Sirio Pivetti e il suo studio di registrazione: «Con il lockdown tante band in difficoltà»
Al Metrò Rec di Riva del Garda tante nuove produzioni: senza poter fare i live, i gruppi esplorano nuove sonorità e la competenza del fonico serve spesso per la spinta in più
TRENTO. Il 2020 ai Metrò Rec di Riva del Garda era iniziato con i festeggiamenti per gli otto anni di musica con il doppio live di Rebel Rootz e Next Point. Ora Marco Sirio Pivetti e il suo team hanno celebrato il nono compleanno, purtroppo senza musica live, con alle spalle nuove produzioni e tanti progetti in cantiere per questo 2021. Lo racconta qui Pivetti che nonostante il difficile frangente legato alla pandemia è rimasto sempre attivo.
Sirio Pivetti, quali conseguenze ha avuto il coronavirus, sull'attività dei Metrò Rec?
Anche se abbiamo registrato un calo siamo sempre stati aperti anche nei mesi più difficili grazie al nostro codice Ateco. Questo ci ha permesso di continuare a produrre, dapprima a distanza, con videocall e condivisione di sessione online per proseguire con le fasi in studio in cui le nostre sale e l'apparecchiatura erano indispensabili per proseguire il lavoro. Ci siamo dedicati a progetti creativi futuri mentre io ho avuto il tempo per scrivere di nuovo musica mia, cosa che non accadeva da tempo. Pur nelle difficoltà abbiamo lavorato a produzioni molto valide e in cui abbiamo creduto e crediamo molto.
Fra i lavori quello della band bolzanina The Giggers con un produttore artistico d'eccezione.
Con i Giggers lavoro da tempo: sono una di quelle band alle quali sono molto affezionato perché mi piace pensare che un po' siamo cresciuti insieme negli anni. Questa volta eravamo diretti da un produttore artistico d'eccellenza, come Ralph Roll, batterista di Chic e Nile Rodgers che, imbattutosi in alcuni provini della band, ha deciso di curarne tutta la produzione artistica. Abbiamo lavorato in maniera serrata per cinque giorni consecutivi, un'esperienza stimolante che ci ha messi alla prova con un pizzico di timore ma che si è svolta al meglio.
Fra le band più curiose, fin dal nome, i trentini Fanfara Tigre.
La richiesta dei Fanfara Tigre è stata fin da subito questa: “ Vogliamo cambiare sound per immergerci un pò di più nei nostri giorni “. A primo impatto poteva sembrare complicato visto l'organico della band: batteria, trombone, tromba, sax contralto e sax baritono. Tuttavia lavorando bene sulle pre produzioni e confrontandoci abbiamo trovato la strada giusta che ha mischiato il carattere “ street “ della band e più acustico con sonorità più rock ed elettroniche.
Altro nome emergente della scena trentina è quello dei Toolbar.
Per quanto riguarda Toolbar. Si sono presentati in studio la prima volta tre anni fa, stavano facendo ancora le scuole superiori, con una chitarra e una voce ma con idee secondo me bellissime. Ora hanno trovato la loro dimensione, allargando la band e le timbriche del sound che mischiano generi e influenze diverse. In poco tempo sono maturati tantissimo e le cose che stiamo facendo stanno avendo un ottimo riscontro>
Si pongono fra jazz e soul i lavori di due voci femminili: Serena Marchi e Damiana Dellantonio.
Serena ha realizzato il suo primo disco, strumentale "Le voci che resistono al vento" con una formazione di dieci elementi: un progetto di brani originali con influenze che vanno dalla musica classica alla musica jazz e latina per omaggiare, recuperandone anche l’immagine originaria, alcune delle figure femminili che animano il patrimonio di leggende che fin da tempi antichi si è diffuso nelle Dolomiti ed è anche lo specchio della cultura dei popoli che vi abitano, fondata appunto sul matriarcato. Damiana Dellantonio si è affidata a noi per il suo debuttio disografico, “ Plastica“, accompagnata dal fratello Enrico alle tastiere e da Andrea Polato alle batterie.
Nei suoi studi anche due nomi affermati del cantautorato trentino: Candirù e Francesco Camin.
Con Jacopo Candela, aka Candirù, lavoriamo da anni e le "faccende“ che porta in studio sono sempre originali. Questa volta è stato accompagnato da Chiara Benedetti, attrice nel progetto “ La teoria del colore “ in cui si riprendono le lettere di Van Gogh recitate, all’interno della musica. Camin è appena uscito con il singolo " Madre" sul quale abbiamo lavorato sulle ambientazioni e sui panorami sonori diventati parte essenziale della sua poesia. Nonostante la sua matrice cantautorale le sue nuove produzioni si spingono oltre ciò che si vede in facciata sia dal punto di vista del testo che delle sonorità.
Ora con chi sta lavorando?
Con i Bardique, nati dagli Strudel Party con le loro chitarre acustiche e i groove percussivi. Abbiamo iniziato il disco di Irene Banali, curato dal pianista e arrangiatore Alessandro Cristeli entrambi veronesi. In prossima uscita anche nuovi brani da Blind Prophecy, Franco Fornasari, Assecorto, tutti artisti che sono al momento al Metrò Rec.
Tanta voglia di fare musica ma la situazione dei live rischia di restare complessa per tutto il 2021.
Oltre alle produzioni in studio per noi c’è l’ambito live: come fonico anche di Rebel Rootz, Camin e spesso Bastard Sons of Dioniso ho subito in prima persona assieme agli artisti il calo che c’è stato. Oltre alla questione lavorativa, c’è la nostalgia del palco, delle emozioni che portano i concerti. Il 2020 è stato difficilissimo su questo fronte e mi piace pensare che quest'anno non possa andare peggio.