Angelo Branduardi: "La musica di adesso? Penosa, salvo qualche eccezione..."
Parla il noto artista che torna a Trento, nel segno di “Confessioni di un malandrino”, in duo con Fabio Valdemarin: appuntamento venerdì primo dicembre, all’Auditorium Santa Chiara
TRENTO. Angelo Branduardi, nel segno di “Confessioni di un malandrino”, in duo con Fabio Valdemarin, ritorna a Trento con il live in cartellone il 1° dicembre, all’Auditorium Santa Chiara. Inizio ore 21, biglietti ancora disponibili nel circuito Ticketone. Con il concerto Confessioni di un malandrino, Branduardi, presenta una versione particolare dei suoi brani più celebri insieme al polistrumentista Fabio Valdemarin, suo compagno di viaggio da ormai molti anni.
L’esibizione, come ci racconta il cantautore lombardo, si basa sul violino e la chitarra di Angelo e sulla “piccola orchestra” di Fabio che, oltre al pianoforte a coda, suonerà chitarre e fisarmonica.
Angelo Branduardi, iniziando dalla sigla del tour: lei si sente ancora un musicista malandrino?
“Lo sono sempre stato ma ero molto discreto. È la prima canzone che ho scritto quando avevo diciotto anni ed è considerata un po’ una sigla da parte di chi mi segue da tanto tempo, poi il libro che è uscito si chiamava così per cui ho deciso di tenerlo. Ma, malandrino lo sono davvero, credetemi!”.
Quanto è cambiato il fare musica oggi rispetto al secolo scorso?
“La musica di adesso è veramente penosa con qualche eccezione. Come dice Guccini, 'la musica di oggi non è né bella né brutta ma inutile'. Il concetto di melodia o ritmo, tutto ciò che costituisce una canzone viene un tantino, per essere buoni, preso sottogamba”.
Come sta vivendo l’approccio con una prodotto musicale sempre più digitale?
“Potrei dire che fra poco ci sarà l’intelligenza artificiale e scriveranno canzoni anche gli asini. Io uso ovviamente tutto ciò che è digitale ma sempre col grano di sale, privilegiando il suono analogico che è più bello di quello digitale”.
Il vinile resiste ancora: cosa ne pensa?
“I vinili sono una cosa da collezionisti. Se devo essere sincero, il vinile non suona bene da un punto di vista tecnico. In teoria potrebbe anche suonere meglio ma devi tagliare i bassi, c’è distorsione mentre vai verso il centro. Noi mettevamo sempre le canzoni belle all’inizio e quelle meno belle dopo dove il suono viene molto spesso distorto”.
Quali forme avrà il live di Trento al suo fianco il polistrumentista Fabio Valdemarin?
“È un concerto anomalo e molto coraggioso, all’inizio avevamo dei dubbi ma si è rivelato un grande successo. E’ totalmente acustico solo con due polistrumentisti, io e Fabio Valdemarin, e rivediamo tanti brani del repertorio che non avevamo mai suonato dal vivo. Pezzi che stanno riscuotendo un grande successo forse perché la gente se li ricorda. Il concetto è che meno c’è più c’è ma si presenta molto bene con un pianoforte a coda, di sicuro di rumore ne facciamo abbastanza”.
Fra i suoi “classici” qual è quello che le piace eseguire più degli altri?
“Direi Alla fiera dell’est perché viene cantata da tutte le mamme per far dormire i figli, viene insegnata nelle scuole materne ed elementari. I bambini la imparano e la cantano senza sapere chi è Branduardi. Questo significa che la canzone non mi appartiene più, è diventata patrimonio popolare ed è un’ambizione enorme che io avevo perché ti dà un pizzico di immortalità”.
Qual è il suo album ideale che consiglierebbe per scoprire, se non lo si fosse mai ascoltato, Angelo Branduardi?
“Se fossi messo con le spalle al muro – sorride il cantautore - direi La luna nel 1975 perché ci sono già tutti gli elementi che avrebbero costituito più di 50 anni di carriera e 40 di scrittura. Poi ci tengo molto alla mia serie di 8 dischi di musica antica Futuro antico e voglio arrivare a dieci. Abbiamo avuto 12.000 spettatori a Roma a un concerto di musica antica in cui non facevo niente di mio. Ho in testa prima della fine della carriera di fare una tournée di musica antica”
Il 2024 sarà l’anno buono per un suo nuovo disco?
“Al momento non ho progetti discografici. Mi piace tantissimo andare in giro a suonare e non ho idee per cui valga la pena fermarmi e fare un disco nuovo. Poi non si sa mai, magari lo farò un nuovo album di inediti ma ci vorrà un po’ di tempo”.