L'autonomia trentina si difende a Roma
La lettera al direttore
L’autonomia trentina si difende anche a Roma
Ho letto diversi interventi di personaggi noti sul tema dell’Autonomia. Tutti a ripetere che l’autonomia non è una condizione immutabile. E perciò una presente raccomandazione affinché l’azione politica si dimostri all’altezza del profilo che le è assegnato. Ritengo peraltro che non si tenga conto di un un importante fatto di salvaguardia dell’autonomia e cioè una rappresentanza autorevole trentina a livello romano. Se possiamo essere più che orgogliosi che il primo Presidente del Consiglio sia stato Degasperi, padre dell’Autonomia, non possiamo certo dimenticare il ruolo assunto successivamente da Flaminio Piccoli, segretario nazionale della Dc e ministro delle partecipazioni statali, da Giovanni Spagnolli, presidente del Senato, Bruno Kessler, Giorgio Postal, Luciano Azzolini e Mario Raffaelli, tutti a diverso titolo sottosegretari di stato. È stato anche per merito loro che l’Autonomia, a più riprese insidiata, è uscita indenne per 70 anni. Da oltre vent’anni manca a livello romano un rappresentante di spicco della classe politica trentina.
Renato Lochner
Non facciamo più gioco di squadra
Immagino che il sottosegretario alla presidenza del consiglio e già ministro, Riccardo Fraccaro, non gradisca molto questa lettera, così come l’attuale delegazione parlamentare. La verità, al di là del giudizio sempre soggettivo sui singoli parlamentari di ieri e di oggi, è che la “questione trentina”, in tutto simile alla “questione altoatesina”, non è più il pensiero principale della nostra delegazione parlamentare. Da tempo non vedo battaglie comuni per tutelare e rafforzare la nostra specialità, battaglie nate a Trento e portate avanti a Roma o viceversa (a parte qualche scaramuccia in commissione dei dodici). Si assiste quasi a uno scollamento, che nasce da lontano. Un tempo (e in Alto Adige è ancora così) era più stretto il rapporto fra le istituzioni e anche il rapporto fra eletti ed elettori. Oggi certe istanze sembrano passate di moda. Ed è pericoloso, perché io mi ostino a definire, con una provocazione, provvisoria la nostra autonomia. Di attacco in attacco, la nostra specialità rischia sempre più spesso d’essere considerata non come una conquista e come il riconoscimento di qualcosa di prezioso e antico (una forma d’autogoverno ormai millenaria), ma come un privilegio e in tal senso il sottosegretario Fraccaro non s’è ad esempio mai stracciato le vesti per difenderci a Roma. Mi sono anche chiesto: in questi giorni di tensione con il governo e con il ministro Boccia, il sottosegretario - che ha detto peraltro d’appoggiare il Trentino - quante volte ha parlato con il presidente della Provincia Fugatti? Il gioco di squadra d’un tempo (memorabile fu quello fra Piccoli e Kessler) sembra davvero lontano.
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