Mele, preoccupa l'aumento dei costi per le aziende. In Trentino previsto un calo di produzione (-1%) nella prossima stagione
Il punto alla conferenza internazionale Prognosfruit svoltasi a Belgrado. Assomela stima una contrazione del raccolto anche in Alto Adige (-3%), mentre le altre regioni italiane registreranno un aumento (+5% medio). Continua il boom del biologico
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TRENTO. Si è conclusa a Belgrado la conferenza Prognosfruit, momento di confronto per i produttori melicoli dell'Emisfero nord per conoscere e commentare le previsioni di produzione di mele per la stagione 2022/23.
Per l'Italia - si legge in una nota di Assomela - si stima una produzione totale di 2.150.221 tonnellate, superiore del 5% rispetto a quella dello scorso anno. Per quanto riguarda le singole regioni, scendono leggermente Alto Adige (-3%, poco meno di 912mila tonnellate) e Trentino (-1%, 507mila tonnellate), mentre crescono tutte le altre regioni, tornando a livelli paragonabili a quelli degli anni passati.
La produzione biologica nel nostro Paese fa segnare un nuovo record, sfiorando le 200.000 tonnellate (+4% rispetto al 2021), pari a più del 9% dell'offerta totale. Le stime di produzione per il 2022 prevedono un raccolto di mele in Europa a 12.168.000 tonnellate, sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno.
A preoccupare è il contesto geopolitico, che ha portato ad un aumento dei costi a 10 centesimi al chilo. Questi costi, in assenza di strumenti di mitigazione - afferma Assomela - andranno ad incidere sull'intera campagna commerciale 2022/23 e non solo sulla seconda parte, come accaduto nel 2021/22.
Inoltre, le ondate di calore che ripetutamente colpiscono l'Italia e l'Europa e la crisi idrica di alcune aree potrebbero intaccare la qualità dei frutti.