Elio e le Storie Tese stasera a Pergine
Elio e Le Storie Tese sono impegnati nelle prove generali del loro nuovo tour che prenderà il via proprio dal Trentino. Stasera quella che è considerata una delle band più geniali e follemente creative del Belpaese svelerà il suo nuovo show al Palazzetto del Ghiaccio di Pergine con la data zero del tour che ha la sigla di Piccoli Energumeni, legato al lancio del decimo album Figgatta de Blanc. Proprio da questa curiosa denominazione è iniziata la nostra chiacchierata con Rocco Tanica (al secolo Sergio Conforti) tastierista della band guidata dal cantante Stefano Belisari (Elio).
Rocco, un tour da Piccoli Energumeni?
«Tutto nasce dalle nostre statuine, repliche in 3D realizzate da un’artista milanese. Siamo partiti dall’idea di belle statuine e visto che noi siamo indubbiamente belli, per una serie di ragionamenti inspiegabili siamo arrivati ad essere piccoli energumeni con un termine più decisionale e se vogliamo anche virile».
Il debutto a Pergine: come mai avete scelto il Trentino per questa «prima»?
«I motivi sono due: da una parte la disponibilità del promoter locale ad ospitarci, dall’altro un passaggio piacevolmente scaramantico. Noi non siamo un gruppo superstizioso ma scaramantico sì e abbiamo memoria di quando abbiamo suonato alla grande con un ottimo feedback del pubblico. Ricordavamo un paio di concerti in Trentino in cui eravamo in ottima forma strumental, musical, esecutiva e il pubblico era entusiasta. Questo è di ottimo auspicio e non lo sarebbe stato un luogo qualsiasi del pianeta in cui le cose non erano andare cosi».
Cosa ci puoi anticipare allora di questo vostro nuovo live, quali forme avrà?
«Sarà un live molto più lungo del solito e non si tratta di una minaccia. Di solito siamo un tantino pigri e abitualmente ci assestiamo sull’ora e tre quarti di live mentre in questo caso ci spingeremo verso le tre ore. Se da una parte infatti è impossibile accontentare tutti perché c’è chi vuole i classici, chi le canzoni più recenti, chi le chicche intermedie, in questo caso abbiamo deciso di provarci buttando dentro tutto in questo show. Ci saranno i classici, brani dei primordi, roba recente e anche canzoni che fanno contenti noi stessi. Sarà uno spettacolo un pochino meno sobrio di quello a cui abbiamo abituato chi ci segue anche per una serie di trovate sceniche, disposizione palco e luci che si scopriranno stasera. Concludo con una frase che potrai usare per il titolo del tuo pezzo: se normalmente abbiamo invitato le persone a cena questo invece è un vero e proprio banchetto di nozze».
Per la scaletta avete magari ripescato qualche pezzo che non suonavate da tempo?
«Ce ne sono diversi però non posso sceglierne uno perché ti confesso che stiamo rivoluzionando la scaletta di ora in ora. Il nostro approccio è sempre quello di scrivere una nostra scaletta ideale e poi scoprire magari eseguendola che due canzoni “fanno scopa”, ovvero hanno situazioni o sonorità troppo simili, e allora stravolgiamo tutto quindi non voglio mentire a questo proposito».
Parliamo di «Figgatta de Blanc», il vostro nuovo cd, come mai questo spudorato omaggio al capolavoro dei Police «Reggatta de Blanc»?
«Mentre negli ultimi cinque minuti utili prima di consegnare le grafiche del cd eravamo ancora indecisi fra diversi titoli possibili, una delle strade che avevamo preso si legava ad un semplicissimo “Figata”. Ma poiché un titolo siffatto ci pareva ben poca e banale cosa, il pensiero è volato a quel disco simbolo che è “Reggatta de Blanc” che abbiamo fatto nostro con qualche piccola modifica. Aggiungo che stiamo ancora aspettando la lettera dell’ufficio legale dei Police».
Come definiresti questo disco?
«Multisfaccettato e saturo intendendo con questo termine la saturazione dei colori, quando tutto è molto brillante e dai colori squillanti».
Ma a chi è venuta l’idea di inserire «un potente massaggiatore che vibra» nella versione deluxe del cd?
«È tutta colpa del nostro storico produttore Claudio Dentes, da noi ribattezzato Otar Bolivecic, con cui abbiamo ripreso a collaborare proprio con questo cd. Lui con questo massaggiatore ha voluto interpretare in questa modo, diciamolo, incisivo, la nostra vocazione all’amore e a dare piacere al nostro pubblico in tutti i sensi».