Taglio dei parlamentari, le ragioni del mio Sì
La lettera al Direttore: al referendum c'è chi vota sì
Taglio dei parlamentari, le ragioni del mio Sì
Scrivo queste righe a proposito del referendum che saremo chiamati a votare nei prossimi giorni. Io voterò Sì e qui spiego le mie ragioni.
Avere 1.000 rappresentanti in Parlamento o averne 600 non cambia assolutamente il livello di democrazia, ne la qualità della rappresentazione popolare. Né il costo globale della democrazia risente della differenza di rappresentanti. Quindi la ragione per la quale voterò Sì è un’altra e la spiego di seguito. I rappresentanti sono spesso accusati di essere assenti, di mancare alla votazioni, di lavorare poco, di essere fannulloni.
Questo la gente comune lo sa benissimo e lo percepisce con chiarezza. Quindi per avere una rappresentanza che lavoro poco e male, tanto vale averne di meno e spendere meno. Questa convinzione viene corroborata dalla difesa d’ufficio che molti politici stanno attuando, dove più spiegano e meno convincono.
Alvise Moschen - Levico Terme
Tagliare ha senso se c'è una riforma
In parte le ho risposto con il mio editoriale di oggi. Qui aggiungo qualche concetto. Tagliare può sempre essere utile e certamente i molti di noi che pensano che i politici siano dei fannulloni gioiranno di fronte a questa notizia. Ma tagliare - anche quando lo si fa nel bilancio di casa - non ha un senso in sé. Ha un senso se c’è una riforma, un progetto, un’idea diversa, un traguardo nuovo da raggiungere. Nello specifico, il superamento del bicameralismo poteva produrre risultati maggiori (Renzi fece un clamoroso errore trasformando quel referendum in un voto di fiducia o di sfiducia nei confronti del suo governo e della sua persona anziché in un ragionamento sul ruolo e sulla funzione dei due rami del Parlamento). Lei poi mi conferma nell’idea che si viva questo referendum quasi come una vendetta nei confronti dei politici (in senso lato), che vanno mandati a casa perché inutili, ma la cifra che si va a risparmiare non cambierà certo le sorti del Paese. Ogni parlamentare è poi utile alla democrazia. Introduciamo dei meccanismi per pagarlo in base a ciò che fa: basterebbe questo per evitare le troppe assenze in aula, dovute peraltro al fatto che spesso si convocano contestualmente le commissioni. Il lavoro di un parlamentare è facilmente misurabile.
Venendo alla sua ultima considerazione, le ricordo che i politici, in realtà, appoggiano praticamente tutti il sì, perché sanno che appoggiare il no sarebbe impopolare e perché preferiscono sintonizzarsi con il Paese anziché proporre al Paese una seria riforma elettorale e una altrettanto seria riforma del Parlamento. Aggiungo poi - senza tornare sui rischi che corre il nostro territorio, che ne uscirà comunque impoverito - che avere meno parlamentari sarà un modo per delegare ancor di più la scelta dei medesimi ai partiti. Ma ormai ci siamo convinti che il grande problema del Paese sia avere tutti questi parlamentari. E il referendum avrà dunque un esito scontato.
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