Brexit, per le aziende trentine in ballo 335 milioni di export
Le aziende trentine sperano ancora in un accordo tra Regno Unito e Unione europea per una Brexit ordinata e con meno ostacoli possibili al commercio tra i due territori.
Anche se le trattative negli ultimi giorni sono entrate in stallo, con il termine ultimo del primo gennaio alle porte, gli imprenditori trentini auspicano che tutto si risolva.
In ballo ci sono oltre 335 milioni di euro di esportazioni trentine verso il Regno Unito (dati 2019), cifra che nel 2020 ha già subito una caduta molto forte nei primi due trimestri con un calo del 19% a 138 milioni di euro contro i 172 dei primi sei mesi del 2019. Il segno meno è andato addirittura a -35% nel secondo trimestre con le esportazioni ridottisi a 53 milioni di euro contro gli 82 milioni del secondo trimestre del 2020. A causa del Covid da un lato e della caduta di valore della sterlina che ha reso meno convenienti da acquistare i prodotti denominati in euro esportare nel Regno Unito quest'anno è stato più difficile per le aziende trentine. Che ora sperano non si vada verso un no deal, ossia un mancato accordo, perché ci sarebbero ulteriori contraccolpi sulle merci e sui commerci.
«Non trovare un accordo anche per l'Inghilterra sarebbe una mossa non buona, anche se si è creata una situazione assurda su questo tema. Ma in questo momento di tutto abbiamio bisogno tranne che di dazi o altri impedimenti al commercio internazionale» sottolinea Matteo Lunelli , presidente e ad delle Cantine Ferrari. «Noi come gruppo abbiamo una esposizione su Regno Unito per Bisol, per il cui proseccco quel territorio era fino a quest'anno il primo mercato, ora superato dagli Usa. La sommatoria tra problemi del Covid e Brexit sta creando una tempesta perfetta soprattutto per i vini che vanno nell'horeca e non nella gdo, con cali del 50%» conclude l'imprenditore del settore spumanstico.
Per Giulio Bonazzi , patron di Aquafil «il nostro auspicio era che il Regno Unito non uscisse dall'Unione europea quando ci fu la decisione sulla Brexit. Ora che questa strada è ormai stata scelta, vorremmo che ci sia un accordo con meno barriere possibili». Per Aquafil, sottolinea Bonazzi, il «mercato inglese è discretamente importante nel settore della moquette per gli alberghi e le case di riposo, ad esempio. Abbiamo per presidiarlo una piccola antenna in Scozia, una società che fa per noi da centro logistico e si occupa della rilavorazione per i prodotti locali. Noi avendo questo punto di riferimento già nel Regno Unito soffriremo meno di altri produttori locali europei che devono esportare. Ma poi occorrerà capire se ci saranno nuovi dazi e come funzionerà la logistica, che già in questa fase non è semplice da organizzare».
Per Diego Mosna «un accordo lo troveranno alla fine, perché credo non convenga a nessuno non trovare una intesa». Rispetto alla Brexit, da quando è stata annunciata, «la cosa più evidente è la perdita di valore della sterlina e la loro competitività aumentata. L'effetto per le produzioni inglesi che erano un po' in sofferenza è stata una boccata di ossigeno. Noi con l'euro particolarmente forte abbiamo difficoltà ad andare sul mercato inglese in questa fase. Per ora come Diatec esportiamo poco e non abbiamo subito grandi contraccolpi perché non è così rilevante. Volevamo partire con alcune iniziative commerciali per penetrare nel mercato inglese ma l'euro troppo forte ci ha bloccato».