Castel Ivano, da sabato la mostra di Ballen e Witkin: forse la più bella dell'anno in Trentino
In Valsugana l'esposizione, in anteprima assoluta in Italia, dedicata a questi due fotografi, uno americano e l’altro del Sud Africa, voluta dall’associazione Chirone con la direzione artistica di Fulvio de Pellegrin e Paolo Dolzan, a cura di Fortunato d’Amico e coordinata da Cristina Gatti
CASTEL IVANO. Forse è la mostra più bella ed intrigante dell’anno in Trentino. E per fortuna che gli “eventi” non vengono creati solo dal MART, ma anche da altre realtà molto meno potenti, ma altrettanto significative per originalità e coraggio, anche e soprattutto nel trovare risorse finanziarie per realizzarle. Come questa esposizione unica e in anteprima assoluta in Italia, «The Uncanny Lens/La lente inquietante: Roger Ballen – Joel-Peter Witkin», a Castel Ivano in Valsugana, dedicata a questi due fotografi, uno americano e l’altro del Sud Africa, voluta dall’Associazione Chirone con la direzione artistica di Fulvio de Pellegrin e Paolo Dolzan, che ha assegnato la cura a Fortunato d’Amico e coordinata da Cristina Gatti.
Il sostegno di questo importante progetto è dell’Amministrazione comunale di Castel Ivano e in particolare dell’assessore alla cultura Attilio Pedenzini che ha creduto e capito questa esposizione e della Casa editrice tarantina Fallone Editore che voluto editare il catalogo stampato da Litodelta di Scurelle, avendo alle spalle importanti e particolari pubblicazioni di arte, fotografia e cultura, oltre al supporto del Museo Etnografico di San Michele all’Adige.
In questa proposta espositiva questi due fotografi, di fama internazionale, sono messi l’uno al cospetto dell’altro per contiguità teorica e trasgressiva, con opere tutte rigorosamente in bianco e nero. La scelta delle opere fotografiche, opere selezionate dagli autori stessi, mostrano un’ inedita e sotterranea condivisione se non formale sicuramente rivolta a comuni riferimenti come il mito e il fantastico, tratti dalla storia dell’arte con particolare attenzione, quasi diretta, alle avanguardie, ma soprattutto a certi artisti surrealisti. Il titolo della mostra fa da dispositivo che prende la lente come strumento per individuare e isolare, in quell’ enorme mare magnum, il perturbante, l’ inquietante più estremo, e che viene dal profondo della creatività artistica.
La visione delle opere non è riappacificante per il visitatore perché sono tutti e due lavori estremi e radicalmente non facili da visionare . Se le fotografie di Witkin, americano, «sono orientate al macabro, includono cadaveri frammenti anatomici» anticipando lo scatto «con un’accurata progettazione, attraverso schizzi preliminari e successivamente si serve di esposizioni multiple, montaggi e fotoincisioni per permeare le scene con una qualità onirica, mistica e occulta». Germano Celant aveva curato nel 1995 una mostra a lui dedicata al castello di Rivoli molto importante perché mai cosi ampia in Italia, qui siamo ad un confronto fra i due fotografi che è tutto da studiare.
Roger Ballen invece raccoglie oggetti scartati o dimenticati e ritrovati, «manichini umani e parti del corpo reali, elementi grafici come fili e disegni art-brut, giocattoli e animali domestici (uccelli, gatti, ratti)», la fotografia inquadra una rappresentazione che ha come soggetto l’inquietante delle cose.
L’esposizione raccoglie le fotografie a dittico come in (Roger Ballen “John Behind a Man called Mahillo”/Joel Peter Witkin “Potrait of Joel” (qui sotto) dove i lavori vedono al loro centro una dissoluzione estrema dell’ identità corporea, ma per arrivare a questo, il percorso è la scarnificazione dell’immagine portata e alla nudità visiva.
Tutti e due gli artisti affrontano, in modo formalmente diverso, questo tema, all’interno della mostra Clock Faced Man, per Witkin, «il corpo carnale è sostituito da una sagoma nera di ciclope fantoccio raggelato dallo scatto fotografico con la sua testa da orologio inceppato fuori dalla realtà ordinaria» mentre Ballen, in Bewildered, il tempo «è rappresentato dalle pale di un ventilatore bloccato, serrato tra i pugni di una figura irriconoscibile che se ne serve come maschera».
Nel dittico “Underword “ / “Modifications On A Sculptur” i due dissolvono l’identità raschiando” la maschera di carne esponendo le ossa del cranio, replicando il nostro impedimento a conoscere la verità dato che teschi fotografati sono anch’essi maschere».
Questa è una mostra che ha un effetto visivo equivalente ad un pugno nello stomaco di un’opera letteraria, tanto auspicata e teorizzata, per un cambiamento significativo nella cultura personale di ognuno di noi. Cambia qualcosa se una cosa è forte e decisa perché inaspettata che sorprende la nostra, in questo caso, visione del mondo.
Joel-Peter Witkin è nato nel 1939 a Brooklyn, New York. All’inizio della sua vita, l’artista fu testimone di un raccapricciante incidente d’auto in cui una bambina fu decapitata. Questo evento traumatico ha lasciato un segno indelebile nella psiche dell’artista e ha permeato tutti gli aspetti della sua visione creativa e della sua sensibilità per tutta la vita. Witkin ha fatto la sua prima fotografia quando aveva undici anni. Edward Steichen selezionò una delle fotografie di Witkin per la collezione permanente del Museum of Modern Art quando Joel aveva sedici anni. A ventun anni, Witkin si arruolò come fotografo nell’esercito degli Stati Uniti, dal 1961 al 1964. Ha conseguito un B.F.A. degree presso la Cooper Union, in Scultura. Ha ottenuto una borsa di studio in scrittura alla Columbia University. Nel 1975, Witkin si trasferì nel New Mexico. Ha conseguito un M.A. e un M.F.A. in Fotografia presso l’Università del New Mexico. Witkin crea quadri elaborati che presentano nani, ermafroditi, persone con capacità fisiche o deformità insolite, cadaveri mutilati e parti del corpo amputate dai morti, ottenute da scuole di medicina, manicomi e obitori. Le fotografie che ne risultano sono allo stesso tempo di una bellezza inquietante e grottesca, oltre a sfidare le nozioni consolidate di bellezza e normalità. Witkin ha tenuto oltre 150 mostre personali in musei e gallerie. Sul suo lavoro sono state pubblicate venticinque monografie. Ha ricevuto quattro National Endowments in Photography. Nel 1990 è stato nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere di Francia. Nel 1996 ha ricevuto una retrospettiva al Guggenheim Museum di New York. Nel 2000 è stato nominato Commendatore delle Arti e delle Lettere di Francia. Più di recente, nell’ottobre 2022, ha partecipato a una mostra collettiva intitolata Les Choses al Louvre di Parigi. Sul suo lavoro sono stati realizzati quattro documentari. Le opere di Witkin sono incluse in numerose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art (MoMA) di New York; il Museo d’Arte Moderna di San Francisco, California; la National Gallery of Art, Washington D.C.; Centre George Pompidou, Parigi; Victoria and Albert Museum (V&A), Londra; Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Getty Museum, Los Angeles; Stedelijk Museum, Amsterdam; il Metropolitan Museum of Art di New York, tra gli altri. L’artista vive attualmente ad Albuquerque, New Mexico.
Nato negli Stati Uniti e residente a Johannesburg, in Sudafrica, Roger Ballen è uno dei fotografi più importanti della sua generazione. Ha pubblicato oltre 25 libri e recentemente Thames and Hudson ha pubblicato il suo libro Ballenesque, Roger Ballen – A Retrospective, un libro importante delle sue opere raccolte. Le sue fotografie sono collezionate in alcuni dei più importanti musei del mondo.
La sua opera, che abbraccia cinque decenni, è iniziata con il campo della fotografia documentaria, ma si è evoluta nella creazione di distintivi regni romanzati che integrano anche i mezzi del film, dell’installazione, del teatro, della scultura, della pittura e del disegno. Ballen descrive le sue opere come “psicodrammi esistenziali” che toccano la mente subconscia ed evocano il ventre molle della condizione umana. Mirano a sfondare i pensieri e i sentimenti repressi coinvolgendolo nei temi del caos e dell’ordine, della follia o degli stati d’animo indisciplinati, del rapporto umano con il mondo animale, della vita e della morte, degli archetipi universali della psiche e delle esperienze di alterità. Attraverso il suo linguaggio visivo unico e complesso, e i suoi temi universali e profondi, l’artista ha dato un contributo duraturo al campo dell’arte. [https://www.rogerballen.com/] Ballen è stato anche il creatore di diversi cortometraggi acclamati ed esposti che si incastrano con la sua serie fotografica. Ballen è stato uno degli artisti che ha rappresentato il Sudafrica alla Biennale Arte di Venezia 2022. È anche fondatore e direttore esecutivo dell’Inside Out Centre for the Arts di Johannesburg, aperto al pubblico nel marzo 2023. Il Centro ha lo scopo di promuovere la consapevolezza delle questioni legate all’Africa attraverso mostre e programmi educativi. La sua prima mostra, intitolata End of the Game, esplora la decimazione della fauna selvatica in Africa sia attraverso i reperti storici che le fotografie e le installazioni di Ballen.
Roger Ballen, Joel Peter Witkin, The Uncanny Lens /La Lente Inquietante, 60 opere fotografiche dei due artisti. La prima mostra in Italia nell'ambito di un tour internazionale nella cornice medievale di Castel Ivano dal 16 marzo al 13 aprile 2024. Orari: martedì-domenica 9-12 e 14-18, lunedì chiuso.