Il Coro Sat festeggia i primi 90 anni
In questo 2016 che si sta per chiudere il Coro della Sat , nato ufficialmente a Trento il 25 maggio 1926, festeggia i suoi primi novant'anni di attività. Momento finale delle celebrazioni di questo anniversario della coralità alpina è il concerto di oggi, alle 18, all'Auditorium di Trento . Un evento il cui ricavato sarà interamente devoluto ai cittadini terremotati del Centro Italia. Prima del concerto interverrà brevemente Pierangelo Giovanetti direttore de «l'Adige», giornale che festeggia i suoi 70 anni di vita.
In occasione di questo appuntamento abbiamo sentito il maestro Mauro Pedrotti , direttore del coro da ventotto anni ma da cinquanta impegnato come corista della Sat.
Pedrotti, come ha vissuto questi anni?
Per me sono stati una crescita continua, un costante apprendimento legato al pubblico che ho incontrato, ai coristi e ai musicisti. Ogni concerto mi arrichisce e lo vivo con uno spirito di gioia e di novità.
Quale l'emozione più bella che lei ha vissuto?
Ogni concerto dà sempre un'emozione diversa e gratificante. Questo accade anche all'estero quando vedi persone che non parlano la nostra lingua coinvolte e attente a quello che cantiamo. Ricordo in particolare un concerto di sei anni fa in Corea del Sud: durante la nostra esecuzione della Pastora il pubblico piangeva.
Qual è oggi, a suo avviso, la forza, al di là di una tradizione decennale, della Sat?
Un reperorio che è di assoluto valore sia storico che musicale. Si tratta di canti del popolo che i fratelli Pedrotti e anche mio zio Silvio hanno raccolto fin da quando erano bambini a Mitterndorf durante la Prima Guerra Mondiale e poi quando sono tornati a casa. Una sorgente di testimonianze importanti sui sentimenti, sulla vita delle persone e su mestieri che non esistono più. Altro aspetto è la maestria con cui i nostri armonizzatori hanno rivestito queste storie e filastrocche rendendole tutte di grande valore musicale. C'è poi anche un'impostazione del suono del nostro coro che non è mai impostata o classica. Mi piace dire ai miei coristi «cantate come parlate»: questa è una delle nostre particolarità.
Veniamo al concerto di oggi.
Nella prima parte riprenderemo le canzoni registrate dalla Sat dal 1933 al 1935 nei dischi a 78 giri della Columbia. In un secondo momento guarderemo al repertorio dagli anni '50 in avanti legato ai vari armonizzatori che hanno lavorato per noi ovvero Vigarelli, Pedrotti, Mascagni, Benedetti Michelangeli e Dionisi.
Come immagina il futuro della Sat?
Il nostro obiettivo è sempre quello di diffondere questi frammenti di storia e di tradizione musicale tenendoli vivi attraverso il canto. Teniamo particolarmente ad avvicinare i giovani al canto popolare e lavoriamo in questa direzione anche con amici di Milano, dove sono nati alcuni cori universitari ma anche a Bologna e a Padova».