Fialdini, a Fame d'amore il buio dei nostri ragazzi
(ANSA) - ROMA, 05 NOV - "Le parole sono importanti. Non possiamo lasciare che tutto scivoli via come l'acqua". A parlare, sempre puntuale ed elegante, ma anche senza nascondersi mai dietro a un dito, è Francesca Fialdini. Il suo appello vale per una tematica importante come le donne, sulla quale sta tornando più volte nella "sua" domenica pomeriggio a base di "Da noi… a ruota libera", su Rai1 alle 17.20. E ancor di più quando si parla di ragazzi e di FAME D'AMORE, la pluripremiata docuserie in cui per tre edizioni ha raccontato i disturbi del comportamento alimentare e che ora torna, dal 7 novembre alle 23.15 su Rai3, allargando l'orizzonte anche a tutti quei problemi psichici che stanno registrando livelli mai visti tra i giovani. "Con il Covid tutto ciò che già bolliva in pentola è emerso con forza ancora maggiore", racconta la conduttrice all'ANSA. Un disagio "troppo grande e diffuso per essere ignorato", già solo a scorrere i numeri: oggi il 25 % dei ragazzi soffre di depressione e il 20,5 % di ansia. Mentre i casi di giovani che commettono atti di autolesionismo o che tentano il suicidio sono aumentati del 45%. "Numeri altissimi, che attraversano tutte le classi sociali. Con Andrea Casadio abbiamo deciso di andare a guardare cosa c'è dentro questa botola - spiega - Sono temi forti, sì. Ma il disagio-disturbo mentale all'estero è trattato molto, soprattutto nella televisione anglosassone, senza tabù ne' stigmatismi, ma con accoglienza. Ecco, forse adesso è arrivato il momento per fare un passo anche in Italia". Prodotto da Rai Approfondimenti in collaborazione con Ballandi, in otto puntate "Fame d'amore" è dunque entrato nelle comunità terapeutiche, per ascoltare le storie di chi tutti i giorni deve fare i conti con disturbi della personalità e del comportamento alimentare, con le dipendenze da droghe o farmaci e poi le forme di ritiro sociale come l'hikikomori o condizioni come l'incongruenza di genere (fino a ieri denominata disforia). "I ragazzi di questa stagione mi hanno fatto davvero capire che o ci impegniamo per le nuove generazioni o rischiamo di perdere anni e anni di tessuto sociale - prosegue la Fialdini - Ci sono storie come quelle di Francesca o di Sole, che vivono l'amore in maniera molto aperta, senza barriere, ma poi a scuola vengono insultate, prese di mira dai bulli. E allora, la sofferenza diventa tanta, troppa. Oppure, mi ha colpito molto Harold. Ha appena compiuto 18 anni e affronterà a breve il suo percorso di transizione. Ma dentro resta un dolore incredibile". Riecheggia invece ancora la definizione di "devianze" con cui molti di questi problemi sono stati definiti durante la campagna elettorale o le parole della "Ministra Rocella su quanto sia facile assumere ormoni. Non è così - prosegue la Fialdini - Soprattutto, torno alla questione delle parole: dobbiamo saper usare quelle giuste. In Fame d'amore ci facciamo aiutare da tre psicanalisti: Leonardo Mendolicchio, Santo Rullo e Sergio De Filippis. E poi c'è la frattura intergenerazionale. Tutti i ragazzi che ho incontrato mi hanno detto: io non riesco a parlare con i miei adulti. D'altro canto - riflette - non c'è partito che si sia impegnato davvero per loro, con un programma preciso in campagna elettorale. Si sono limitati a entrare nei loro social perché gli interessava il consenso". Ecco allora, aggiunge, che "non possiamo stupirci se poi i ragazzi sono convinti che a nessuno, soprattutto agli adulti, freghi nulla di loro. Quali sogni dovremmo avere, si dicono, se nessuno ci ascolta e il mondo va a gambe all'aria, dal clima alle guerre?". (ANSA).