Troppo allarmismo sul coronavirus
La lettera al direttore
Troppo allarmismo sul coronavirus
Egregio Direttore, non le nascondo la profonda delusione e l’altrettanto profonda rabbia che provo in questi giorni nei riguardi di tutte le varie testate di informazione, L’Adige compreso.
Non entrando nell’indiscusso compito di fare e dare informazione, direi che mai come in questi giorni dominati dall’effetto coronavirus, avreste dovuto fare e dare la giusta e responsabile informazione.
Certamente non sono qui ad affermare che il virus sia una questione di poco conto, tutt’altro, ma avete fatto a gara per cercare il titolo con più effetto, il titolo con il maggior tasso di panico così da imprimere al giornale quella forte dose di interesse, tale da permettere un maggior numero di copie vendute.
Credo che i media sappiano l’importanza del loro ruolo nei confronti dei cittadini e sappiano pertanto che il loro modo di informare influenza notevolmente gli umori dei rispettivi lettori; ebbene, di fronte alle istituzioni, di fronte a illustri esponenti del mondo della medicina che invitavano alla calma e ad affrontare la situazione con la giusta dose di preoccupazione, ma senza particolari allarmismi, non avreste dovuto responsabilmente allinearvi a questi indirizzi ed aiutare in questo senso la popolazione?
Il vostro è un continuo “bollettino di guerra”: aggiornamento in tempo reale dei contagiati, massimo risalto all’evolversi della situazione in termini tali da alimentare sempre più timori, avete fatto di tutto pur di aumentare la paura ed il panico per non parlare dei vostri continui post sulla pagina Facebook che stanno iniziando ad infastidire parecchie persone.
Non mi piace l’informazione che nasconde o di parte, ma non mi piace neppure l’informazione che a tutti i costi deve essere esagerata, mi piace l’informazione precisa e puntuale…chiedo troppo?
Paolo Trivarelli - Trento
Le sue parole mi feriscono
Così dicendo, lei rischia però di mettere tutto e tutti sullo stesso piano. La tv che fa dirette infinite dal buco della serratura con quella che approfondisce, i giornali che strumentalizzano o che sbagliano l’elenco dei morti con quelli che si sforzano di mantenere il necessario equilibrio di fronte - e questo è l’elemento chiave - ad un’emergenza che nessuno conosce fino in fondo, i politici che ne inventano una al giorno per dividersi in giorni nei quali servirebbe invece una grande unità e quelli che invitano alla serietà. Le sue parole dunque mi feriscono. Perché ogni giorno noi abbiamo cercato di fare informazione precisa, dando chiavi di lettura, sentendo esperti veri e non ciarlatani e raccontando come una terra ha gestito - al meglio, va detto - una situazione non facile. Fare informazione è altro rispetto a un bollettino di guerra. E glielo dico perché in questi anni mi sono trovato anche a pubblicare bollettini di guerra e a raccontare situazioni che comunque non sono paragonabili a quella che stiamo vivendo. Se qualche post sui social l’ha ferita o fatta arrabbiare, mi spiace. L’informazione in tempo reale a volte non consente di dare ad ogni parola la profondità necessaria, ma è importante proprio perché è in tempo reale e accanto a un lettore che ci segue ogni giorno in edicola ce n’è uno che ci segue di minuto in minuto. Sui commenti che ha trovato sotto qualche news, mi lasci dire che spesso non sono firmati da lettori attenti come lei, che legittimamente sollevano un problema: qualche leone da tastiera ha infatti ben altri intenti. Infine, un lettore non chiede mai troppo. È un cliente che va sempre ascoltato.
a.faustini@ladige.it