Troppa gente ignora ancora le regole
Ancora su restrizioni e norme Covid: un lettore ci scrive e si lamenta delle troppe trasgressioni. La risposta del Direttore.
Troppa gente ignora ancora le regole
Caro Direttore, credo che per l’inarrestabile diffusione del covid e per il peggioramento della pandemia con l’arrivo della seconda ondata si debba intervenire per fermare in qualche modo le troppe persone che non si attengono scrupolosamente alle misure adottate e raccomandate dalle autorità sanitarie e politiche. Si incrociano ancora troppe persone senza mascherina o con la mascherina non indossata correttamente e che non rispettano il prescritto distanziamento interpersonale. A quanto pare gli insistenti richiami delle autorità al senso di responsabilità dei cittadini rimangono inascoltati, visto il drammatico decorso della pandemia, con le sue impressionanti statistiche.
E capita purtroppo anche in questi giorni di vedere certi assembramenti (vietatissimi da quando imperversa la pandemia) soprattutto in caso di manifestazioni di piazza, fiere, mercati, feste e movide che, chissà per quale motivo, sembrano tollerati perché nessuno degli addetti ai controlli interviene per imporre il prescritto distanziamento di sicurezza (sarà forse per il timore di suscitare tumulti dalle conseguenze imprevedibili?). Sono convinto che se i tutori dell’ordine - che hanno anche il compito istituzionale di vigilare sull’osservanza delle leggi e di intervenire prontamente in caso di trasgressioni, ricorrendo all’occorrenza anche ad adeguate misure repressive - avessero a suo tempo intensificato i controlli e adottato subito provvedimenti più drastici e rigorosi per far osservare da tutti le misure anti-Covid, sicuramente non si sarebbe arrivati a questo drammatico collasso del Servizio Sanitario, stremato dalla logorante lotta contro il virus, e alla attuale preoccupante crisi economica. Sono anche persuaso che i migliori risultati per risolvere i problemi derivanti da situazioni di grave pericolo e allarme sociale si possono conseguire ispirandosi al principio «A mali estremi, estremi rimedi»; cioè, in caso di emergenze particolarmente gravi, bisogna adottare sempre misure altrettanto draconiane e dure. Aggiungo inoltre che, a mio avviso, tutti quelli che non si arrendono all’evidenza, minimizzando la gravità di questa pandemia o ostinandosi addirittura a negare l’esistenza del virus (negazionisti, no-vax e compagnia bella) non dovrebbero avere il diritto di fruire dell’assistenza del SSN - ricovero ospedaliero, terapie, riabilitazione ecc. - se si ammalano di Covid-19 (il perché mi pare ovvio). Adesso, come ultima ancora di salvezza, sì ricorre alla “tolleranza zero”, sperando in un improbabile miracolo. Ma forse è già troppo tardi per invertire la rotta e ritornare a una quasi-normalità, grazie all’affrettato ed eccessivo allentamento delle restrizioni adottato dopo il lockdown della scorsa primavera; e qui un esamino di coscienza dovrebbero farselo i politici che hanno sottovalutato la pericolosità del maledetto virus e confuso non poco i cittadini con le loro ordinanze (non sempre sufficientemente chiare) emanate a cadenze quasi giornaliera.
Alfred Eccher
Troppe norme, fanno tanta confusione
Devo dirle che da una parte sono convinto che le forze dell’ordine abbiano fatto bene ad essere attente e, contestualmente (salvo situazioni clamorose), tolleranti. Dall’altra, è vero: troppi dpcm, troppe ordinanze, troppa confusione e troppi spazi per interpretare le norme e di fatto per cercare di aggirarle. Si sa, noi italiani siamo così: amiamo le regole se a rispettarle sono gli altri. Speravo che tutti noi (intesi come società) dessimo prova di ben altra maturità e attenzione, in un contesto drammatico come questo. Infine: già una volta sono stato crocifisso per aver detto che capisco (che è diverso dal dare ragione) chi dice che bisognerebbe valutare se curare chi nega il virus. La Costituzione, giustamente, garantisce a tutti uguali diritti (anche in fatto di cura). Ed è giusto così: però i negazionisti potrebbero almeno chiedere scusa, se non altro a chi li cura.
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