Claudio Verna, colore come assoluto
Le mostre monografiche dedicate, dal MAG di Riva del Garda e seguite curatorialmente da Daniela Ferrari, a Claudio Olivieri, Aldo Schmid, Luigi Senesi e Italo Bressan non potevano che arrivare a Claudio Verna, protagonista assieme a Carlo Battaglia, Enzo Cacciola, Paolo Cotani, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Claudio Olivieri, Elio Marchegiani, Carmengloria Morales, Pino Pinelli, Lucio Pozzi, Gianfranco Zappettini, di quella stagione, dei complessi anni Settanta, definita Pittura Analitica.
Al centro di questa ricerca pittorica c’è e c’è sempre stato il colore, ma se andassimo a chiedere ad ogni artista la sua idea di colore, ognuno di loro darebbe una definizione diversa. Qui è posto come assoluto, ma Verna stesso ci aiuta a capire cosa intende lui per colore, che è poi la sua pittura. Il colore - dice - è semplicemente «pigmento fisico, materia, corpo della pittura. Non è aggettivo ma sostanza». Questa citazione è riportata in un catalogo prefatto da Giovanni Maria Accame, in una mostra del 1993, ma è proprio questa la questione teorica centrale della poetica di Verna.
Il suo lavoro ruota nella struttura del colore più che nella forma perchè è quella l’essenza della pittura. Nato a Guardiagrele, in provincia di Chieti, nel 1937, dopo gli studi in Umbria e a Firenze, nel 1961 si trasferisce a Roma, dove vive e lavora. Le sue opere, diciassette quelle esposte in questa mostra, gran parte provengono dalla Collezione VAF - Stiftung, in deposito al MART, le altre dalla collezione dell’artista e private, ripercorrono tutto il suo cammino artistico.
Da «Superficie modulare n. 9» del 1966 a «Beautiful life» del 2017 è evidente, nella sua lenta produzione, una caratteristica che è sempre più cresciuta in lui nel tempo, quindi non quantità di opere, ma di qualità, frutto di ricerca e riflessione, la cui costante però è sempre stata quella di una pittura «che diventa coscienza e conoscenza». Con i grandi maestri del colore, Seurat e Monet, se vogliamo dei riferimenti, anche se non sono diretti, Verna ha soprattutto un approccio riflessivo sulla pittura. Non un programma teorico ma una ricerca percettiva che deriva dall’esperienza. Per dirla con Menna «di condurre simultaneamente il doppio procedimento del fare l’arte e del fare un discorso sull’arte».
Verna questa disposizione verso il colore e la pittura l’ha sempre portata avanti nella sua poetica, dagli anni Settanta ai giorni nostri. I 6 quadri dal 2005 al 2017 lo dimostrano perché tuttora il suo atteggiamento è identico, ma non il risultato. Uno slittamento progressivo che non sarà mai concluso fino al suo ultimo quadro che nella libertà vive in un sistema aperto di ricerca infinita della pittura. Dopo aver percorso e visto la mostra ci si rende conto dei differenti risultati cromatici ad esempio in Nonostantetutto (2015), Lucifer (2013), Accecato (2012), Saturo (2005) da quelli di Pittura (1975) e Geografia I (1999), ma il filo rosso di Verna è il muoversi, dopo infinite riflessioni, in questo sistema aperto che è l’arte in cui, parole sue, «affronto ogni opera senza il complesso della pagina bianca, ma con la piacevole sensazione di avventurarmi in qualcosa che mi promette piacere».
Chi volesse trovare a tutti costi una coerenza formale rimarrà deluso perché Verna vuole porsi «ogni volta in un punto di osservazione diverso, di aggirare la realtà per coglierne aspetti inesplorati». In questo modo trasgredisce se stesso e la sua tradizione personale, ma è proprio questo agire pittorico che lo porta sempre a risultati inediti. Il pensiero sul proprio fare, non è mai concluso, e la sua opera è un divenire incessante che passa da momenti di ispirazione ad altri. Le sue opere vogliono catturare l’attenzione dello sguardo del visitatore e solo quando il quadro comincia a parlargli si può dire momentaneamente terminato e solo allora possiamo vederlo. Quando lavora, parla di abbandono al colore, e automaticamente invita anche noi a questo abbandono percettivo per un’avventura cromatica e di conoscenza che non ha mai fine e totalmente inedita per un artista. Fuori dagli spasmi del mercato dell’arte Verna lavora per la Pittura e questo è il suo cammino da sempre concentrato e rigoroso nella sua ricerca.
Nella Pinacoteca del Museo di Riva del Garda, in piazza Cesare Battisti, 3/A, è visitabile la mostra Claudio Verna. Colore come assoluto, per il ciclo «In Pinacoteca. Finestre sul contemporaneo» in collaborazione con il Mart. Fino al 10 giugno.