Giamaica.
E di lì, però, Allen articolerà un suono che s'irradia in molte direzioni diverse, dal jazz all'hip hop, sulla falsariga di un cammino artistico che lo ha portato a collaborare con un'infinità di musicisti, tra i quali per primo Damon Albarn».
La chiusura è affidata al duo di musica elettronica di San Francisco targato Matmos: un nome importante.
«Sono due intellettuali prestati alla musica, entrambi inseriti ad alto livello nel mondo accademico statunitense. Ma tutt'altro che noiosi: dal vivo sanno essere persino esilaranti. E più di tutto è straordinario l'approccio concettuale che hanno nei confronti della musica, impiegando - per realizzarla - suoni e rumori d'ogni provenienza. Nel caso specifico, presenteranno il disco che uscirà in primavera: "Ultimate Care II", dal nome di una lavatrice, di cui hanno campionato il funzionamento per poi rielaborarne il risultato con esiti pazzeschi».