Piazza Duomo di Trento diventerà due volte al giorno un «carillon» gigante e storico
Nel ricco calendario di appuntamenti in programma quest’anno all’interno della 68° edizione del Trento Film Festival, il Centro Servizi Culturali S. Chiara si inserisce con una proposta di spettacolo all’insegna della creatività e della professionalità locale.
“COME UN CARILLON. Storie e cronache di una città cattedrale”, è questo il titolo della nuova produzione promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trento, e affidata all’organizzazione del Centro Santa Chiara, frutto della collaborazione tra sei artisti del nostro territorio: Giuseppe Calliari (testo), Andrea Castelli (voce), Stefano Benedetti (video), Mariano De Tassis (luci), Carlo Casillo (arrangiamenti e effetti sonori), e Cristina Pietrantonio (coordinamento artistico).
Una video installazione che, da mercoledì 26 agosto a mercoledì 2 settembre, verrà proiettata in Piazza Duomo a Trento per due volte al giorno (ore 21.30 e 22.30). Il Duomo di Trento, sfondo abituale dei propri percorsi o incontro di passaggio, prenderà vita e parola per raccontare la sua storia e farsi guardare con occhi nuovi.
La storia della piazza cittadina viene quindi ripercorsa a ritroso, raccontando le svolte della storia attraverso la voce di chi c’era, pur essendo “nessuno”. Dal Sessantotto alla Grande Guerra, dall’Illuminismo al Concilio, dalla fabbrica della Cattedrale alle città romana, suoni e immagini rievocano la storia millenaria del “cuore di pietra” di questa città, linea di confine tra dentro e fuori, tra dimensione politica e religiosa, simbolo di un dialogo spesso conflittuale tra mondi diversi. Una montagna fatta a pezzi e spostata altrove per diventare simbolo, argine, sostegno di un’Europa in costruzione. L’installazione si dipana a tempo di musica, in forma di ballata e trasforma la facciata del Duomo in una cattedrale di luce. La pietra è testimone impassibile delle umane vicende e, forse, chi oggi si trova a sfiorare queste mura, sfondo abituale dei propri percorsi o incontro di passaggio, le guarderà con occhi nuovi.
La proiezione, della durata di 15 minuti, si apre con una riflessione sul ruolo che la piazza ha avuto negli anni all’interno del dibattito fra politica e religione. Si ritorna così al marzo del ’68, quando gli studenti di sociologia, durante la lunga occupazione della facoltà, inventano il Controquaresimale: dopo aver interrotto il predicatore, escono dalla cattedrale per leggere Balducci, Milani, Paoli. La piazza è un parcheggio, nella religione del boom economico e del consumismo, tanto inviso alla nuova generazione autoritaria e anticapitalistica. A fare da sottofondo, i cori di protesta e le canzoni di Bob Dylan.
Dalla protesta del ’68 si passa alla Grande Guerra, per poi spostare l’attenzione di fronte alla facciata: in contrasto creativo con quest’ultima, ecco la fontana del Nettuno, il cui tridente sta per Tridentum, la città romana e pagana, riletta in chiave illuminista, laica. Il progresso, rappresentato dall’acqua che zampilla continuamente (condotta dalle colline di Pontealto), parla un linguaggio barocco, anticlassico, ma richiama la classicità del mito. Ad accompagnare il testo, l’ouverture da “Idomeo, re di Creta” di Mozart (1780), prima importante “opera seria” del compositore austriaco, suggeritagli dall’abate letterato G.B. Varesco (da Trento cappellano alla corte di Salisburgo dal 1766).
Il carillon temporale ricorda poi la processione inaugurale del Concilio di Trento (13 dicembre 1545) passata dalla porta vescovile, e la rottura dell’Europa. E ancora la fabbrica del Duomo: un’opera collettiva e secolare, costruita sotto la guida dei d’Arogno per trasformarla nel simbolo del neonato Principato vescovile.
Un emblema ancora oggi ben leggibile, in cui religione e politica erano perfettamente integrati, sotto la protezione del Sacro Romano Impero. Infine, sulle sue stesse mura, la Cattedrale racconta dell’abbattimento della monumentale Porta Veronensis (l’ingresso alla città) per includere nella città la cattedrale e il culto di Vigilio, memoria del recente passaggio del suo feretro (400 d.C.) verso l’area cimiteriale, suo futuro luogo di culto.