Spettacoli / Intervista

Arturo Brachetti: porterò il pubblico di Trento sull'ottovolante di Cabaret

Appuntamento all’Auditorium sabato 1° febbraio e domenica 2: «Alla versione originale abbiamo aggiunto alcune scene: un’ammucchiata all’inizio e uno sguardo verso il futuro in cui tutto crolla alla fine. Ci sono anche delle piccole parodie che nel cabaret degli anni Trenta si facevano: si rideva del nazismo prima che il nazismo mettesse a tacere tutto e tutti»

di Fabio De Santi

TRENTO – Uno spettacolo che fa immergere il pubblico nella sfrenata Berlino degli anni 30 ad un passo dall’avvento del nazismo, tra eccessi, privazione delle libertà, decadenza e contraddizioni quotidiane, in un momento storico distante ma nello stesso tempo anche molto attuale. Queste le forme di “Cabaret – The Musical” con la regia di Arturo Brachetti e Luciano Cannito in scena all’Auditorium sabato 1° febbraio alle 21 e domenica 2 alle 17.

Di “Cabaret” abbiamo parlato con un fuoriclasse del trasformismo come Arturo Brachetti che ci racconta anche la sua passione per il canto.

Arturo Brachetti, quali sono le radici di questo musical?

“Durante la pandemia ho imparato a cantare e di conseguenza mi sono detto che era arrivato il momento giusto per fare cabaret. Pensavo di non essere portato al canto perché mi hanno sempre detto che ero stonato e non ci ho mai provato, perdendo magari, ma lo dico ora, chissà quante occasioni. A sessant’anni pensi di non avere più niente da imparare e invece è bellissimo apprendere cose nuove. Il cabaret mi appartiene come mondo perché l’ho fatto sia in Francia sia a Berlino, conosco quell’energia. Alla versione originale di Cabaret abbiamo aggiunto alcune scene: un’ammucchiata all’inizio e uno sguardo verso il futuro in cui tutto crolla alla fine. Ci sono anche delle piccole parodie che nel cabaret degli anni Trenta si facevano: si rideva del nazismo prima che il nazismo mettesse a tacere tutto e tutti”.

Quali colori ha la sua regia?

“La divido con Luciano Cannito, bravissimo con i movimenti di scena e la direzione degli attori, mentre io sono più adatto per le luci e i costumi. Abbiamo cercato di realizzare una versione cinematografico con scenografie, tappezzeria a vista, per spezzettare le scene con un prima, un dopo, durante, un altro punto di vista, primo piano perché siamo nel 2025 e l’attenzione è calata completamente quindi una scena da dieci minuti la dividiamo in due da quattro”.

Un musical vorticoso.

“Sì, Cabaret è un ottovolante: si passa dalla scena sexy a quella inquietante, da una divertente a una d’amore e poi di nuovo a una tragica e al divertimento più sfrenato. Non è mai noioso, emotivamente è come una trottola: vai su, già ed esci bello shakerato e questo è importante perché si paga un biglietto di teatro per vivere un’emozione. Voglio sottolineare che non è il solito spettacolo di Brachetti, non portate i bambini sotto i 14 anni perché non è rivolto anche a loro”.

Parliamo del suo personaggio, Emcee, presentatore ambiguo e irriverente.

“Lac Cosa più affascinante di Emcee rispetto al nostro presente è che nonostante sia uno che sembra non abbia confini come molti adesso, nonostante la grandissima libertà sessuale e di espressione dei nostri giorni,  è un qualunquista tremendo che dice in una canzone “Non mi importa chi vuol comandare”. È un po’ il cittadino comune di adesso che vede il ritorno delle ultra-destre come qualcosa di lontano, che non fa paura, tanto sono solo delle frasi così, le stesse cose le dicevano Hitler. Spero che le persone siano maturate rispetto ad allora ma a furia di dire 'e vabbè' per il dittatore coreano o per Trump un giorno ci sveglieremo e saremo in un altro mondo. La cosa tragica è che Emcee non se ne accorge e sarà il primo a pagare”.

In quale modo la musica dal vivo contribuisce all'atmosfera dello spettacolo?

“È un musical dove non è che si canta alla cavolo come capita spesso in questo genere di show, qui c’è il cabaret, quindi si canta perché c’è il cabaret e la musica è assolutamente coerente con la scena che stiamo vedendo. Alcune musiche sono molto conosciute e la gente si trova a cantare brani classici”.

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