Alle stelle anche i prezzi della legna da ardere, richiesta raddoppiata rispetto al 2021
In Trentino chi ha la stufa può ovviare all'impennata dei costi del gas, ma dovrà far fronte comunque ad aumenti significativi, mentre crescono le richieste ad Asuc e Comuni le domande di assegnazione di aree boschive dove poter tagliare alberi
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TRENTO. Chi, un anno fa di questi tempi avesse avuto doti di preveggenza e avesse "opzionato" parti di bosco da tagliare per fare legna da vendere, ora incasserebbe un rendimento superiore a quello di molti fondi o titoli presenti sui mercati borsistici. E non perché per forza di cosa questi abbiamo reso poco in un intervallo di tempo di 12 mesi, ma perché nel giro di un anno il prezzo della "semplice" legna da ardere è pressoché raddoppiato.
Come tutti i prodotti energetici (che ora va di gran moda definirli commodities, cioè sempre uguali indipendentemente da chi li offre) anche la legna ha avuto una fortissima rivalutazione sul mercato.Nei giorni scorsi abbiamo scritto che dalla fine dell'estate (quando si comincia a fare scorta di combustibile per l'inverno) il prezzo del pellet è aumentato in maniera sensibile rispetto all'anno scorso: da 4,50 a 10,53 euro per i sacchi da 15kg. E nonostante questo la domanda della segatura pressata è cresciuta in maniera direttamente proporzionale ai timori di blocco dei rifornimenti del gas russo e all'aumento ipotizzato delle bollette. Stessa caso per la legna da ardere.
«Nonostante gli aumenti è possibile stimare un raddoppio dei volumi venduti per far fronte al prossimo anno, rispetto a quanto avvenuto 12 mesi fa» spiega Paolo Sandri, referente del comparto boscaioli dentro l'Associazione Artigiani del Trentino. «Ma il punto vero - continua - è che è difficile trovare ancora disponibilità di legna da comperare. Anche i grossisti non ne hanno quasi più».In Provincia non esiste in questo momento una stima del fabbisogno annuale di legna commercializzata, ma il raddoppio dei volumi richiesti è confermato dal fatto che rispetto ad un anno fa sono quasi raddoppiati i prezzi. «Se nel 2021 un bancale di circa 8 o 9 quintali di legna di latifoglie costava 160-170 euro, adesso siamo attorno ai 280 e forse anche più» conferma Sandri. Per la metà si tratta di legna (parliamo di faggio, carpino nero, rovere) tagliata in Trentino, il resto viene da fuori.
«Posso dire - è la testimonianza di Sandri - che l'anno scorso si importavano stanghe (4 metri di lunghezza, ndr) a 8 o 9 euro al quintale, adesso si va dai 14 ai 19 euro». E si tratta di legna che va tagliata e poi accatastata (se venduta in bancali). Considerando l'aumento dei costi di lavorazione e trasporto (per la crescita del prezzo del gasolio), la legna spaccata di latifoglie viaggia ormai tra i 19 e i 22 euro al quintale. Costano molto meno l'abete e il larice, ma in Trentino non se ne commerciano grandi quantità, vista la bassa resa calorica.Negli anni scorsi la domanda eguagliava l'offerta, mentre adesso la richiesta è molto superiore alla disponibilità. Questo perché se la produzione provinciale resta più o meno stabile, è calata - spiegano gli esperti del settore - la legna da importazione.
«Evidentemente i Paesi produttori come Slovenia, Croazia e Romania - spiega Sandri - ne trattengono quantità maggiori per il consumo interno e forse anche come speculazione. Eppoi il mercato nazionale è raddoppiato».
L'Italia di per sè sarebbe il secondo Paese europeo per copertura forestale, ma l'80 per cento del fabbisogno di legna è basato sull'import con prelievi forestali che variano dal 18 al 34 per cento della crescita annua del bosco.C'è da dire che con la crisi del gas una quota di trentini ha riscoperto la legna, tant'è vero che sono aumentate le richieste per le sorti o i lotti di legna che Comuni o usi civici attribuiscono ogni anno ai propri censiti.
Un esempio: l'Asuc di Villamontagna aveva una media di 15 domande all'anno. Quest'anno sono quasi 30. Va detto per altro, che la legna tagliata adesso riscalderà solo l'anno prossimo. E chissà allora quale sarà il prezzo del gas.