Lavoro in Trentino, nel 2023 più di 80mila nuove assunzioni: in crescita i profili introvabili
È quanto emerge dall'indagine annuale del Progetto Excelsior - realizzata da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del lavoro, l'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) e l'Unione europea - che periodicamente fa il punto sulle previsioni di assunzione, i fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese. Rispetto al 2022 non si rilevano particolari variazioni nell'ambito contrattuale: i contratti a tempo determinato hanno raggiunto il 68,6% delle entrate totali
TRENTO. Nel 2023 le assunzioni previste dalle imprese trentine sono risultate pari a 80.630 unità, con un incremento del 5,0% rispetto al 2022 (+3.900 unità), il valore più alto registrato dal 2019. È quanto emerge dall'indagine annuale del Progetto Excelsior - realizzata da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del lavoro, l'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) e l'Unione europea - che periodicamente fa il punto sulle previsioni di assunzione, i fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese. I settori che hanno previsto maggiori entrate sono stati i servizi turistici di alloggio e ristorazione (33.360 unità), in crescita del 10,6% rispetto al 2022; seguono il commercio al dettaglio, quello all'ingrosso, la riparazione di autoveicoli con 8.990 (+15,4%) e le costruzioni con 5.220 assunzioni previste (-2,8%).
È rimasta piuttosto stabile la distribuzione delle richieste per gruppi professionali con in testa le professioni qualificate nelle attività commerciali e dei servizi (38,2%), a conferma anche della vocazione turistica della provincia di Trento, seguite dalle professioni non qualificate (19,6%) e dalle professioni tecniche (10,6%). Gli esercenti e gli addetti della ristorazione sono state le professioni più ricercate sul territorio provinciale (22.630 unità), in aumento del 6,2% rispetto al 2022, seguiti dal personale non qualificato nei servizi di pulizia (12.330; +1,8%) e dagli addetti alle vendite (5.430; +10,3%).
Rispetto al 2022 non si rilevano particolari variazioni nell'ambito contrattuale: i contratti a tempo determinato hanno raggiunto il 68,6% delle entrate totali, mentre quelli a tempo indeterminato sono rimasti fermi al 10,9%, una percentuale inferiore rispetto a quella registrata a livello nazionale (19,7%) e che dipende soprattutto dalla vocazione turistica del territorio e dalla necessità di attivare contratti per lo più stagionali. Stabili le percentuali dei contratti di somministrazione (6,0%), dei collaboratori (6,4%) e degli "altri contratti dipendenti" (8,0%). Il diploma di istruzione secondaria è risultato essere il titolo di studio più richiesto dalle imprese (68,5%), mentre per il 19,3% dei potenziali contratti da attivare si è ritenuta sufficiente la sola scuola dell'obbligo.
Stazionaria la situazione per i lavoratori in possesso di laurea, considerata un requisito necessario per poter accedere all'11,5% delle potenziali posizioni aperte. Particolarmente richiesta la laurea con indirizzo "insegnamento e formazione", seguita da quella economica e a indirizzo chimico-farmaceutico. Residuale la richiesta di diplomati presso gli Istituti tecnici superiori (0,7%).Si sono intensificate le difficoltà di reperimento dichiarate dalle imprese: la quota di profili "introvabili" è cresciuta di oltre 7 punti percentuali rispetto a un anno fa e di 29 sul 2019, arrivando al 55,1% delle entrate previste.
La mancanza di candidati si conferma la causa di difficoltà più importante (38,3%) e le maggiori criticità riguardano le professioni tecniche (68,4%), i dirigenti e le professioni a elevata specializzazione (64,0%) e gli operai specializzati (g«L'incremento del fabbisogno occupazionale espresso dal tessuto imprenditoriale trentino - commenta Giovanni Bort, presidente della Camera di Commercio di Trento - che nel 2023 è del 5% e che non trova risposta nella disponibilità all'impiego delle figure professionali richieste, costituisce un serio problema per l'imprenditoria nel suo complesso. Si tratta di un fenomeno, che da qualche tempo affligge il mercato del lavoro e che, come confermato dall'indagine Excelsior, purtroppo non accenna ad arrestarsi».