Con il Covid, boom di risparmi in Trentino 440 milioni in più «Non è benessere, ma paura»
A fine aprile sui conti correnti bancari e postali delle famiglie trentine sono depositati 13 miliardi di euro. Nei primi quattro mesi dell’anno, secondo i dati della Banca d’Italia, il risparmio in provincia è cresciuto di 440 milioni. Il boom è stato durante il lockdown: a marzo 140 milioni in più, ad aprile 150 milioni, rispetto ad incrementi dei mesi precedenti in media tra i 50 e i 60 milioni. Rispetto a un anno fa, il risparmio dei trentini cresce di quasi 1 miliardo, per la precisione 956 milioni, l’8% in più. Non che prima diminuisse. Nel 2019 i depositi delle famiglie erano aumentati del 6%, oltre 700 milioni. Nel 2018 l’incremento annuo era stato di 540 milioni, il 5% in più. Ma l’accelerazione è evidente. Ed è provocata, dicono le indagini sull’emergenza Covid fatte da Bankitalia e Censis, soprattutto dall’incertezza sul futuro: le famiglie le cui entrate non sono state intaccate dalla crisi mettono da parte e spendono meno per prudenza e per paura.
Secondo Bankitalia, durante i mesi dell’emergenza circa metà della popolazione ha visto il reddito rimanere invariato o (appena l’1,2%) aumentare. Secondo il Censis, le famiglie con reddito non intaccato dalla crisi sono il 71% del totale. In ogni caso, molte di queste famiglie hanno timori per il futuro e sono diventate caute a spendere anche se potrebbero. Meglio essere prudenti e accumulare risparmi. Chi ha potuto effettivamente aumentarli è il 45% dei risparmiatori (dato del Nord Est).
Poi ci sono gli altri, un terzo delle famiglie secondo il Censis, metà secondo Bankitalia, che invece sono stati colpiti dalla crisi. In Trentino sono finiti in cassa integrazione, per poco o per molto tempo e alcuni ancora oggi, più di 70mila lavoratori e lavoratrici dipendenti, poco meno della metà del totale. Le domande di aiuto a fondo perduto alla Provincia da parte di imprenditori e lavoratori autonomi sono ormai più di 11mila. L’indagine della Banca d’Italia rivela che più di un terzo degli individui dispone di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di tre mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate.
Veniamo al dettaglio dei dati. A fine 2019 il risparmio totale depositato dai trentini, famiglie e imprese, ammontava a 18,6 miliardi. Ma la quota delle aziende varia in base ad altri parametri, non dipende da scelte di risparmio. Consideriamo quindi solo le famiglie, sia le famiglie consumatrici che le famiglie produttrici, cioè le imprese familiari. Alla fine dell’anno scorso i loro depositi in banca e poste ammontavano a 12,6 miliardi, di cui 11,9 le famiglie consumatrici e 734 milioni le famiglie produttrici. Dei depositi bancari delle famiglie consumatrici, poco meno di un quarto, il 23%, sono depositi a risparmio, cioè in primo luogo conti deposito. Che stanno avendo un certo successo di fronte ai tassi vicini allo zero dei titoli di Stato.
Non va dimenticato, infatti, che c’è un’altra parte del risparmio dei trentini investito in titoli, obbligazioni, azioni, fondi comuni di investimento, la cosiddetta raccolta indiretta. Si tratta di oltre 12 miliardi a fine 2019, di cui circa 6 delle famiglie (il resto comprende imprese, assicurazioni e altri soggetti). Della cifra in capo alle famiglie, i titoli in custodia presso le banche ammontano a 4,6 miliardi, quelli in gestione a oltre 1,3 miliardi. In fortissimo calo sono le obbligazioni bancarie: quelle ancora in mano ai risparmiatori vagono 933 milioni, il 29% in meno in un anno. La diminuzione di Bot e Btp è invece più contenuta: a fine anno i titoli di Stato in mano alle famiglie erano pari a 1,4 miliardi, il 4,7% in meno di dodici mesi prima. Chi cresce è invece l’investimento in azioni, cioè in Borsa, e il risparmio gestito.
Questa parte del risparmio risulta complessivamente in calo a fine marzo (ultimo dato disponibile), quando era pari a 5,5 miliardi. Non si tratta però di una fuga dai titoli: nel primo trimestre dell’anno, in particolare con l’esplodere dell’emergenza Coronavirus, è il valore di mercato di titoli e fondi che è sceso drasticamente. Ora invece è nel complesso in risalita. Anche sulle emissioni di titoli di Stato, soprattutto il Btp Italia, c’è stato un rinnovato interesse dei risparmiatori. Come cresce l’interesse per i titoli basati su criteri di investimento responsabile, che guarda alla responsabilità sociale e ambientale.