Un Primo maggio molto Bastard
È dedicata a Valeria Solesin e Giulio Regeni , due giovani ricercatori italiani l'una vittima dell'attentato terroristico al Bataclan di Parigi, l'altro torturato e ucciso a il Cairo in circostanze ancora oscure mentre studiava il movimento sindacale egiziano la festa del Primo Maggio organizzata da Cisl Uil del Trentino nello spazio di Trento Fiere al Cte . Come da tradizione anche la musica avrà il suo spazio con una serie di band che suoneranno dalle 15 , fra cui anche i Supercani, Felix Lalù, Dj Ale Soul e la Corale Bella Ciao , con il gran finale, dalle 21.30, affidato ai Bastard Sons of Dioniso . In questa intervista Michele Vicentini, Jacopo Broseghini e Federico Sassudelli ci raccontano anche il loro «Primo Maggio».
Quale significato ha per I Bastard la festa dei lavoratori?
Il Primo Maggio è per noi, come per molti, una giornata che unisce riflessione e divertimento. È doverosa la commemorazione di coloro che in passato, fino ad oggi, hanno lottato, anche a costo della loro vita, perché si realizzassero i diritti fondamentali dei lavoratori. Quei diritti che consentono agli stessi lavoratori di rispondere meglio anche ai doveri. Noi Bastard siamo consapevoli della fortuna di svolgere questa professione: ce la siamo scelta e nella stragrande maggioranza dei casi ci regala molte soddisfazioni. Come moltissimi altri musicisti in questa giornata suoniamo, e abbiamo un motivo in più per divertirci e divertire le persone in festa.
Che live avete preparato per l'occasione?
Sarà un excursus della nostra esperienza musicale dai primi album ai giorni nostri con un set acustico ed uno elettrico: sono parti di noi che si definiscono in modo diverso, e che poi si fondono. È una scaletta bella carica, dall'inizio alla fine, piena della nostra energia. Che vogliamo condividere con il pubblico.
Soddisfatti dell'accoglienza ottenuta dal vostro cd unplugged?
Siamo più che soddisfatti, viste le premesse con cui avevamo intrapreso le registrazioni: non pensavamo certo, allora, di arrivare a questo risultato. Sentivamo d'altro canto che era arrivato il momento di mettere nero su bianco, incidendolo, un nostro profilo sempre ben presente nei nostri concerti. Le collaborazioni con altri musicisti hanno reso il sound del disco veramente emozionante. L'uscita di questo nostro nuovo, settimo, album, ci ha permesso di realizzare un tour invernale bello fitto, 22 date in due mesi in giro per quasi tutta l'Italia, dalla Liguria alla Basilicata, andando incontro a palchi e città mai conosciuti prima. La risposta è stata molto buona e non vedevamo l'ora di poter suonare questo live anche a Trento.
Il più bel complimento ricevuto su questo disco?
Di complimenti ce ne sono stati molti, ma diciamo che Leo Calimba (storico speaker di una radio romana) ci ha persino imbarazzati per la quantità e qualità degli apprezzamenti con cui ha presentato il nostro disco al pubblico romano. Delle innumerevoli recensioni od opinioni al disco e al live, la sensazione più forte che sembra emergere - e che ci fa più piacere - è che ci siamo finalmente tolti la noiosa etichetta di «prodotto da talent» che spesso e volentieri per la gente è sinonimo di «molto talent e poco arrosto». Jacopo, che è il nostro intellettuale di bordo, citerebbe Shakespeare: «molto talent per nulla». È stata e sarà ancora una strada in salita, ma la nostra tenacia, la nostra ostinazione, sta dando i suoi frutti, e il tempo dà ragione a chi semina.
È troppo presto per parlare di un nuovo cd?
Stiamo raccogliendo idee ed impostando in studio di registrazione quello che sarà il nostro ottavo album. Ci sono già una manciata di provini su cui lavorare: questa estate, fra un concerto e l'altro, un'emozione e l'altra, porteremo a casa un bel po' di musica nuova. Ma intanto ci aspettano mesi anche molto intensi dal punto di vista dei live.