Cultura / Il lutto

L'addio a Giovanna Marini, indimenticabile testimone e protagonista della musica popolare

Il ricordo commosso dell'etnomusicologo trentino Renato Morelli, che alla cantante, compositrice e ricercatrice romana aveva anche dedicato un documentario/intervista negli anni Novanta. Giovanna Marini ha dedicato la sua vita alla tradizione orale e negli anni Settanta fondò la scuola di musica popolare di Testaccio, tuttora in attività

TRENTO. Anche il noto etnomusicologo e musicista trentino Renato Morelli ha ricordato con commozione la recente scomparsa di Giovanna Marini, figura preminente nel mondo del canto popolare e delle relative ricerche storiche in Italia.

Alla musicista romana, sua cara amica, Morelli ha dedicato anche un interessante documentario/intervista, realizzato negli anni Novanta: Giovanna Marini. Le vie del canto.

La conversazione con questa straordinaria testimone della storia italiana (musicale e non) avvenne in occasione di un concerto della Marini con il suo quartetto (Patrizia Bovi, Francesca Breschi, Patrizia Nasini).

In questa preziosa testimonianza, ricorda Morelli, "Giovanna tocca vari argomenti: il rapporto fra la musica popolare di tradizione orale e la musica colta, la sua famiglia con quattro generazioni di musicisti, l’incontro con Roberto Leydi e lo storico spettacolo Bella ciao, la scoperta dell’impegno politico, l’inizio della ricerca sul campo, l’incontro con Pasolini, la nascita della scuola del Testaccio, l’insegnamento in Francia, il caso del Miserere di Santulussurgiu, il suo rapporto con Piero Arcangeli". Nel documentario vengono anche eseguito numerosi brani.

"Saremo per sempre riconoscenti a Giovanna Marini, per il suo lavoro di ricerca prezioso e anche coraggioso. Perdiamo un'autentica cantastorie", scrive Angelo Branduardi tra i tanti che dicono addio sui social a Giovanna Marini, scomparsa a 87 anni, sintetizzando il lavoro e il valore di questa artista. Compositrice, cantante, ricercatrice che ha dedicato la sua vita alla tradizione orale fondando la scuola di musica popolare di Testaccio negli anni Settanta, la prima nel suo genere, che continua la sua attività ancora oggi.

Nata a Roma (città in cui è scomparsa) il 19 gennaio del 1937, in una famiglia di musicisti, ha collaborato con la punta di diamante degli artisti italiani - da Calvino a Dario Fo - che hanno cercato di far combaciare letteratura colta e popolare, che nella tradizione italiana sono spesso andate sulla stessa linea. diplomata in chitarra al conservatorio di Santa Cecilia, ha perfezionato i suoi studi con Andres Segovia. Agli inizi degli anni Sessanta Giovanna Marini entra in contatto con i maggiori intellettuali e studiosi della tradizione popolare italiana, tra i quali Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Roberto Lydi, Gianni Bosio e Diego Carpitella.

Nel 1964 a Spoleto prende parte allo spettacolo Bella Ciao, provocando scandalo e reazioni indignate da parte del pubblico.

È il nucleo fondante del Nuovo Canzoniere Italiano, collabora con il celebre poeta in lingua sarda Peppino Marotto, dal quale impara l'arte della narrazione popolare improvvisata, ed e' una colonna portante dell'Istituto Ernesto De Martino, in cui raccoglie i canti popolari da lei scoperti e catalogati.

Tra i suoi spettacoli, Ci ragiono e canto, diretto da Dario Fo nel 1965, Vi parlo dell'America, Chiesa Chiesa ed Eroe.

Nel '74 fonda a Roma la Scuola Popolare di Testaccio.

Nel 2002 con Francesco De Gregori incide l'album Il fischio del vapore, facendo conoscere dopo 40 anni il suo nome al grande pubblico.

Nel 2005 compone le musiche di Le ceneri di Gramsci, sul testo di Paolini, da cui nel 2006 viene tratto il disco omonimo. Colonna della musica italiana del Novecento, definita la 'Joan Baez italiana', riporta in auge il valore del canto popolare e il suo valore politico, riportando alla luce in un lavoro filologico il Nuovo Canzoniere italiano che porta in giro per teatri e piazze della penisola.

Importante il materiale raccolto in raccolto in Salento tra il 1960 e gli inizi degli anni Settanta. Il suo lavoro di ricerca le vale la cattedra di etnomusicologia. Collabora con Marco Paolini per un opera su Ustica, rimane nella storia il suo Lamento per Pasolini, i suoi Treni per Reggio Calabria.

In tutti questi anni ha scritto molta musica per teatro e per il cinema: opere dirette da Attilio Corsini, Marco Mattolini (La donna ragno, L'ècole des femmes, Funerale, Pentesilea, Robinson Crusoe mercante di York, Nora Helmer, regia di Carlo Quartucci), Fabbrica di Ascanio Celestini; per il cinema: tutte le opere di Citto Maselli a partire dal 67 (Lettera aperta a un giornale della sera, Storia d'amore, Il sospetto, I sei operai, L'alba, Avventura di un fotografo, Codice privato, Il segreto, Cronache del terzo millennio), Café Express di Nanni Loy, Terminal di Paolo Breccia, Teresa Raquin di Giancarlo Cobelli, e altri.

Nel 2016 la sua musica ha fatto da colonna sonora al documentario Un paese di Calabria incentrato sulla storia del comune di Riace. Il suo Bella ciao cantato nel cuore della Garbatella, colonna sonora del 25 aprile del 2023.

"Giovanna Marini è una delle personalità più deflagranti del nostro secondo dopoguerra. Seguendo il suo percorso, le sue passioni e i suoi incontri, si può seguire la storia non ufficiale del nostro paese": così Moni Ovadia, direttore artistico del Terni Film Festival, ricorda la voce del canto popolare italiano.

Marini era stata ospite del festival ternano - che ne riferisce in una sua nota - nel 2022 per presentare il documentario Giovanna, storie di una voce di Chiara Ronchini, con il quale aveva vinto l'Angelo di Dominioni per la Migliore colonna sonora.

"Giovanna è uno dei tesori dell'arte vivente italiana" aveva detto Ovadia in quell'occasione accogliendola al Cinema Politeama: "Non esiste qualcuno che si è mosso come lei, non ci sono paragoni possibili.

In tanti ci siamo cimentati con la musica della tradizione orale, ma quello che ha fatto Giovanna è un'altra cosa e non sta contenuto in una sola definizione".

"I treni per Reggio Calabria è una sorta di Iliade delle lotte del movimento operaio - aggiunge l'artista di origini bulgare - è un epos narrativo, non solo un momento musicale. Giovanna si è abbeverata alla cultura orale per poi restituirla con una maestà incredibile".

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