Finita la scuola inizia il mondo, dove ti perdi o ti ritrovi
Cambia il mondo. Ti disperdi nel mondo. O magari solo ti perdi, quando hai finito le scuole superiori e devi guardare più in là. Per scegliere la tua via. Anche di questo parla il film Noi 2, domani di Eugenio Maria Russo (foto) in proiezione oggi alle 19.15 al Cinema Modena (e il 6 maggio alle 15.15) per la sezione «Orizzonti Vicini».
Russo, 29 anni, è nato a Napoli e si trasferì a Trento per frequentare la Facoltà di Lettere, nel 2006. Come regista ha ha già partecipato al Festival l'anno scorso con il documentario «La vie d'artist», un ritratto dell'artista trentina Ines Fedrizzi. Filmaker dal 2009. Perché? «Passione. Che all'iniziò si trasformò in un film di 40 minuti, su pellicola e in costume, con Luigi Pepe , che poi fondò la Jump Cut che è la casa di produzione di questa mia ultima opera». Oggi Russo vive a Berlino dove lavora come montatore free lance . «Noi 2, domani» nacque da un'intuizione di Andreas Fernandez (che si occupa di produzione assieme Pepe). «Nel 2010 mi stimolò a pensare ad un documentario sul mondo giovanile, da realizzare in Trentino.
La mia prima idea è stata quella di lasciare che i protagonisti raccontassero la propria storia, filmandosela con telecamere che demmo loro. In seconda battuta pensai ad un momento particolare per un giovane, come quello della fine della scuola. I protagonisti sono tre, tutti alla fine delle superiori. La terza idea fu che si trattasse di personaggi con un partner, accoppiati». I protagonisti allora sono 6? «Storie d'amore travagliate, con rotture e riavvicinamenti, quindi i protagonisti assoluti sono 3». La terza caratteristica del film è, appunto, quella dell'amore. Il titolo dell'opera viene dalla frase di uno di loro: «Mi viene da pensare che "noi due domani" non possa esistere».
Tecnicamente il film è un mix di materiali eterogenei: filmati delle tre telecamere dei ragazzi e altri realizzati invece dalla troupe. «E momenti di immagini ancora migliori, quando la troupe era al completo. Poi c'è un uso particolare della voice over (voce fuori campo): i protagonisti di tanto in tanto commentano ed approfondiscono. La trovata è stata della montatrice, Milena Holzknecht , gardenese che ha studiato allo Zelig. Così il film, che rischiava il caos per la pluralità di visioni, in questo modo è diventato chiaro e leggibile. Ed emotivamente molto vicino ai sentimenti dei protagonisti».
Scusa Russo, il documentario è stato girato appositamente per il Film Festival? Morirà dopo le due proiezioni? «In verità noi speriamo che questo sia solo il primo, pur importantissimo, festival a cui partecipa. Pensiamo che il nostro lavoro meriti una distribuzione, tanto che abbiamo preparato una versione sottotitolata in inglese. Stiamo cercando un distributore». Per un giovane autore il Film Festival Città di Trento è una vetrina importante? «Sì, molto importante e la Film Commission provinciale ha una sua parte rilevante in questo. Poi, il Festival da modo a coloro che fanno film in Trentino di rendersi conto di quanto succede là fuori in questo campo. Anche per me, da anni, il Film Festival è di grande stimolo». Come sono finiti, per ora, i tre protagonisti del tuo film? «Uno sta a Londra e frequenta un'accademia di stilista di moda. Un altro frequenta Medicina a Milano. E il terzo è rimasto a Trento dove lotta per trovare spazi come cantante rap».
Perché la fine della scuola? «Per la prima volta scegli, per la prima volta devi camminare sulle tue gambe. Questo è un film non scritto: quindi abbiamo scelto personaggi fortemente motivati e che stavano vivendo delle storie d'amore. Questo è un suo punto di forza».