Sei pensionati al giorno con quota 100 Nel 2019, 2.100 domande accolte dall'Inps
Circa 6 pensionati al giorno con quota 100: sono questi i ritmi con cui i lavoratori della regione con i requisiti per uscire (38 anni di contributi e 62 anni di età) sono usciti dal mondo del lavoro nel primo anno di sperimentazione della riforma previdenziale dell'ex governo Lega-M5S. Dall'inizio del 2019 alla fine di dicembre dell'anno scorso, infatti, secondo i dati Inps sono state 2.114 le persone che si sono viste accogliere la domanda di pensionamento.
Si tratta di 564 donne e di 1.550 uomini, un numero triplo dovuto al fatto che i lavoratori maschi delle classi anagrafiche interessate hanno avuto una vita contributiva più regolare e la possibilità quindi di uscire soddisfacendo i requisiti della legge. Un altro motivo va riscontrato nel fatto che le donne, nel 2019 avevano potuto fare accesso a opzione donna (35 anni di contributi e età di 58 anni per dipendenti, 59 per le autonome), misura che con l'ultima legge di bilancio del nuovo governo Conte (il bis sostenuto da 5 Stelle e Pd) è stata prorogata fino alla fine di quest'anno.
Leggendo i dati sulle domande a quota 100 accolte si nota come ad approfittarne siano stati soprattutto i dipendenti privati e i lavoratori autonomi. In particolare, i dipendenti pubblici a uscire dal lavoro grazie a quota 100 sono stati nel 2019 669, pari a circa il 32%, con 282 donne e 387 uomini che sono andati in pensione con 38 anni di contributi e almeno 62 anni di età. I dipendenti privati con 935 domande accolte (188 donne e 747 uomini) rappresentano circa il 45% del totale. I lavoratori autonomi con le restanti 510 domande accolte (94 donne e 416 uomini) rappresentano il restante 24% circa del totale.
A difendere la riforma, che per Banca d'Italia costa troppo e non ha prodotto l'equazione uno a uno tra le uscite per pensionamento e gli ingressi di giovani sul lavoro, a livello provinciale c'è Walter Alotti, segretario provinciale della Uil. «Si tratta di una opzione in più per i lavoratori per uscire senza la rigidità della riforma precedente ed è stata apprezzata dai lavoratori. Credo che nel 2021 sarà già un problema capire se la finanziano, vista la situazione debitoria dello Stato italiano. E dal 2022, senza un intervento, ci sarà lo scalone per cui o i lavoratori riescono ad andare via con quota 100 prima che scada o dovranno aspettare 4 anni in più rispetto a prima. Siamo d'accordo sul fatto di dare maggiori opzioni per le donne e di adottare opzioni diverse e mirate rispetto ai lavoratori precoci e a quelli usuranti, andando a definirli in maniera effettiva. Il traguardo resta quello dei 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica».
Alotti chiede poi alla Provincia di spingere sulle assunzioni: «Nel privato non c'è stata la sostituzione uno a uno tra uscite e entrate sul lavoro, ma nemmeno nel pubblico. Qui ora la Provincia ha la possibilità di fare più assunzioni».