Vendemmia in Trentino: quest'anno calo di produzione dell'11 per cento
Flessione tendenzialmente più importante nella parte meridionale della provincia, particolarmente colpito il Pinot grigio (-14%). Il direttore del Consorzio vini Graziano Molon: «Un milione e 20mila quintali rappresenta una produzione sicuramente inferiore alla media del decennio»
STAGIONE Uva in Trentino, al via una vendemmia ridotta
TRENTO - Supera di poco il milione di quintali la produzione di uva del Trentino dall'ultima vendemmia dei circa 11mila ettari coltivati a vigneto.Rispetto all'anno scorso il calo è dell'11 per cento, mentre scendiamo del 12,5 rispetto a due anni fa. Il record storico è del 2018 con quasi 1,4 milioni di quintali.
Osservando la cartina della provincia dall'alto si può azzardare che la flessione è stata tendenzialmente più importante nel Trentino meridionale, mentre i vigneti a latitudine più alta si sono difesi meglio.In attesa delle assemblee delle varie cantine sociali del Trentino, nei giorni scorsi il Consorzio di tutela dei vini del Trentino, che raggruppa oltre il 90 per cento dei produttori grandi e piccoli della provincia, ha ultimato la raccolta dei dati.
«Un milione e 20mila quintali rappresenta una produzione sicuramente inferiore alla media del decennio» ammette il direttore del Consorzio vini Graziano Molon.
Che però si affretta ad aggiungere: «Ad un certo punto della stagione pensavamo addirittura peggio, almeno per come si erano messe le cose».
Come per le mele, quest'anno anche per l'uva il meteo è stata una variabile piuttosto negativa. Non tanto dal punto di vista delle grandinate, quanto per le temperature primaverili e la pioggia fino a fine giugno. Le gelate di fine aprile nelle zone pianeggianti e poco ventilate sono state micidiali per i germogli. Il freddo è continuato poi a maggio e a giugno, non facilitando, anche a causa di piogge più abbondanti del normale, il recupero vegetativo.
Tanto che i rilievi eseguiti a giugno media tra le più basse della serie storica, in particolare per il Pinot grigio. Non una varietà a caso, bensì quella che da sola vale oltre un terzo della produzione totale del Trentino (e una buona metà dell'export in Usa) e che rispetto al 2023 ha visto la produzione scendere del 14 per cento.
Chiaro che da queste premesse, nonostante un raddrizzamento della situazione tra luglio ed agosto, tanto di più non si poteva attendere.
Nello specifico, tra il 20 di agosto (Chardonnay e Pinot Grigio) e metà ottobre (Cabernet) nelle cantine sociali, nelle aziende agricoli di privati e vignaioli sono arrivati 790.836 quintali di uve bianche che rappresentano il 77,5 per cento della produzione trentina, e 229.675 quintali di uve a bacca nera che costituiscono il restante 22,5 per cento. E che fino ai primi anni Novanta (quando la produzione totale era di poco superiore alle 900mila tonnellate), il rapporto era invertito.Ora oltre il 70 per cento della produzione totale di uve trentine è costituito da tre varietà bianche: dopo il Pinot grigio (35%), ci sono infatti Chardonnay (27%) usato come base per lo spumante metodo classico Trento doc e Müller Thurgau (8%).
Le principali varietà a bacca nera sono invece Teroldego (7% del totale), Merlot (5%), Pinot nero (3%), Lagrein e Marzemino (2%). Le uve delle varietà "resistenti" a oidio e peronospora come Solaris e Johanniter ammontano a circa 3.000 quintali, meno dell'1 per cento del complesso.
A proposito della lotta contro le malattie durante l'annata è stato portato avanti un focus sulla "Flavescenza dorata", patologia contro la quale su tutto il territorio provinciale è da anni in vigore la lotta obbligatoria. Oltre al contenimento dell'insetto vettore, Consorzio Vini del Trentino e cantine associate, in collaborazione con la Fondazione Mach, hanno lavorato al monitoraggio della superficie vitata per segnalare le viti sintomatiche e consentirne un rapido estirpo. Nel 2024 sono stati monitorati complessivamente più di 6.000 ettari di vigneto.