Presto una superbanca cooperativa da un miliardo Cassa centrale capofila: 91 Bcc e azionariato popolare
Casse rurali e Bcc in profondo rosso, Bce, Banca d'Italia e governo che chiedono una drastica riforma del credito cooperativo che garantisca la solidità del sistema. Il credito coop trentino risponde con un progetto che va molto al di là delle già ipotizzate fusioni o holding del Nord Est. La proposta sul piatto è che Cassa centrale banca divenga la capogruppo di 91 banche cooperative in tutta Italia, comprese le 40 Rurali trentine, con una maxi capitalizzazione da 1 miliardo di euro.
Di esso, 550 milioni verrebbero dal patrimonio aggregato dell'attuale Cassa centrale, compreso il socio forte tedesco Dz Bank (che nel 2014 ha fatto 1,6 miliardi di utile), di Mediocredito Trentino Alto Adige, destinato a diventare la banca del gruppo per le imprese, delle società informatiche Phoenix e Ibt. Altri 450 milioni deriverebbero da un aumento di capitale offerto in sottoscrizione a investitori esterni e, soprattutto, a soci e risparmiatori delle Rurali, cioè all' azionariato popolare.
Il progetto è stato presentato all'ultima riunione di Federcasse a Roma, nell'ambito della discussione sulle holding nazionali del movimento, ma l'intenzione è di procedere comunque. Perché l'obiettivo è creare una superbanca del credito coop che, come richiesto dalle autorità di vigilanza, garantisca i risparmiatori e possa salvare le Casse in difficoltà senza ricorrere a aiuti esterni.
Venerdì scorso a Roma il comitato esecutivo di Federcasse, che sta lavorando al progetto di autoriforma del credito cooperativo, si è confrontato con le tre banche di secondo livello del sistema, Iccrea Holding, Cassa Centrale Banca e Cassa Centrale Raiffeisen. Iccrea ha presentato un ragionamento generale sulla holding nazionale, le Raiffeisen altoatesine hanno ribadito che faranno il loro gruppo mentre l'unica che ha presentato un vero e proprio piano industriale, sulle linee spiegate in questa pagina, è stata Cassa centrale.
«Il gruppo di 91 banche che proponiamo tiene dal punto di vista economico - spiega il presidente di Cassa centrale Giorgio Fracalossi - Con la patrimonializzazione da 1 miliardo di euro a cui puntiamo, possiamo sostenere il patrimonio delle Bcc in difficoltà. È previsto un patto di dominio tra holding e banche del gruppo, ma noi pensiamo a un patto non uguale per tutte le Rurali e Bcc, bensì modulato in funzione della situazione della banca. Se va bene, non c'è bisogno di governarla, se invece è in crisi possiamo intervenire». Cassa centrale subirà una profonda trasformazione da semplice banca di secondo livello a capogruppo, ma ha i suoi punti di forza nei conti sani, con un dividendo che negli ultimi anni è stato il 4% del capitale, e nel socio tedesco (al 25%), il colosso delle banche coop Dz Bank.
Le Rurali trentine non sono quelle che stanno peggio a livello nazionale, ma anche qui i conti 2014 sono stati falcidiati dalla pulizia di bilancio chiesta da Bankitalia, con svalutazioni di crediti per 362 milioni, il 34% in più dell'anno precedente. Le perdite totali arrivano a 56 milioni e sono solo parzialmente compensate da utili per oltre 20 milioni . Rimane un saldo negativo superiore a 30 milioni (l'Adige del 24 febbraio). Senza contare la Rurale di Folgaria, sempre commissariata. Solo con i risultati di Cassa centrale, che dovrebbe chiudere con un utile netto non lontano dai 14 milioni dell'anno scorso, e delle società informatiche il saldo del sistema è positivo per 6 milioni.
«Il nostro progetto - spiega Fracalossi - prevede un gruppo bancario con le 40 Rurali trentine, 25 Bcc di Veneto e Friuli, 25 di altre regioni. Con Mediocredito e le altre società di sistema raggiungiamo un patrimonio di 550 milioni. Per arrivare a 1 miliardo, la capogruppo si approvvigionerà sui mercati esterni. Utilizzeremo l'articolo 150 ter del Testo unico bancario sulle azioni di finanziamento».
In questo modo «l'aumento di capitale potrà essere sottoscritto anche da banche che oggi non sono socie e, soprattutto, dall'azionariato popolare».
Perché l'offerta funzioni, sottolinea Fracalossi, «dobbiamo garantire un rendimento, e Cassa centrale pagherà anche quest'anno il 4% sul capitale, e un mercato di acquisto delle azioni, per cui costituiremo un fondo acquisto azioni proprie pari a circa il 10% del totale, come serbatoio per la compravendita di azioni».