Rurali, dal Tar via libera alla fusione Trento-Lavis (ma solo per la sospensiva)
La nuova Cassa rurale nata dalla fusione tra Trento e Lavis non va congelata. Lo ha stabilito, con una ordinanza definitiva sulla richiesta di sospensiva, il tribunale di Trento. Le motivazioni della decisione, di fatto, partono dalla constatazione che una volta portata a compimento attraverso l’atto di fusione prima firmato davanti al notaio e poi registrato in Camera di commercio, la discussione sulla sospensiva non aveva ragion d’essere.
L’associazione dei Soci cooperatori trentini alla notizia della bocciatura sulla sospensiva, non si preoccupa troppo, e anzi ritiene che la scelta era quasi attesa, visto che la fusione era stata ormai definita in modo da superare la domanda di sospensiva.
«Il giudice Giuliana Segna - sottolineano i Soci cooperatori in una nota - ha depositato il provvedimento in risposta alla richiesta di sospensiva cautelare. Il giudice, considerando esaurita l’esecuzione della delibera, ha demandato al giudizio di merito l’eventuale rimozione della stessa e scrive» che «la eventuale rimozione della delibera con efficacia retroattiva, nel caso di ammissibilità dell’impugnazione (e della possibilità di annullamento) e di accertata sussistenza dei vizi fondanti l’impugnazione, è compito del solo giudice di merito e non di quello della cautela». Di fatto, sottolineano i Soci cooperatori, «la giudice demanda la decisione alla causa di merito, che inizierà con l’udienza fissata per il 23 marzo».
La decisione definitiva sulla volontà di andare fino in fondo con la causa sarà presa in una riunione dell’assemblea nei prossimi giorni, anche se sin d’ora si può prevedere che ci sarà un via libera. L’assemblea fondativa dell’associazione dei Soci cooperatori di sabato scorso ha infatti parlato della necessità di andare avanti nella causa contro la fusione.
Nel merito viene contestata la legittimità della delibera che, nell’assemblea della Cassa rurale di Lavis, aveva spianato la strada alla fusione con Trento. Tra gli aspetti di diritto che sono stati portati all’attenzione del giudice Segna, i legali dei soci ribelli che si oppongono alla fusione, avevano chiesto di annullare la fusione, ritenendo tra l’altro che ci fossero state delle irregolarità nell’assemblea. E che la fusione non poteva essere portata a termine perché mancava il via libera della Provincia al processo di unione tra le due Casse rurali.
La vigilanza, questa la convinzione anche della giunta provinciale che si è affiancata ai soci contestando la fusione, sulle due Rurali, in quanto banche locali, sarebbe ancora in capo alla Provincia stessa. Inoltre, viene anche contestata dai soci ribelli la costituzionalità dell’articolo del codice civile 2504 quater che riguarda la validità della fusione. L’articolo recita che «Eseguite le iscrizioni dell’atto di fusione a norma del secondo comma dell’articolo 2504, l’invalidità dell’atto di fusione non può essere pronunciata. Resta salvo il diritto al risarcimento del danno eventualmente spettante ai soci o ai terzi danneggiati dalla fusione». Nel merito la causa dei soci antifusione proverà a far dichiarare nulla la delibera e quindi anche la fusione.
La nuova Rurale, nel difendersi dalle accuse, ha chiarito come non intravede alcuna irregolarità nell’assemblea della Cassa rurale di Lavis che ha approvato, ricordano dalla Rurale, con una maggioranza schiacciante, la fusione. Ricordano anche come la questione della illegittimità costituzionale dell’articolo 2504 quater ha già ricevuto in altre due occasioni una bocciatura rispetto alla sua validità.
Ritorna poi sul fatto che ci sono norme come il Testo unico bancario e altre direttive che indicano come la vigilanza sulle Rurali non sia più in capo alla Provincia, ma sia ormai spostata sul piano della Bce, cioè della Banca centrale europea.
Tali aspetti saranno probabilmente al centro della discussione di merito che inizierà a fine marzo e che, probabilmente, si trascinerà per un paio di anni prima di giungere a un esito giudiziario definitivo.
Sulla sospensiva, come detto, ieri è arrivato il primo giudizio con cui il tribunale ha respinto la richiesta sostenendo che essendo ormai la fusione stata portata a termine, non aveva senso discutere di una sospensiva.