Ferzan Ozpetek, siamo un popolo solo e una terra sola
(ANSA) - ROMA, 09 FEB - E' nato a Istanbul nel 1959 ma da 48 anni è in Italia, amatissimo regista e scrittore: Ferzan Ozpetek quando in Italia si parla di Turchia, specie per qualche tragedia, è il primo interlocutore. "Dopo 48 anni di Italia - dice all'ANSA il regista delle Fate Ignoranti - essere chiamato per questo mi ha fatto riflettere. Chi mi contatta non sa che qualsiasi cosa accada in Italia anche i turchi mi cercano per confortarmi o saperne di più, è successo per il terremoto dell'Aquila o all'inizio della pandemia quando dopo la Cina sembravamo l'unico paese contagiato: sono turco in Italia, italiano in Turchia. Penso invece che questa volta, come per altre disgrazie capitate, non ci siano nazioni: la Terra è di tutti, siamo un popolo solo, siamo una umanità sola. Questo cambio di visuale farebbe bene a tutti, ci farebbe sentire davvero fratelli senza steccati. Invece - osserva Ozpetek - secondo me riferirsi all''altro' è un modo per allontanare il problema e il dolore, passandolo a qualcun altro". Quanto agli aiuti Ozpetek li sta dando "come stanno facendo tutti perchè la solidarietà è una delle spinte umane più belle". Il suo spettacolo Ferzaneide, viaggio sentimentale attraverso il racconto dei suoi ricordi, con lui sul palco solo ad affabulare il pubblico sulla sua carriera artistica ma soprattutto sul suo potente sentimento per la vita, è ovunque sold out, comprese le tre date a Roma da domani all'Ambra Jovinelli e poi in quelle successive al Parenti di Milano. "Una parte degli incassi andrà a Ahbap, una piattaforma turca di cui mi fido", aggiunge il regista che qualche giorno fa ha lanciato un appello di solidarietà cui si sono aggiunti altri cineasti per sostenere l'associazione che mira a creare reti di cooperazione durature e si è subito messa in azione per il disastro del sisma per fornire riparo, cibo e forniture mediche. "Chi ha comprato i biglietti neppure lo sa, glielo racconterò io stesso nello spettacolo", dice il regista. Le azioni del governo turco? "Semi bloccare twitter è di una cattiveria rara, un accanimento, si adoperasse piuttosto a mandare aiuti in tutti i posti. E Assad in Siria? Come si può chiedere aiuto e dire che non andranno ai villaggi dei ribelli. Allucinante". (ANSA).