Economia / Il caso

Ditte trentine nei guai per il Superbonus: sempre di più quelle in crisi di liquidità

Ci sono in ballo parecchie centinaia di migliaia di euro in crediti non trasferibili. C’è poi il problema dei  “consulenti” in grado di mediare con le banche, per poi non svolgere il lavoro concordato o semplicemente sparire nel nulla

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TRENTO. “Sulla carta”, hanno nel cassetto centinaia di migliaia di euro in crediti “Superbonus 110%” non trasferibili. Nella pratica, si trovano in grave crisi di liquidità, con l'effetto di non riuscire a pagare i fornitori e con il rischio, nei casi peggiori, di chiudere i battenti. È la situazione paradossale di numerose imprese del comparto edilizio in Trentino-Alto Adige.

«Su un totale di circa duecento aziende, sono un’ottantina le imprese del comparto edilizio in Trentino-Alto Adige che hanno accumulato un problema di liquidità in conseguenza all’accumulo dei crediti non trasferibili del Superbonus 110%. Mediamente l’importo dei crediti non trasferibili per queste aziende in difficoltà è di 700-800mila euro, che pesano gravemente sui bilanci e compromettono la possibilità di accedere ai prestiti bancari».

È quanto ha riferito il presidente della Federazione piccole e medie imprese del Trentino-Alto Adige, Salvatore Grimaldi, che precisa: «Abbiamo tanti iscritti in difficoltà. Facciamo riferimento non tanto alle tradizionali imprese edili, ovvero i costruttori, che per la loro storia hanno migliori stabilità e strutture. Ci riferiamo a quelle aziende del comparto allargato che comprende impiantisti, elettricisti, idraulici, serramentisti. Si trovano in possesso di larghe quote di crediti non trasferibili che le banche non acquisiscono più».

Queste aziende hanno “in pancia” crediti da centinaia di migliaia (o milioni) di euro, ma non hanno liquidità immediata. Dentro questo mosaico, centrale è il ruolo delle banche: «Le ripercussioni a cascata arrivano fino all’impossibilità di saldare gli impegni con i fornitori, - indica Grimaldi - Si arriva purtroppo ad essere etichettati come “cattivi pagatori” nel lessico del rating bancario e questo compromette la possibilità di accedere ai prestiti. In merito ai crediti non trasferibili del Superbonus 110% le banche hanno “chiuso i rubinetti”, avendo raggiunto il loro plafond, e non li prendono più».

Ed è in corso una svalutazione dei crediti da Superbonus: «Gli imprenditori senza liquidità immediata, per estinguere i debiti verso terzi, si trovano costretti a utilizzare i crediti come moneta, ma con un valore molto al di sotto di quello effettivo».

Grimaldi chiede un intervento della politica e delle istituzioni di credito, anche locali: «Serve un intervento mirato per risollevare le sorti di queste imprese, attraverso una semplificazione burocratica delle procedure per la cessione dei crediti e controlli più rigorosi, - chiede il presidente - Occorre rendersi conto che ogni posto di lavoro ha un valore inestimabile».

A tutto ciò si aggiunge un ulteriore problema che attanaglia il comparto dell’edilizia: durante l’esplosione del “fenomeno” Superbonus sono emerse figure poco limpide, quando non smaccatamente fraudolente, che hanno cercato di approfittare della vantaggiosa agevolazione fiscale voluta dal governo Conte 2 per rilanciare l'edilizia, proponendosi come “consulenti” in grado di mediare con le banche, per poi non svolgere il lavoro concordato o semplicemente sparire nel nulla: «Comparivano figure di agenti che si presentavano come consulenti o mediatori con le banche. Proponevano l’acquisto di crediti non cedibili, per poi rivelarsi fasulli. Alcuni imprenditori si recavano poi a rintracciare queste persone, magari in Veneto o in Lombardia, ma lì non trovavano nessuno. Ci sono diverse denunce in merito. Conosciamo un’azienda che aveva cinque accordi di questo tipo», ha indicato Grimaldi.

Di conseguenza, rileva il presidente, si è registrato un crollo nella fiducia: «Ora c’è grande diffidenza nel firmare i contratti di cessione crediti».

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