In Trentino usiamo troppi contanti
L’uso del contante in Trentino e in Sudtirolo per i pagamenti giornalieri nei negozi la fa ancora da padrone. A dirlo è il rapporto di Banca d’Italia sull’uso del denaro nel nostro Paese pubblicato nel 2019. Secondo i dati della nostra banca centrale, infatti, in media nei punti vendita l’utilizzo del contante sul totale dei pagamenti effettuati durante l’anno sono stati superiori all’89%, mentre il valore pagato attraverso i contanti è stato superiore al 77% del totale. Il che significa che nei negozi i pagamenti con carta di credito e bancomat sono ridotti all’11% per il numero delle transazioni e al 23% per quanto riguarda il valore degli acquisti nei punti vendita.
Per ridurre l’uso del contante in generale, quindi anche per altri tipi di transazioni commerciali, il governo sta preparando un piano, anticipato dal Sole 24 Ore, in cui si punta a tassare il contante (ad esempio sui prelievi dal Bancomat) e a favorire invece con riduzioni delle commissioni per i commercianti e gli esercenti che accettano i pagamenti elettronici. Un incentivo dovrebbe arrivare anche ai consumatori con un rimborso fiscale di una percentuale dei pagamenti effettuati con strumenti alternativi al contante.
Una previsione che trova d’accordo il sindacato come la Uil, ma che manda su tutte le furie la Confesercenti del Trentino.
«Va bene favorire l’uso dei Pos, ma si tolgano le tasse su carte di credito e bancomat. Altrimenti si rischia che accadano cose che non vorresti succedano. Serve l’azzeramento delle commissioni altrimenti non va bene - spiega il vicepresidente della Confesercenti trentina Massimiliano Peterlana - Se si arrivasse a un provvedimento che non azzera i costi per chi accetta il bancomat e si tassasse il contante, saremmo pronti come Confesercenti a scendere in piazza. La situazione delle imprese e dei loro margini è delicatissima, non si può continuare a imporre nuovi balzelli».
Nel caso rimanessero i costi a carico delle imprese che accettano il pagamento con bancomat o carta di credito, Peterlana, titolare del noto ristorante le Due Spade a Trento, lancia una provocazione: «I costi delle commissioni andrebbero sui clienti che pagano con carta o bancomat, in proporzione a quanto rimane in capo all’impresa». Insomma, nel caso di un conto da 100 euro, se si pagasse con moneta elettronica (le cui commissioni variano da poco meno dell’1% fino al 3% in alcuni casi) al cliente delle Due Spade ne arriverebbe uno più elevato di almeno un euro.
Punta il dito sulle commissioni eccessive anche Nicola Malossini, imprenditore del settore della ristorazione. «Nel nostro caso abbiamo una tendenza all’uso del contante soprattutto nei turisti tedeschi che passano nei nostri locali - afferma Malossini, titolare, tra l’altro del Forst in pieno centro a Trento - Il rapporto tra pagamenti in contanti e col bancomat o carta di credito sul totale delle transazioni, invece, è del 70% a favore della moneta elettronica e del 30% a favore del contante. Le commissioni pesano però per migliaia di euro ogni anno, sono una cosa che andrebbe eliminata».
A favore di un provvedimento che spinge l’uso della moneta elettronica si dice Walter Alotti, segretario della Uil. «Il contante diventa uno strumento a favore dell’elusione e dell’evasione fiscale - afferma Alotti - Come sindacato vediamo dunque di buon occhio un provvedimento che sposti dal contante alle carte di pagamento l’equilibrio nelle transazioni di tutti i giorni. Occorre però farlo con equilibrio e metodo, senza eccessi. Considerando la necessità di venire incontro alle categorie, come gli anziani ad esempio, che fanno fatica a usare il bancomat e la carta di credito».