Come non fare brutte figure quando sei in Alto Adige: la «guida» serissima e da ridere
In Alto Adige, dove convivono tre gruppi linguistici e la cultura mediterranea e quella alpina si incontrano, è molto facile commettere gaffe.
Ce lo raccontano i giornalisti Stefan Wallisch e Luisa Righi, coppia anche nella vita, che dopo diversi libri ora scrivono un vero e proprio manuale, ancorché ironico - e in qualche caso spassosamente ironico - per “sopravvivere” tra le montagne altoatesine. Il titolo è proprio Sopravvivere in Alto Adige (96 pagine, 10 euro, Folio editore).
Wallisch e Righi, forse perché non sono propriamente sudtirolesi - viennese di origine lui, lombarda lei - colgono appieno alcune contraddizioni e ironie e spiegano come evitare molte gaffes con gli abitanti. Per chi non è nato tra queste montagne non tutto è scontato e gli incidenti diplomatici del resto sono sempre dietro l’angolo. Grazie a questo ironico “manuale di sopravvivenza” ora sarà più facile non compiere passi falsi.
Capitolo dopo capitolo: Luisa Righi e Stefan Wallisch, responsabile della redazione Ansa di Bolzano, suggeriscono cosa bisogna fare e cosa invece bisogna assolutamente evitare in Alto Adige per non prendere cantonate o infrangere regole non scritte. In questo divertente vademecum gli autori tra l’altro spiegano perché la siesta è di casa nelle Dolomiti, sciolgono il dubbio se togliersi o meno le scarpe quando si è invitati in una casa altoatesina, consigliano i luoghi dove non si boccheggia d’estate e raccontano perché Gesù Bambino qui arriva in anticipo.
Il libro contiene anche aneddoti, consigli pratici e strategie che riguardano la cucina, la mobilità, le tradizioni e il giusto abbigliamento. Non mancano questioni più politiche come il bilinguismo e la toponomastica e alcune curiosità, per esempio come stabilire l’appartenenza linguistica di una coppia dalle coperte nella stanza da letto e i vantaggi dei Matschhosen, i mitici pantaloni antifango dei bimbi.
Il tutto è arricchito dalle illustrazioni di Peppi Tischler e da foto storiche che aiutano il lettore a conoscere meglio questa provincia così particolare.
Il risultato è una guida davvero insolita, un pratico galateo indispensabile per neo altoatesini, come ad esempio coloro che si sono trasferiti qui per lavoro oppure amore, turisti e viaggiatori, ma anche per chi non vuole saperne di diventare altoatesino, ma è utile anche per gli altoatesini o sudtirolesi che vogliono avvicinare i loro amici non autoctoni – e non solo – alle numerosissime sfaccettature che rendono la terra tra Brennero e Salorno ancora più unica e riescono in fin dei conti a renderla più amabile.
Il libro è disponibile anche nell’edizione tedesca Überleben in Südtirol.
Tra le cose da non fare come indica l’indice: non rubare... la mela. Non fare un selfie con l’orso (e il lupo). Non cercare la solitudine nella valle della Primavera. Oppure attenti alla «mafia dei funghi», oppure anche come fare il saluto in montagna. E sicuramente «Non bestemmiare», ma fare anche attenzione ai ciclisti e il detto «Maglioncino di sera... bel tempo si spera», ma anche come mettere la scarpa giusta. Oppure attenti a non definire gli altoatesini come “trentini”.
E non può mancare un passaggio sulla Toponomastica che è sempre una lite continua. Ma la guida insegna anche come mangiare i canederli e come dare la mancia.
La quarantaquattrenne Luisa Righi Wallisch e il quasi cinquantenne Stefan Wallisch sono una coppia di giornalisti bolzanini, coppia anche nella vita, appassionati di montagna e sempre alla ricerca della curiosità storico-culturali dell’Alto Adige. Tanto che per Folio editore hanno pubblicato pubblicato diversi libri, da una dozzina di anni a questa parte: da «L’Alto Adige dei famosi. In gita con Ötzi, Sissi e Pertini» (2007) a «Ötzi, i Reti e i Romani. Gite archeologiche in Alto Adige» (2009), da «Lungo i confini dell’Alto Adige. Escursioni tra storie e paesaggi (del 2010, vincitore anche del primo premio al concorso letterario nazionale “Autori da scoprire”) fino a «I perché dell’Alto Adige. Capire una terra particolare» (del 2017) che in qualche modo è il progenitore del libro appena uscito in libreria.