«Lui è tornato», per ridere di Hitler
L'idea del libro, come del film, è bizzarra. E fa capire come in Germania oggi si riesca finalmente a ridere del passato. Anche di un Hitler redivivo dopo 67 anni, protagonista assoluto del film Lui è tornato del regista David Wnendt che ha messo mano al bestseller omonimo di Timur Vermes edito in Italia da Bompiani (due milioni di copie vendute in Germania e 41 traduzioni).
Il film, uscito in Germania a ottobre dell'anno scorso e ora in Italia dal 26 aprile distribuito da Nexo Digital, si svolge ai giorni nostri. Siamo in estate, in una zona residenziale di Berlino. Qui Adolf Hitler ( Oliver Masucci ) si sveglia nello stesso luogo dove un tempo si trovava il suo bunker. Solo, senza casa, l'uomo viene notato da un edicolante che, impietosito, lo fa dormire nel suo chiosco. L'uomo, convinto che Hitler sia solo un imitatore, chiama Sensenbrink ( Christoph Maria Herbst ), un suo amico che lavora per una casa di produzione tv. Detto fatto: Hitler viene inserito come ospite fisso in una trasmissione televisiva in cui interpreta se stesso e le sue affermazioni deliranti funzionano, perché scambiate come satira antinazista. Il leader dei nazisti poi pensa bene di portare nella modernità la sua esperienza da pioniere nell'utilizzo dei mass-media. Diventa ben presto «Il folle Hitler di YouTube».
Ma le sue dichiarazioni razziste, nazionaliste e antisemite vengono sempre interpretate come satira contro il nazismo, così un giorno viene picchiato dai militanti del partito nazista tedesco. La domanda del film è chiara: cosa accadrebbe se Hitler tornasse oggi? Avrebbe davvero qualche possibilità?