I segreti del Buonconsiglio svelati da un tour virtuale
Escludendo l’inevitabile pausa della Seconda guerra mondiale non era mai successo, dal 1924 data di fondazione del museo, che il Castello del Buonconsiglio rimanesse chiuso al pubblico per un lasso di tempo così lungo.
L’unico modo quindi per tenere aperte le porte è quello virtuale e, come stanno facendo gran parte dei musei italiani ed esteri, anche il museo trentino sta utilizzando maggiormente i canali social.
«È questo l’unico modo che abbiamo oggi per stare vicino al nostro pubblico raccontando il castello e le sedi di Thun, Beseno, Stenico e Caldes oltre alle innumerevoli nostre collezioni», dice Alessandro Casagrande responsabile della comunicazione del museo.«Ogni giorno - spiega - proponiamo diversi post su Instagram e Facebook dove raccontiamo con immagini, brevi testi e video lo straordinario patrimonio collezionistico ed architettonico dei manieri trentini. Sul nostro canale Youtube si possono vedere anche le mostre passate. Sui nostri canali social stiamo facendo scoprire ai nostri virtuali visitatori anche quei luoghi che nessuno ha mai visto prima perché fuori dal percorso di visita».
Scorrendo i post si scopre che sono davvero molte le stanze e i luoghi non visitabili del Castello del Buonconsiglio ma ricchi di suggestione e sorprese. Tra questi per esempio il campo della pallacorda spazio che nel secolo scorso ospitava il Lapidario. La pallacorda era un gioco rinascimentale antesignano del tennis. Diffuso in Italia dal Quattrocento fu sport amato dai principi vescovi ma anche dal grande Michelangelo. Il campo, oggi dismesso, è un giardino chiuso al pubblico nella parte meridionale del castello.
Molte le sorprese che si possono scoprire invece a Torre Aquila. Sopra e sotto la famosissima stanza affrescata con il Ciclo dei mesi si trovano infatti alcuni ambienti decorati, non accessibili al pubblico. Dall’antica scala a chiocciola gotica si scende e ci si trova nel quartier generale delle guardie del vescovo. La stanza era collegata con le mura cittadine e vi risiedeva il corpo di guardia. Vi è ancora il camino per riscaldarsi e cibarsi e un piccolo bagno molto spartano.
Gli affreschi del fregio sommitale sono cinquecenteschi e si devono a Marcello Fogolino che li realizzò tra il 1534-1535 per volere del principe vescovo Bernardo Cles. Le grottesche con putti, satiri, amorini e animali e il soffitto ligneo decorato ne fanno un ambiente elegante. Magnifici gli intagli ad archi gotici della scala a chiocciola. Il pavimento nasconde anche una botola che dà su Porta Aquila.
Salendo la scala invece si possono vedere le stanze superiori al terzo piano, anch’esse non visitabili. Si conservano alcuni affreschi del maestro Venceslao, la scena dell’offerta delle fragole e una rappresentazione del Castello del Buonconsiglio, oltre ad una decorazione a grottesche. Il principe vescovo amava ritirarsi in questi ambienti così raccolti ed intimi.
In Sala Scarlatti invece nel Magno Palazzo si nasconde un altro luogo molto intimo del principe vescovo: lo studiolo di Bernardo Cles, altro ambiente fuori dal percorso di visita.
In quelle piccole stanze si ritirava a leggere ma allo stesso tempo poteva ascoltare le preghiere che venivano recitate nella cappella del primo piano del Magno Palazzo senza che nessuno potesse vederlo. Grazie ad un foro nella parete poteva seguire ciò che accadeva nella stanza al piano inferiore. Oggi il visitatore può notare questa apertura nella cappella clesiana alzando lo sguardo tra le magnifiche terracotte di Zaccaria Zacchi.
In Castelvecchio un’altra zona non visitabile sono gli appartamenti Hinderbachiani.
Vicino alla Loggia veneziana una porta a parete cilindrica conduce in tre stanze all’ultimo piano del maniero. Magnifiche grottesche attribuite al Fogolino, una decorazione gotica monocroma cinquecentesca e un elegante camino con inserti marmorei neri con lo stemma Unitas del principe vescovo Cles lasciano a bocca aperta. Ma molti sono i luoghi da scoprire, come la salita alla Torre d’Augusto o la stanza dei famili, o i passaggi sotteranei segreti che si pensa collegassero il castello al centro della città.
Tutti segreti che si possono scoprire seguendo i canali social del castello, ai tempi del virus. In questo momento la maggior parte dei dipendenti del museo sono in smart working da una settimana. Telelavoro agevolato dalla direttrice Laura Dal Prà, dal direttore tecnicno Adriano Conci e dal responsabile amministrativo Paolo Mattivi. Tuttavia alcuni custodi, tecnici e amministrativi presidiano il castello a turno. In attesa che questo dramma finisca e si possa tornare a godere dal vivo del maniero cittadino.