Un mondo nuovo dalle ceneri del 1918
L’11 novembre 1918, l’Europa chiude definitivamente il conflitto che l’ha vistra tragicamente protagonista e apre un nuovo capitolo. È da quelle macerie, lasciate dallo scontro frontale tra le Nazioni, che nasce un mondo nuovo. Diverso. Fu un anno particolare, perché ci fu la congiunzione di tanti fattori ed eventi che videro la nascita di molti avvenimenti diversi, ma fondamentali per la storia culturale, sociale, politica, artistica.
A raccontare, con incredibile qualità di scrittura e capacità di vividezza, arriva ora un libro di uno storico, Daniel Schönpflug, che ha scritto L’anno delle comete. 1918. Il mondo in trasformazione. A tradurlo e a proporlo in Italia ci ha pensato la meritoria casa editrice roveretana Keller, guidata da quell’artigiano paziente dei libri che è Roberto Keller.
Il libro, 288 pagine, 20 euro, è reso vivace anche dalla ottima traduzione di Alice Rampinelli e riesce a fare coppia con un altro felice libro edito da Keller, su un altro anno cruciale, 1517. Storia mondiale di un anno, di Heinz Schilling.
Ora questo libro di Daniel Schönpflug, estremamente godibile, accattivante che sa mettere in evidenza il nuovo mondo che comincia alla fine della Grande Guerra, ma che soprattutto sa evidenziare le energie creative che si sprigionano dalla fine di quell’anno.
Grazie a un felice sincronismo, casuale, si sommarono eventi e momenti incancellabili. La fine della Grande Guerra, con l’offerta di una pace che sembrò a molti definitiva - purtroppo fu un clamoroso abbaglio - offrì la prospettiva di un nuovo luminoso ordine sociale in un’Europa che si ritrovava buia, devastata, annichilita, prostrata, in ginocchio.
E Daniel Schönpflug riesce a ricreare l’atmosfera di quei giorni con una penna felice che sa cambiare di passo, che sa dare pennellate leggere o più intense a seconda dei momenti e del racconto.
Ma non pensate che si tratti di un libro di storia, uno di quei ponderosi saggi che spaventano molti lettori.
Anzi. Qui siamo in pieno nella letteratura, nel flusso narrativo tipico del romanzo, pur non essendo un romanzo. Daniel Schönpflug riesce a cogliere e a ricreare situazioni particolari, ansie e emozioni di chi ha vissuto quei giorni e quei momenti. Probabilmente i puristi tra gli storici : via le note a piè di pagina, una bibliografia snella, dati asciugati al minimo indispensabile. Il resto è affidato alla penna capace e una sceneggiatura da film, con cui sa renderci partecipi dei sentimenti delle persone di allora, delle loro lotte, dei loro sogni.
L’11 novembre è una data che milioni di persone si ricordarono, perché finì definitivamente la guerra.
Ma quello che Daniel Schönpflug riesce a fare è anche quello di rendere vividi nuovi percorsi artistici e creativi insieme alla formazione di nuove Nazioni e che avranno effetti sugli anni successivi.
Tanti i personaggi che ritroviamo in questo libro: la cosacca Marina Jurlova che si oppone alla rivoluzione in Siberia, Käthe Kollwitz che trasforma il suo dolore in arte, Rudolf Höss, che giovanissimo marcia con i Freikorps, dopo essersi arruolato in guerra a 14 anni e finendo a sterminare ebrei a Auschwitz.
Oppure, Virginia Woolf che rivoluziona il romanzo, Walter Gropius che esplora il legame tra società e architettura. E poi, Thomas Lawrence, George Grosz, Harry Truman e Woodrow Wilson visto come l’uomo della pace o Franz Werfel, Marcel Duchamp, Arnold Schönberg o Kandinskii e molti altri. Oppure scopriremo perché prende piede nel 1918 la moda dei papaveri rossi al bavero della giacca, fatti indossare agli uomini da solerti donne.
Il primo merito del libro è la scrittura. Il secondo è la capacità di trascinare il lettore dentro la storia, facendogli scoprire il dipanarsi di avvenimenti fondamentali della storia, riuscendo però a riscoprire anche figure di cui non ci si ricordava il nome o che nemmeno sapevamo che fossero esistite.
Daniel Schönpflug ha il merito di ricostruire con grande lucidità un momento fondamentale della storia. Keller ha il merito di averlo scoperto e ora pubblicato.