Nicola Segatta, il liutaio trentino che piace a Sollima e il nuovo lavoro "Concerto Bizantino"
TRENTO - «Nicola è un artista speciale che non esito a definire genio, uno di quei personaggi che riportano alla mente e all'immaginazione certe personalità del rinascimento italiano; contemporaneamente musici, letterati, liutai, cantori, compositori, filosofi, scienziati». Sono queste le parole che Giovanni Sollima dedica a Nicola Segatta, compositore, violoncellista, liutaio e autore, di Trento.
Con alle spalle una lunga serie di progetti, fra cui, dal 2011 quelli insieme all'ensemble La Piccola Orchestra Lumière, il musicista, classe 1982, ha scritto colonne sonore per cinema muto, radiodrammi, musica per teatro e danza. In questa intervista ci racconta il suo ultimo, suggestivo, lavoro, Concerto Bizantino ma anche il suo rapporto con Sollima, il suo progetto con WuMing2 e un brano dedicato al free - climber Manolo.
Nicola Segatta, da quali suggestioni nasce il suo ultimo cd?
«Come racconto nel libretto che lo accompagna non sono mai stato a Istanbul, né a Bisanzio o a Costantinopoli. Quello che so del Bosforo l'ho scoperto dalla lettura di Nazim Hikmet, Orhan Pamuk, dalle lezioni alla radio di Alessandro Barbero, dal telegiornale, dall'amico Andrès Rodrigo Lopez o da altri viaggiatori. La Bisanzio da cui proviene questo concerto rappresenta un ponte ideale tra oriente e occidente, tra le due polarità, i due emisferi che dialogano da millenni nel cervello dell'umanità».Bisanzio, ora Istanbul, è appunto un simbolo d'incontro fra oriente e occidente.
«Questo lavoro sposa la musica classica e la tradizione popolare ebraica, armena, ottomana e slava. Mentre in gioventù studiavo musica classica (pianoforte e violoncello) come molti mi sono innamorato di due generi che andavano di moda a cavallo tra i due millenni: musica balcanica e musica klezmer. A queste passioni si è aggiunta più tardi una terza per la musica e la cultura dell'Armenia. Da sempre Oriente e Occidente si attraggono in musica. Il figlio forse più celebre di questa unione, per fare un esempio, è il Rondò "Alla turca" di Mozart».
Quali sono le forme sonore di questo "Concerto Bizantino"?
«Le melodie e i timbri sono orientali, ma ho utilizzato una forma storica occidentale: il concerto. Nel concerto uno strumentista solo - in questo caso, un violoncellista - si contrappone a un'orchestra, una massa sonora di decine strumenti musicali che può sostenere o schiacciare il suo suono. È come un individuo che affronta il mondo e la società. Facendo un parallelo con la letteratura, se la dimensione di una canzone è simile a quella di una poesia, le proporzioni di un concerto assomigliano a quelle di un romanzo, o di un dramma teatrale. La sua struttura musicale è simile a una sceneggiatura: prevede una trama, suspense, colpi di scena. Ho dedicato molto tempo ad analizzare i concerti del passato, cercando stratagemmi con cui evitare un nemico mortale per l'ascoltatore: la noia».
Chi ha collaborato con lei? Con Sollima è un sodalizio che prosegue visto che aveva già collaborato con lei nel cd "Shakespeare for Dreamers" del 2017 e in "Ikone".
«Sollima per me è un amico, un maestro e un mentore. Una delle più preziose coincidenze che mi siano capitate è stato conoscerlo grazie a un'amicizia comune, Loual Riebel, che gli fece ascoltare la mia prima composizione. Giovanni mi telefonò e mi disse: voglio suonarla!»
Oltre al ruolo di compositore la sua passione per la musica si lega al lavoro di liutaio.
«Sì, ho un'attività artigianale, costruisco violoncelli. Suono uno strumento che ho costruito io: spero che molti altri seguano il mio esempio».
Cosa ci può anticipare del suo futuro?
«Con Giacomo Costantini e WuMing2 ho appena scritto una "Circopera" (un'opera lirica con il circo) per il Teatro di Jesi, sospesa per Covid e in attesa di andare in scena. Ora sto lavorando a una colonna sonora per una produzione di Mali Weil e Centrale Fies e a una suite che Sollima mi ha chiesto di scrivere per il violoncello a cinque corde che gli ho costruito. Un brano della Suite, Musica per scalare la Luna è dedicato al grande free-climber Manolo. Magari lo verrà a sapere da questo articolo».