Le imprese trentine crescono ma all'orizzone vedono nero
Fatturato e occupazione in crescita, con le esportazioni che procedono a gonfie vele: questo il quadro allo scorso 30 giugno, nell'analisi della Camera di commercio. Ma è una fotografia che ora appare già sbiadita, fra rincari energetici e difficoltà sul fronte delle materie prime tra penuria e aumento dei costi
TRENTO. Fatturato e occupazione in crescita, esportazioni che procedono a gonfie vele. È la fotografia dell'economia trentina allo scorso 30 giugno, scattata dalla Camera di commercio attraverso l'analisi congiunturale del secondo trimestre dell'anno.
Una fotografia che ora appare già sbiadita, considerato che tra gli imprenditori coinvolti in un sondaggio sull'andamento nei mesi successivi sono in netta crescita quelli che vedono un peggioramento della situazione. Una valutazione provocata dal calo della marginalità, dal peso dei rincari energetici e dalla mancanza di materie prime.La situazione al 30 giugno.
Strisciante, poi, c'è anche il tema dell'inflazione che fa capolino nell'analisi dei dati sul fatturato che tra aprile e giugno è salito del 15,3% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato, ha spiegato Matteo Degasperi dell'Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio, che risente dell'aumento dei prezzi. Per dare un'idea, il 15,3% andrebbe dimezzato a parità di prezzo, ma si tratterebbe comunque di un valore positivo se si considera che a giugno il peso di rincari, costi energetici e guerra in Ucraina era già presente.
Di certo, la crescita è già frenata. Tra i singoli comparti, l'exploit migliore è quello del manifatturiero (+27,3%), seguito da trasporti (+13,8% anche grazie alla ripartenza degli impianti di risalita), commercio al dettaglio (+8,6%), commercio all'ingrosso (+7,9%), costruzioni (+6%) e servizi alle imprese (+3,1%). L'occupazione ha invece registrato un incremento più contenuto al 2,1% rispetto al secondo trimestre 2021, trainato sempre dal manifatturiero (+4,7%) ma con al seguito i servizi alle imprese (+2,6%), i trasporti (+1,5%) e le costruzioni (+1%).
In arretramento invece commercio all'ingrosso (-0,2%) e al dettaglio (-1%). Risulta negativo in particolare (-0,8%) l'andamento occupazionale presso le unità di più piccola dimensione (fino a 10 addetti), mentre è in crescita quello tra le medie (tra 11 e 50) e le grandi imprese (oltre 50), che registrano rispettivamente +3,6% e +4,0%.Tra gli altri valori, la domanda interna fa registrare un aumento considerevole. Nello specifico, tra aprile e giugno, la domanda locale mostra una variazione in aumento del +10,4% rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, mentre quella nazionale segna un +16,6%.
Le esportazioni si confermano in ripresa sostenuta, con una variazione positiva su base annua del 25,7%. Particolarmente eclatante, poi, il dato sugli ordinativi che superano del 37% quelli del secondo trimestre 2021.La situazione in prospettiva.Ad un primo semestre positivo, il 2022 rischia di far corrispondere una fine d'anno piena di preoccupazioni. Non a caso, ha chiarito Martina Andreoli, sempre dell'Ufficio studi, in un trimestre si è passati dal 18,9 al 23,3% di imprenditori che temono un peggioramento della propria situazione economica, soprattutto nelle realtà di dimensione minore. L'unico settore che fa emergere ancora una piccola prevalenza di previsioni positive su quelle negative è quello dei servizi alle imprese.
I motivi di questo orizzonte difficile? La situazione geopolitica, i rincari energetici e la carenza di materie prime. A soffrire in particolare potrebbe essere la redditività delle aziende (per il 23% degli intervistati), specie nel manifatturiero e nel commercio.
La carenza di materie prime.L'indagine della Camera di commercio ha approfondito in particolare il problema della carenza di materie prime, per il quale il 58,2% delle imprese ritiene di aver registrato un impatto moderato o addirittura consistente. Ad accusare maggiormente il colpo sono le realtà del manifatturiero (75,2% delle società), le costruzioni (68,1%) e il commercio all'ingrosso (65,3%).
Non a caso, tra i materiali di cui il mondo economico denuncia la maggiore carenza ci sono i materiali e i prodotti per l'edilizia, i metalli e i prodotti in metallo, i componenti elettronici (dai microchip alle batterie). Tutto ciò, almeno per il momento, non sembra bloccare la forza di reazione delle aziende trentine che nel 44,7% dei casi hanno deciso di reagire puntando sull'individuazione di nuovi fornitori e nel 36,1% dei casi investendo sulla riprogrammazione dell'attività produttiva. Solo il 4,1% ha scelto invece la strada di bloccare gli ordini per il futuro. Un'opzione decisamente pesante e che spiega il livello di tensione che vivono gli operatori economici.