Pensioni complementari, altoatesini più lungimiranti: ecco lo studio della Camera di Commercio
Tra chi vive in provincia di Bolzano la comprensione sull'opportunità di costruirsi una rendita per gli anni del ritiro dal lavoro si impenna tra i 30 e i 39 anni e permane a un livello elevato, mentre da noi lo scatto avviene soltanto nel decennio successivo
TRENTO. Se più lungimiranti o semplicemente più informati è difficile da dire. Di certo gli altoatesini sono più attenti al loro futuro rispetto ai trentini. Almeno per quanto riguarda la programmazione della loro vecchiaia attraverso una pensione complementare. Questo il dato più importante che emerge dall'Ire (Istituto di ricerca economica) della Camera di commercio di Bolzano intitolato "La previdenza per la vecchiaia della popolazione in Alto Adige e Trentino".
Facendo riferimento ai quattro fondi (Laborfonds, Plurifonds, Raiffeisen Fondo pensione, Pensplan Profi) legati al sistema di welfare regionale Pensplan Centrum emerge che il 20,5 per cento di tutti gli altoatesini con più di 20 anni sono iscritti ad un fondo di pensione complementare, mentre i trentini sono solo il 15,3 per cento.
Nelle fascia d'età tra i 20 e i 49 anni, la percentuale di popolazione che versa in un fondo pensione è significativamente più alta in Alto Adige (27,1 per cento) rispetto al Trentino (18,2 per cento) e con una media di versamenti decisamente più alta: 3.127 euro all'anno a Bolzano contro 2.269 a Trento.
Inoltre, una differenza simile si può osservare in entrambe le province sulla base del sesso: in media gli uomini versano circa il 50 per cento in più delle donne. Da notare che l'ammontare dei contributi aumenta sensibilmente con l'età. Sopra i 60 anni la media è di 4.259 euro all'anno per gli altoatesini e di 3.294 per i trentini.
L'incremento è spiegabile con il fatto che il reddito di solito cresce nel corso della vita lavorativa, ma anche in considerazione del fatto che più ci si avvicina alla pensione più c'è l'interesse del lavoratore nell'ingrossare il montante che, al momento di andare in pensione potrà iniziare a riavere indietro a rate (ma anche in un'unica soluzione se ricorrono certi requisiti).
Al contrario a versare meno sono naturalmente i più giovani: 1.314 euro annui i 20-24enni trentini, 2.028 i coetanei a nord di Salorno. La differenza, naturalmente, è data dalla disponibilità economica e dalla volontà di risparmiare qualcosa per costruirsi un gruzzoletto futuro. E qui entra in campo quella che si può definire consapevolezza del futuro. In entrambe le province alla pianificazione i giovani tra i 20 e i 29 anni pensano raramente (Alto Adige) o quasi mai (Trentino) alla sicurezza finanziaria nella vecchiaia.
Tra gli altoatesini, tuttavia, la comprensione sull'opportunità di costruirsi una rendita per gli anni del ritiro dal lavoro si impenna tra i 30 e i 39 anni e permane a un livello elevato, mentre in Trentino lo scatto avviene soltanto nel decennio successivo.
L'analisi - spiega l'Ire - mostra anche una forte correlazione tra la consapevolezza per la previdenza e la maturazione di una pensione complementare. Una percentuale significativamente maggiore di coloro che hanno già riflettuto sulla previdenza per la vecchiaia si è iscritta a un fondo pensione (Alto Adige: 30,6 per cento, Trentino: 36,9 per cento) rispetto a coloro che non hanno ancora la consapevolezza per la previdenza per la vecchiaia.
Esiste poi una correlazione con il titolo di studio: sia a Trento che a Bolzano sono le persone laureate (73,7% in Alto Adige, 50,8 in Trentino) ad avere la maggiore consapevolezza sulla previdenza per la vecchiaia.
Curiosamente in Trentino è piuttosto alta (47,7%) la percentuale di chi ha pensato all'iscrizione ad un fondo tra coloro che hanno frequentato le scuole professionali, rispetto a chi ha un diploma di maturità (25,9%).
Il dato si spiega con il fatto che i diplomati delle professionali lavorando in ambito artigianale sono più portati a seguire le indicazioni che vengono dalle associazioni di categoria che spingono per l'adesione alla previdenza integrativa.