Basso Trentino, arriva la fabbrica del legno Design a Rovereto: promessi posti di lavoro
Ri-Legno è molto cresciuta e stiamo per superare il muro del milione di euro di fatturato, dopo tre anni di attività
Che il legno sia una risorsa decisamente «local» è risaputo. Ma che si possa diventare industriali sfruttando la trentinissima materia prima e fornire prodotti di qualità se non addirittura di design per settori di uso quotidiano (e dunque per la gente comune, non solo per i vip) non è così scontato. Eppure qualcuno ce la sta facendo e si tratta di un’ormai ex start-up lanciata nel mondo dell’economia globale, ma con forti radici locali, da Progetto Manifattura.
Insomma, l’incubatore di idee sta sfornando imprese nella «fabbrica» sostenibile come palloncini ad una festa di compleanno. E l’esempio dei bambini è calzante visto che la società Ri-Legno dei giovani ingegneri Lavinia Sartori e Giulio Franceschini è partita proprio dai parchi giochi.
«Più sicurezza e minori costi per le amministrazioni con una gestione e una riqualificazione dei giochi in legno». Detto in parole povere si tratta di un servizio «medico» per rendere sicuri e duraturi i parchi rivolti ai piccoli. E non con interventi estetici ma di «chirurgia» per evitare guai. Adesso, però, è il momento per diventare grandi. E avviare, appunto, una produzione su vasta scala con relativa assunzione di personale, posti di lavoro che sono merce rara. «Per ora saranno tre dipendenti ma a regime contiamo di arrivare almeno a 15», conferma la titolare.
Il progetto, ormai in dirittura d’arrivo (anche se l’area su cui sorgerà lo stabilimento da 1.600 metri quadrati è top secret, «per ragioni sindacali ma la sede e gli uffici rimarranno in Manifattura»), punta sulla rigenerazione di strutture e nuovi edifici di legno con materiali rinnovabili e mobili di design dagli scarti di produzione; un modo per chiudere il cerchio della sostenibilità e far ripartire il mondo del lavoro.
«Ci saranno lavorazioni di legni lamellare per risanamenti edilizi e di parchi giochi, che è il nostro core business, ma anche coperture, ponti, passerelle ed elementi che completano la casa».
Insomma, dalle «cure mediche» di giochi da giardino e manufatti ad uso pubblico la start-up roveratana diventa «adulta» e di lunghe vedute. Infilandosi pure nel settore delle nuove abitazioni di legno superefficienti recuperando gli scarti legname per una linea «eco» di arredamento di interni.
«Ri-Legno è molto cresciuta e stiamo per superare il muro del milione di euro di fatturato, dopo tre anni di attività. Vogliamo puntare sia sulle grandi strutture sfruttando il nostro know-how sul legno sia allargare il lavoro di rigenerazione di strutture, una specialità che in Italia è quasi assente e che invece può aiutare a preservare un grande patrimonio, in particolare nelle aree alpine».
Il polo manufatturiero sarà quello offerto dall’acquisizione di un grosso centro taglio legna. «Ovviamente tuteleremo i lavoratori della vecchia segheria ma poi ci saranno assunzioni. Abbiamo preferito giocare in casa anziché esternalizzare. Oggi abbiamo finalmente un’offerta integrata. In questo modo ci dotiamo di una filiera a 360 gradi: progettazione, produzione, lavorazione, messa in opera».
E gli scarti di produzione? Presto detto: i vecchi tetti, le strutture in disuso e le parti di ponti di legno da sostituire saranno date in «pasto» ai designer e ai creativi (selezionati in primavera da Ri-Legno) che saranno ospitati in una residenza d’artista con lo scopo di trasformarli in mobili di design, come sedie, letti e armadi.