«Con Strauss la musica è a colori»
È un viaggio attraverso i grandi classici del valzer viennese quello proposto dall’orchestra dei K&K Philharmoniker, sabato 26 gennaio, alle ore 21, all’Auditorium S. Chiara di Trento.
A guidare i K&K Philharmoniker è il giovane direttore Maximilian Kendlinger che, appena ventenne, è considerato fra i più promettenti nel mondo della musica classica.
La tournée che approda a Trento conta già oltre un milione di spettatori ed è stata ideata dal padre di Maximilian, Matthias Georg Kendlinger, grazie alla passione tramandata di padre in figlio, come racconta Maximilian Kendlinger in questa intervista.
Maximilian Kendlinger, da dove nasce la sua passione per la musica?
«Se devo andare proprio alle origini - sorride - mi viene in mente quando andavo a fare la spesa con mia madre e lei quasi ballava in macchina. Oltre a questo i miei parenti hanno sempre cercato di avvicinarmi alla musica di qualità e ovviamente grazie a mio padre in casa si è sempre respirata la passione per la musica».
Appunto con un babbo come Matthias Kendlinger, la sua strada per diventare direttore era quasi predefinita: non ha mai avuto il desiderio di allontanarsi da questa via?
«Sinceramente non pensavo di diventare musicista e men che meno direttore d’orchestra, non era certo mia intenzione seguire le orme del mio babbo. Da bambino anzi volevo diventare calciatore, però alla fine ho scoperto di avere più talento artistico che sportivo e la vita mi ha portato in questa direzione. Ora sono molto contento di aver fatto determinate scelte».
Secondo lei quali sono le qualità più importanti che deve possedere un direttore d’orchestra?
«Credo sia molto importante essere una persona sincera, diretta ed empatica che cerca di ottenere il risultato migliore con i musicisti con i quali sta lavorando per regalare al pubblico un’esperienza capace di toccare il cuore. Non è facile creare la giusta sintonia con gli strumentisti che devi guidare, è una sfida continua quella di creare l’alchimia perfetta fra chi dirige e i musicisti. Un’alchimia appunto che viene colta da chi ti ascolta e che gratifica il lavoro e la cura dei dettagli che sta dietro ad ogni concerto».
Qual è il segreto del successo di un compositore come Johann Strauss?
«Tutti rispondono che la musica di Strauss riesce a trasmettere allegria e spensieratezza, ma oltre a questo ritengo che questo grande compositore sia riuscito anche a creare una musica fatta di tanti colori e sfumature. Questi colori hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo e anche in questo nuovo millennio sanno mantenere intatto il loro fascino e la loro capacità evocativa. Il fatto di essere austriaco poi mi permette di apprezzare al meglio alcune sfumature della sua musica».
Cosa può anticipare del programma di sala che proporrete il 26 gennaio a Trento?
«Suoneremo tutte le melodie più celebri di Johann Strauss, da Kaiser Walzer e An der schönen blauen Donau a Weyprecht-Payer Marsch fino alla polka di Innig und sinnig, senza dimenticare le atmosfere del valzer Greeting Valse, in English Airsche di Eduard Strauss che da alcuni anni abbiamo voluto inserire nel nostro repertorio».