Festival dell'economia, un concorso per coinvolgere i giovani
Candidature possibiloi fino al 15 aprile per diventare autori o speaker nell'ambito della prossima edizione delal kermesse, in programma dal 22 al 25 maggio, che avrà un filo conduttore tematico riassunto nel titolo "Rischi e scelte fatali. L'Europa al bivio"
TRENTO - In vista della ventesima edizione del Festival dell'economia di Trento, in programma dal 22 al 25 maggio, il comitato scientifico e il FuoriFestival propongono il concorso "Le voci del domani", per rendere le nuove generazioni protagonisti dell'evento.
L'iniziativa si rivolge a ragazzi e studenti universitari tra i 16 e i 26 anni. L'obiettivo del concorso è rendere i giovani parte attiva negli incontri del festival, portando anche le loro idee all'interno della manifestazione culturale.
Si prevedono due modalità di coinvolgimento: si potrà diventare "autori", proponendo un tema per un panel in linea con il titolo del festival, dedicato a "Rischi e scelte fatali. L'Europa al bivio", oppure candidarsi come "speaker", segnalando i temi di proprio interesse e le proprie motivazioni.
Le candidature saranno valutate dal comitato scientifico, presieduto dal direttore de Il Sole 24 Ore, Fabio Tamburini. Sarà possibile inviare la propria candidatura fino al 15 aprile 2025, nella sezione dedicata del sito del Sole 24 Ore.
"Rischi e scelte fatali. L'Europa al bivio" è il titolo dell'edizione 2025.
«Un titolo, spiega l'organizzazione, che riflette i grandi cambiamenti che l’esito delle elezioni negli Stati Uniti produrrà sullo scacchiere internazionale, a partire dagli equilibri geopolitici e macroeconomici globali. Sono numerosi i rischi e le scelte che ci troveremo ad affrontare e che impatteranno sull’Europa: temi cruciali che il Festival dell’Economia di Trento affronterà con il contributo delle menti più brillanti del mondo economico, accademico e politico a livello nazionale e internazionale il maggio prossimo in una edizione speciale che festeggerà i 20 anni della manifestazione.
Con il nuovo titolo il Festival dell’Economia di Trento prosegue nell’impegno rivolto ad analizzare le sfide dettate da uno scenario mondiale caratterizzato da elevata complessità e incertezza proponendo soluzioni e chiavi di lettura.
Nel 2022, infatti, il tema “Dopo la pandemia, tra ordine e disordine” mirava ad approfondire i profondi effetti sociali, economici e politici della pandemia, mentre l’edizione 2023 intitolata “Il futuro del futuro. Le sfide di un mondo nuovo” si è impegnata a delineare l’impatto che le grandi trasformazioni tecnologiche e socio-economiche avranno sull’umanità.
Il ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha rappresentato una svolta storica, aprendo a scenari di grandi cambiamenti: il ritorno del potere degli Stati, la globalizzazione che difficilmente ritornerà almeno come l’abbiamo conosciuta, lo sviluppo del commercio internazionale che dovrà fare i conti con una nuova era di dazi e protezionismo. Altrettanto certa è la polarizzazione sempre più evidente tra Stati Uniti e Cina, con l’Europa sempre di più un vaso di coccio tra due vasi di ferro, costretta a fare i conti con la Germania in recessione, le difficoltà sempre più evidenti della Francia e la drammatica mancanza di leadership adeguate. Il tutto in uno scenario che vede la geopolitica imporsi come variabile determinante, con una sessantina di guerre in corso e le lacerazioni indotte dal conflitto in Ucraina e dalla carneficina in Medio Oriente. Per questo l’advisory board del Festival dell’Economia di Trento ha deciso come titolo della ventesima edizione il seguente: “Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio”.
Mai come in questa fase le certezze del passato hanno lasciato il posto a grandi interrogativi, resi inquietanti dal fatto che nell’era atomica perfino la casualità può far pagare dazio all’intera umanità. All’appuntamento i popoli arrivano nelle condizioni peggiori. Il tramonto delle ideologie ha lasciato un vuoto cosmico, le religioni hanno perso la presa oppure sono terreno fertile del peggior fanatismo, i social hanno vinto la battaglia della superficialità e perso l’occasione di rappresentare un allargamento della democrazia. In più si allunga l’ombra di un nuovo protagonista dai contorni ancora da chiarire: l’intelligenza artificiale, che ha le carte in regola per rappresentare una nuova rivoluzione, non soltanto industriale, la più importante di tutte.
Rischi fatali perché sono in gioco equilibri da cui dipende il futuro dell’uomo e tutto ciò senza livelli di consapevolezza e conoscenza adeguati. Ecco perché eventi come il Festival dell’Economia, che si terrà dal 22 al 25 maggio 2025, rappresentano una circostanza d’eccezione per porsi domande, confrontarsi, riflettere. L’Impero Romano dominava il mondo. Eppure, si è dissolto. Oggi il primato dell’Occidente viene messo in discussione e il pendolo oscilla verso Oriente, con l’India che ha superato la Cina per crescita demografica e sviluppo economico. L’America di Trump pensa soprattutto a sé stessa. L’Europa ha la pancia piena, è divisa, imballata dalla burocrazia, priva di leader adeguati e non riesce a contrastare l’inverno demografico mentre a un tiro di schioppo l’Africa, un continente giovane e ricco di materie prime, cerca di farsi strada andando al raddoppio della popolazione.
Per questo, in Europa come in Italia, è arrivato il tempo delle scelte. Anche in questo caso vale il proverbio non è mai troppo tardi.
Il nostro futuro, il futuro di tutti, è legato a scelte che devono essere fatte, che non sono scontate ma che possono essere l’inizio di una svolta. Forse la chiave di successo, e di speranza, è prima di tutto la riscoperta di un nuovo umanesimo, che rifiuti la guerra come strumento di soluzione dei conflitti, esattamente come è scritto nella Costituzione italiana. Rispetto degli altri e condivisione del valore primario della pace come premessa per uno sviluppo economico che permetta di ridurre le differenze tra chi è molto ricco e chi è molto povero, tra chi ha successo e chi non riesce a sopravvivere. Le vie da seguire sono lo sviluppo dell’economia e del fare impresa come antidoto alla decadenza, la produzione di energia da fonti rinnovabili e sostenibili, la parità di genere come obiettivo comune e strumento di mobilitazione di tutte le risorse disponibili.
Nonostante tutto se vengono fatte scelte adeguate può davvero nascere una età dell’oro perché, come amava ripetere Aldo Ravelli, per mezzo secolo protagonista della Borsa italiana d’altri tempi, “dopo il brutto viene il bello”, sui mercati finanziari come nella vita. A condizione che, passo dopo passo, venga imboccata la strada giusta nei tanti crocevia da attraversare. I fronti aperti su cui confrontarsi sono numerosi: i nuovi rapporti di forza tra i continenti, la montagna di debito pubblico che minaccia di travolgere gli Stati, nella medicina il pericolo di altre pandemie e la mina degli antibiotici sempre meno efficaci, i rebus dell’intelligenza artificiale e la richiesta di energia in quantità crescenti, il disastro climatico e la transizione verde. Per una volta mettendo al primo posto il ragionamento e non la rissa, l’argomentare e non il gridare, il cervello e non la forza. Tutti a Trento, anche per vivere giornate diverse e meno opprimenti. Anzi, più divertenti.
Nel 2024 con “Quo vadis? I dilemmi del nostro tempo” il Festival ha analizzato le grandi questioni che il nostro tempo ci pone, dall’acuirsi dei conflitti nel mondo al crescere di inflazione e debito pubblico, dal cambiamento climatico all’inverno demografico.
Il ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha rappresentato una svolta storica, aprendo a scenari di grandi cambiamenti: il ritorno del potere degli Stati, la globalizzazione che difficilmente ritornerà almeno come l’abbiamo conosciuta, lo sviluppo del commercio internazionale che dovrà fare i conti con una nuova era di dazi e protezionismo. Altrettanto certa è la polarizzazione sempre più evidente tra Stati Uniti e Cina, con l’Europa sempre di più un vaso di coccio tra due vasi di ferro, costretta a fare i conti con la Germania in recessione, le difficoltà sempre più evidenti della Francia e la drammatica mancanza di leadership adeguate. Il tutto in uno scenario che vede la geopolitica imporsi come variabile determinante, con una sessantina di guerre in corso e le lacerazioni indotte dal conflitto in Ucraina e dalla carneficina in Medio Oriente. Per questo l’advisory board del Festival dell’Economia di Trento ha deciso come titolo della ventesima edizione il seguente: “Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio”.
Mai come in questa fase le certezze del passato hanno lasciato il posto a grandi interrogativi, resi inquietanti dal fatto che nell’era atomica perfino la casualità può far pagare dazio all’intera umanità. All’appuntamento i popoli arrivano nelle condizioni peggiori. Il tramonto delle ideologie ha lasciato un vuoto cosmico, le religioni hanno perso la presa oppure sono terreno fertile del peggior fanatismo, i social hanno vinto la battaglia della superficialità e perso l’occasione di rappresentare un allargamento della democrazia. In più si allunga l’ombra di un nuovo protagonista dai contorni ancora da chiarire: l’intelligenza artificiale, che ha le carte in regola per rappresentare una nuova rivoluzione, non soltanto industriale, la più importante di tutte.
Rischi fatali perché sono in gioco equilibri da cui dipende il futuro dell’uomo e tutto ciò senza livelli di consapevolezza e conoscenza adeguati. Ecco perché eventi come il Festival dell’Economia, che si terrà dal 22 al 25 maggio 2025, rappresentano una circostanza d’eccezione per porsi domande, confrontarsi, riflettere. L’Impero Romano dominava il mondo. Eppure, si è dissolto. Oggi il primato dell’Occidente viene messo in discussione e il pendolo oscilla verso Oriente, con l’India che ha superato la Cina per crescita demografica e sviluppo economico. L’America di Trump pensa soprattutto a sé stessa. L’Europa ha la pancia piena, è divisa, imballata dalla burocrazia, priva di leader adeguati e non riesce a contrastare l’inverno demografico mentre a un tiro di schioppo l’Africa, un continente giovane e ricco di materie prime, cerca di farsi strada andando al raddoppio della popolazione.
Per questo, in Europa come in Italia, è arrivato il tempo delle scelte. Anche in questo caso vale il proverbio non è mai troppo tardi.
Il nostro futuro, il futuro di tutti, è legato a scelte che devono essere fatte, che non sono scontate ma che possono essere l’inizio di una svolta. Forse la chiave di successo, e di speranza, è prima di tutto la riscoperta di un nuovo umanesimo, che rifiuti la guerra come strumento di soluzione dei conflitti, esattamente come è scritto nella Costituzione italiana. Rispetto degli altri e condivisione del valore primario della pace come premessa per uno sviluppo economico che permetta di ridurre le differenze tra chi è molto ricco e chi è molto povero, tra chi ha successo e chi non riesce a sopravvivere. Le vie da seguire sono lo sviluppo dell’economia e del fare impresa come antidoto alla decadenza, la produzione di energia da fonti rinnovabili e sostenibili, la parità di genere come obiettivo comune e strumento di mobilitazione di tutte le risorse disponibili.
Nonostante tutto se vengono fatte scelte adeguate può davvero nascere una età dell’oro perché, come amava ripetere Aldo Ravelli, per mezzo secolo protagonista della Borsa italiana d’altri tempi, “dopo il brutto viene il bello”, sui mercati finanziari come nella vita. A condizione che, passo dopo passo, venga imboccata la strada giusta nei tanti crocevia da attraversare. I fronti aperti su cui confrontarsi sono numerosi: i nuovi rapporti di forza tra i continenti, la montagna di debito pubblico che minaccia di travolgere gli Stati, nella medicina il pericolo di altre pandemie e la mina degli antibiotici sempre meno efficaci, i rebus dell’intelligenza artificiale e la richiesta di energia in quantità crescenti, il disastro climatico e la transizione verde. Per una volta mettendo al primo posto il ragionamento e non la rissa, l’argomentare e non il gridare, il cervello e non la forza. Tutti a Trento, anche per vivere giornate diverse e meno opprimenti. Anzi, più divertenti».
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