Jasmine Trinca, sono cresciuta sulla Croisette
(ANSA) - ROMA, 18 MAG - "Sono cresciuta con Cannes. Il mio percorso è cominciato qui. Ho un ricordo enorme perché sono venuta qua con il mio primo film (LA STANZA DEL FIGLIO) nel 2001 e allora non conoscevo l'aspetto glamour della Croisette, una cosa che mi interessa ancora poco. Tra i ricordi c'è poi quello che la sala Lumiere mi sembrava enorme. Poi c'è stata LA MEGLIO GIOVENTÙ di Marco Tullio Giordana che vinse a Un Certain Regard. Adoro lo spirito di questo luogo". Parola di Jasmine Trinca durante la conferenza stampa della giuria del concorso del festival di cui fa parte con presidente Vincent Lindon, l'attrice e regista britannica Rebecca Hall, l'attrice indiana Deepika Padukone, l'attrice svedese Noomi Rapace, il regista iraniano Asghar Farhadi, il cineasta quello francese Ladj Ly, il regista americano Jeff Nichols e il regista norvegese Joachim Trier. E in una lunga conferenza stampa all'ombra della guerra in Ucraina si fa spazio anche la polemica che riguarda Farhadi per il presunto plagio di UN EROE. "Il mio film non è un plagio", ha ribadito a più riprese e con forza il regista iraniano. "Penso che la questione sarà senza dubbio chiarita. E mi dispiace che abbia creato così tanto malessere. Si tratta solo di cattiva informazione". Questo il retroscena. L'ex studentessa Azadeh Masihzadeh sostiene che il regista, dopo aver sviluppato il documentario All Winners, All Losers in un workshop cinematografico, avrebbe usato la premessa e molti dettagli specifici della trama come base per UN EROE, che ha debuttato a Cannes l'anno scorso e ha vinto il Grand Prix. Farhadi ha a sua volta denunciato l'ex studentessa, accusandola di diffamazione, ma la corte ha ritenuto in prima istanza "insufficienti" le prove a sostegno della sua tesi. Tra i molti interventi nel segno delle difficoltà e delle responsabilità per chi deve giudicare il cinema, ancora più forti in questi tempi difficili, molto bello e accorato quello del presidente Vincent Lindon: "Certo - ha detto l'attore francese - c'è un enorme responsabilità, ma io voglio essere solo un normale spettatore. O meglio, un bambino che guarda e vede quello che gli succede dentro. Che poi un film abbia temi sociali o meno, non è quello che farà la differenza". (ANSA).