Irpef, addio esenzioni fino ai 20mila euro La Provincia intende far pagare l'addizionale mentre Bolzano vuole alzare la no tax area
Bolzano e Trento sempre più divise sull’addizionale regionale Irpef. La giunta trentina, ha messo nero su bianco a giugno nel Def provinciale la volontà di non rinnovare l’esenzione per i redditi fino a 20.000 euro. Dal 2020, se non ci sarà una svolta nella finanziaria provinciale, ci sarà un aggravio pari a circa 25 milioni di euro per i contribuenti trentini e in particolare per i 150.000 che dichiarano fino a 20.000 euro. Si tratta di un aggravio medio di circa 166 euro.
A Bolzano, dove la manovra finanziaria è già stata approvata dalla giunta, si va in direzione opposta. Dal 2020 si introduce un’ulteriore deduzione per i redditi medio-bassi, con la soglia della no tax area innalzata dagli attuali 28.000 a 35.000 euro per definire l’addizionale regionale Irpef. Parallelamente, per i redditi imponibili ai fini Irpef superiori a 75.000 euro, l’aliquota viene innalzata dello 0,5%. «Chi finora guadagnava meno di 92.000 euro pagherà meno Irpef, chi guadagnava 92.000 euro pagherà l’Irpef con la stessa aliquota di prima. Invece chi guadagna di più dovrà in futuro versare di più» ha chiarito Arno Kompatscher. La legge di stabilità interviene poi riducendo le agevolazioni Irap (aliquota d’imposta ordinaria del 3,9% invece del 2,68%) nei confronti di tutte le aziende che applicano ai loro dipendenti un trattamento economico peggiore di quello previsto dai contratti collettivi nazionali e territoriali o aziendali.
Lapidario il commento di Fugatti alla domanda se aumenteranno le esenzioni Irpef: «Non abbiamo ancora deciso. A Bolzano però aumentano l’Irap. Noi non lo faremo».
L’addizionale regionale all’imposta sulle persone fisiche è pari in Trentino all’1,23%. Negli anni in cui la pagavano tutti, dava un gettito anche superiore a 90 milioni di euro, che va alla Provincia autonoma, come nel resto d’Italia alle Regioni. Nel 2015 l’allora governo provinciale guidato da Ugo Rossi stabiliva alcune agevolazioni fiscali sul pagamento dell’addizionale. In particolare, ai contribuenti con reddito imponibile non superiore a 20.000 euro spettava una deduzione di 20.000 euro, cioè l’azzeramento dell’imposta.
La misura è costata 24 milioni: da 100 a 200 euro a testa che rimanevano nelle tasche di chi aveva un reddito basso. Successivamente veniva introdotta un’ulteriore agevolazione per i redditi imponibili non superiori a 55.000 euro e con figli fiscalmente a carico: una detrazione d’imposta di 252 euro per ogni figlio a carico. Questa norma è stata poi superata facendo confluire la detrazione nel sostegno alle famiglie con figli compreso nell’assegno unico provinciale.
La giunta Fugatti, dinanzi alla prospettiva di un deciso calo delle entrate per i prossimi anni e posta nella necessità di pagare debiti pregressi, ha dovuto abolire l’esenzione dall’addizionale Irpef dell’1,23% a favore dei redditi fino a 55.000 euro. Nella finanziaria potrebbe esserci anche una reintroduzione dell’esenzione per i redditi bassi o una misura di tipo diverso sempre per i ceti medio bassi.
In Trentino, con l’esenzione ancora in vigore, nel 2018 l’addizionale Irpef è costata ai trentini quasi 60 milioni di euro (praticamente nulla l’addizionale comunale), mentre a Bolzano pesa per 26 milioni di euro circa (33 se si considera anche l’addizionale comunale).
I sindacati chiedono a Fugatti, in vista della finanziaria provinciale, di ripensarci. «Chiediamo non solo che venga confermata per il 2020 l’esenzione fino a 20.000 euro ma che si copi quanto fatto dagli altoatesini» dice Walter Alotti della Uil.
Franco Ianeselli della Cgil domanda di «trovare un coordinamento tra le misure locali e quelle statali, a partire dal sostegno ai nidi e il bonus bebé. Per l’aiuto ai redditi bassi vanno trovate misure, l’esenzione sull’addizionale ma anche altre, di supporto ai redditi bassi. Ma occorre intervenire anche sul ceto medio che non viene aiutato né dalle misure nazionali né da quelle provinciali, almeno per ora».