Ornella Muti, io a Sanremo tra impegno e leggerezza
(ANSA) - ROMA, 27 GEN - A 14 anni è stata la 'Moglie più bella' di Damiani, poi ha incarnato l'emancipazione di Vincenzina in 'Romanzo popolare' di Monicelli, ha prestato il volto alla bellissima e dolente Cass, la prostituta di 'Storie di ordinaria follia' di Ferreri, e all'ammaliante Odette in Un amore di Swann di Schlöndorff, per citare solo alcuni ruoli interpretati in 50 anni di carriera e quasi 200 film con i più grandi registi. Senza dimenticare la passione per il teatro e l'impegno per l'ecosostenibilità e lo stile consapevole. Sguardo magnetico e fascino senza età, Ornella Muti ha accolto l'invito di Amadeus e sarà accanto a lui all'Ariston per la serata inaugurale del festival, martedì 1 febbraio. "Sono felicissima per tanti motivi: uno di questi è la possibilità di offrire un momento di svago in una fase di grande cupezza. Cerchiamo di non fare un Sanremo pesante, non ne abbiamo bisogno", dice all'ANSA l'attrice, 67 anni il prossimo 9 marzo, incoronata nel 1994 da Class come donna più bella del mondo. "Cosa farò? Non vorrei finire fucilata…", ride. "Porterò sicuramente i miei temi, il sostegno per il pianeta, il richiamo a ognuno di noi a fare uno sforzo per il futuro, per un'eredità sostenibile da lasciare ai nostri figli e nipoti. Dei rischi legati al clima, per esempio, si parla da tempo, ma passa sempre tutto in secondo piano. Ecco, mi piacerebbe toccare questi argomenti, ma con leggerezza", promette Ornella, che da ambasciatrice della bellezza italiana nel mondo è diventata paladina dell'ambiente. Top secret il look, che ha affidato allo stilista Francesco Scognamiglio. All'Ariston ci sarà anche un momento celebrativo della sua lunga storia d'amore con il cinema: dopo l'esordio con Damiano Damiani, l'hanno diretta tra gli altri Dino Risi, Mario Monicelli, Marco Ferreri, Ettore Scola, Citto Maselli, John Landis, Paolo Virzì, Francesca Archibugi, Woody Allen. "Ho avuto la fortuna di lavorare con autori e registi importanti: erano anche tempi diversi, i produttori giocavano sulla propria pelle e si assumevano tutti i rischi di un film, seguendolo poi come un bambino. Oggi è tutto più difficile". (ANSA).